Raoul Bova insonne, la "notte vivace": «Mi alzo e svuoto il frigorifero»

Raoul Bova (Instagram)
Raoul Bova (Instagram)
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 19:50

Raoul Bova vive “notti vivaci”, in cui non riesce a dormire e passa il tempo leggendo, scrivendo e, come succede a molti, svuotando il frigorifero. Abbuffate notturne per Raoul Bova, tra l’altro recentemente molto dimagrito e diventato scrittore con il suo primo libro, “Le regole dell'acqua, il nuoto e la vita”.

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La notte Raoul Bova a volte fatica ad addormentarsi: “Ci sono periodi e periodi, di solito la mia notte è vivace – ha spiegato in un’intervista a “I Lunatici”, sulle frequenze di Rai Radio2 - provo ad andare a dormire ma poi mi sveglio inevitabilmente, a volte penso, a volte scrivo, a volte mangio e svuoto il frigorifero. E' una cosa bellissima, perché la notte poi ti genera il mangiare vorace, l'istinto, però in linea di massima cerco poi di tornare a dormire una volta mangiato e proseguire fino alle sei, le sette del mattino”.

Anche il suo libro, “Le regole dell'acqua, il nuoto e la vita” è un po’ figlio della notte: “E' un libro nato molto di notte, scritto anche di sera tardi, il momento in cui i pensieri di assalgono, le riflessioni ti vengono, ti senti solo, escono fuori considerazioni che altro non sono che desiderio di esprimersi, comunicare, condividere (…) E' il parallelismo della vita di tutti i giorni, quella virata sbagliata che ho fatto io è quella che forse abbiamo fatto tutti quanti nella nostra vita.

Il libro può sembrare autobiografico, ma ho scelto metafore e parallelismi in cui tutti possiamo ritrovarci. Ho avuto una virata sbagliata, qualcuno ha ricevuto una porta chiusa in faccia. Ma da una porta chiusa in faccia poi si possono aprire orizzonti. E a me si è aperto l'orizzonte della recitazione”.

E la scelta di diventare attore non è stata subito accettata di buon grado dalla famiglia: “Inizialmente era una cosa futile, non concreta, ai miei tempi era importante il pezzo di carta, il posto fisso, il diploma, l'università, andare in giro con un titolo di studio ti dava importanza. Invece l'attore era l'emblema dell'instabilità, ci sono carriere che iniziano e finiscono con un film solo. Mia mamma mi chiese di continuare a studiare. Facevo l'attore come hobby. Facevo il mio Isef e il cinema come secondo lavoro”.

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