«Speriamo che ci sia la possibilità di vedere il film su grande schermo perché tutti noi abbiamo lavorato per quello, ma per ora la priorità è la sicurezza». È cosi che Pete Docter, regista di Soul, il film Disney-Pixar che ieri ha aperto la 15/a Festa del Cinema di Roma, ha risposto a chi gli chiedeva se ci fosse speranza di vederlo anche al cinema, prima o poi, oltre che in streaming su Disney+ a Natale, come annunciato – tra le polemiche - giorni fa.
In effetti meriterebbe assolutamente la visione in sala quest’opera di animazione che – come nella migliore tradizione dei capolavori Pixar – combina lo stato dell’arte della ricerca visiva con una narrazione profonda e intelligente, capace di far arrivare forte e chiaro il messaggio ai più piccoli e di entusiasmare i più grandi con la sua raffinatezza.
Ma mentre corre esaltato verso il suo exploit cade in un tombino e precipita nella dimensione sospesa dell’Ante-mondo, dove alle mini-anime appena create viene assegnata una personalità prima di arrivare sulla terra. La sua missione sarà di convincere “22”, finalmente, a buttarsi e vivere, ma lui stesso compirà un viaggio dentro di sé. “L’idea mi è venuta osservando mio figlio, ora ventitreenne: quando è nato aveva già una personalità e mi sono chiesto da dove arrivasse”, ha detto Docter, che a Roma ha anche ricevuto il Premio alla Carriera (nella foto) e partecipato a un “Incontro Ravvicinato” on-air.
Oscillando tra una seducente New York e uno spazio cosmico astratto abitato da mentori e anime neonate in cerca di carattere, cullato dal jazz di Jon Batiste e dalle musiche di Trent Raznor e Atticus Ross (Nine Inch Nails), Soul trascina tutti a farsi la grande domanda: perché sono qui? “Il mio film precedente Inside Out era stato così ben accolto che dopo il grande successo mi sono fermato e ho pensato: e adesso? - ha raccontato Docter – Allora mi sono chiesto quale fosse il modo migliore di usare il mio tempo, se stessi vivendo la mia vita degnamente. Questo è il cuore di Soul”.