La Macchinazione, la morte di Pasolini con Libero
De Rienzo: "Sempre sul set se il film è necessario"

La Macchinazione, la morte di Pasolini con Libero De Rienzo: "Sempre sul set se il film è necessario"
di Michela Greco
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Lunedì 12 Ottobre 2015, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 10:35
ROMA - «Sono un apolide, sono nato a Napoli, ma ho vissuto a Roma, Parigi, Amsterdam. Sto dove trovo situazioni che mi permettono di fare cose belle, e Procida è uno di questi luoghi».





Libero di nome e di fatto, impossibile da etichettare, idealista e indomito, Libero De Rienzo è reduce dal successo del numero zero di Arthetica, festival (di cui è organizzatore) che ha portato il cinema nel cortile dell'ex penitenziario di Procida, “usando le brande dell'infermeria, gli sgabelli di lavoro e tutto ciò che c'era in quel luogo di dolore, ma portandoci socialità e bellezza”. L'attore trentasettene, tra i protagonisti di Smetto quando voglio, sarà presto al cinema nel film sulla morte di Pasolini, La macchinazione.



Cosa la legava a Procida prima di questo festival?

«Mia moglie ha radici sull'isola e io ci venivo in vacanza da piccolo. Ora abbiamo una casetta lì, e ci passiamo un po' di tempo quando possiamo».



Tempo fa aveva detto che non le piaceva fare l'attore, Procida è la sua alternativa?

«Non è che non mi piaccia, ma penso sia un mestiere da privilegiati e preferisco farlo con discrezione. Stare sul set e fare cinema, però, è una droga a cui non voglio rinunciare, soprattutto se si riescono a fare film necessari».



Dopo Sangue tornerà anche a fare il regista?

«Sì, ma preferisco non parlarne per scaramanzia».



Ha pronti due nuovi film: Zio Gaetano è morto di Antonio Manzini e La macchinazione di David Grieco

«Antonio è un genietto, spero che il suo film esca presto. Quello di Grieco è un lavoro a cui tengo molto: mostra finalmente una forma di verità molto verosimile sulla morte di Pasolini. Il mio è un ruolo cruciale, e il mio personaggio non è tra i buoni».
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