Futura, l'inchiesta italiana in 16mm di Rohrwacher, Marcello, Muzi: «Alla scoperta della generazione Zeta»

Futura, l'inchiesta italiana in 16mm di Rohrwacher, Marcello, Muzi: «Alla scoperta della generazione Zeta»
Futura, l'inchiesta italiana in 16mm di Rohrwacher, Marcello, Muzi: «Alla scoperta della generazione Zeta»
di Michela Greco
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Martedì 13 Luglio 2021, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 12:14

CANNES - “È un paradosso: abbiamo deciso di imbarcarci in un film collettivo e dopo un mese ci è stato detto 'non potete stare insieme'”. Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alba Rohrwacher, tre tra gli autori più convincenti del nostro cinema, raccontano la frustrazione del congelamento dovuto alla pandemia ma anche la possibilità di cogliere una sfida della nostra contemporaneità confrontandosi all'improvviso con un mondo in mascherina quando parlano, a Cannes, del loro Futura.

Un progetto condiviso partito a inizio 2020 – e presentato ora nella sezione Quinzaine des Réalisateurs – per “smontare la figura del regista individuo e mettersi al servizio dei giovani”, dice Marcello (Martin Eden, La bocca del lupo). Mettendo per un po' tra parentesi i loro progetti, i tre hanno voluto dare la parola alla generazione di ragazzi nata dopo il 2000 e interrogarla sul loro futuro.

Da Napoli a Roma, alle province di Grosseto, Terni e Palermo (col suo quartiere di Danisinni), le risposte dei ragazzi della Gen Z – registrate in pellicola 16mm per smarcarsi dall'overdose di immagini digitali - sanno troppo spesso di paura e rassegnazione, del pensiero nefasto che “nessuno che sia cresciuto in Italia può cambiarla”.

Sulle orme delle inchieste tv di Soldati e Comencini, Rohrwacher, Munzi e Marcello descrivono un affresco in chiaroscuro.

“Questi ragazzi sono più liberi dai condizionamenti dualistici di noi che siamo cresciuti in un mondo diviso in due, vedono sfumature che io non so percepire, ma si confrontano con l'idea della fine del mondo. Ci troviamo davanti il buio, loro portano la luce”, riflette Rohrwacher, che nel 2022 dirigerà la sua prima serie tv, Ci sarà una volta. “Dopo questo viaggio guardo mio figlio con occhi diversi – ammette poi Munzi, autore di Saimir e Anime nere – Ho capito che spesso sono stigmatizzati perché non partecipano, ma la verità è che hanno grande libertà solo in teoria, mentre in pratica hanno difficoltà a immaginare un futuro. Vivono in un presente connesso, ma chiuso”.

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