Tutti colpevoli. Giallini & C. nella "Villetta con ospiti": «Sveliamo il lato oscuro del Nord-Est»

Tutti colpevoli. Giallini & C. nella "Villetta con ospiti": «Sveliamo il lato oscuro del Nord-Est»
di Michela Greco
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Martedì 21 Gennaio 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 08:27

Un uomo di successo (Marco Giallini) che amministra l’azienda vinicola della famiglia di sua moglie (Michela Cescon), donna alto-borghese che si svaga con la beneficenza, ha una strana ossessione per il parroco (Vinicio Marchioni) e fatica a capire la figlia adolescente (Monica Billiani). Un ortopedico di fiducia (Bebo Storti), un poliziotto ambiguo (Massimiliano Gallo), la domestica rumena (Cristina Flutur, miglior attrice a Cannes nel 2012 per "Oltre le colline") e suo figlio (Ioan Tiberiu Dobrica). Tutti aggrovigliati nelle dinamiche di una cittadina del Nord-Est in cui le azioni di ciascuno ricadono su tutti gli altri, nella contiguità tipica della provincia. Nelle 24 ore in cui è racchiuso il racconto, la situazione esplode e la pistola che compare nei primi minuti, nella notte, ineluttabilmente, spara. In "Villetta con ospiti" (al cinema dal 30 gennaio) Ivano De Matteo torna a illuminare il lato oscuro della famiglia borghese (dopo I nostri ragazzi e La bella gente) e ci dice che nessuno può considerarsi assolto

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«In tutti i miei film, con la mia co-sceneggiatrice e compagna di vita Valentina Ferlan, partiamo dall’idea di famiglia, in questo caso intesa anche come comunità, e ogni volta chiamiamo in causa per primi noi stessi chiedendoci cosa faremmo se ci trovassimo in quella situazione. Io non metterei la mano sul fuoco nemmeno sul comportamento mio o di mio figlio: è bravissimo ma non è impossibile che, come ne "I nostri ragazzi", si ubriachi e uccida qualcuno a calci».

«Amiamo i personaggi pieni di punti interrogativi – aggiunge Ferlan – Quelli che vivono in bilico e potrebbero fare una cosa o il suo opposto. Abbiamo scelto di ambientare la storia nel Nord-Est perché sarebbe più semplice e meno preoccupante se tutto ciò avvenisse in un ambiente disagiato, dove non ci sono i mezzi per fare le scelte giuste». I personaggi di questa storia, invece, gli strumenti li hanno, ma hanno anche delle caratteristiche che associano ognuno di loro a un peccato capitale. L’accidia per Michela Cescon (unica assente alla conferenza stampa perché impegnata sul set del suo primo film da regista), la gola per Storti, la lussuria per il prete, ad esempio.

«Per me il vizio più grave nel nostro paese oggi è l’intolleranza – dice Gallo – Il film parla anche di questo e dei discorsi da bar che si sentono in giro. Il personaggio della domestica rumena, poi, è come se fosse invisibile: è la più debole e non ha possibilità di ottenere giustizia». «Attenzione però - avverte De Matteo - I nostri film sono affreschi, mai giudizi. Anche perché i primi imputati saremmo noi».
 

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