Mazzamauro: «Picchiata sul set di “Poveri ma ricchi”, ma sono stata zitta per la paura»

Mazzamauro: «Picchiata sul set di “Poveri ma ricchi”, ma sono stata zitta per la paura»
di Carla Massi
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Domenica 17 Dicembre 2017, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 13:42
Ha osato indossare i panni di Cyrano de Bergerac trasformandolo in donna sul palcoscenico. È stata la signorina Anna Silvani, la collega vamp di cui Fantozzi era perdutamente innamorato, la protagonista disperata di La voce umana di Cocteau, l'impiegato frustrato del Diario di un pazzo di Gogol rivisto e adattato per lei, ha raccontato Anna Magnani, ha indossato tante maschere, ha detto apertamente di essere politicamente un'agnostica. Con Divina di Jean Robert-Charrier ha appena fatto tre giorni di pienone al Teatro Tor Bella Monaca di Roma. «È stata una gioia infinita che mi ha regalato la mia città. Purtroppo tanti non hanno potuto vedere lo spettacolo. Ma tornerò lì, un contatto umano straordinario. E di questi tempi è raro».

A che cosa si riferisce?
«Prima di tutto dobbiamo darci del tu. Il tu permette di aprirsi e parlarsi meglio. Io sono abituata così, se decido di raccontarmi»

Va bene, a che cosa ti riferisci?
«Si fa fatica oggi a confrontarsi con il mondo esterno. Ma non dò giudizi, non metto all'indice nessuno anche se alla mia età posso permettermi tutto. Va detto, però, che è complicato aprire le braccia al mondo. E capirlo. Come è complicato schivare le etichette, anche politiche, e i processi mediatici che ormai si sostituiscono a quelli veri».

Interpreti la parte di nonna Nicoletta sia nel film dell'anno scorso Poveri ma ricchi che in quello di quest'anno Poveri ma ricchissimi diretti da Fausto Brizzi. Pensi alle ultime vicende accadute al regista?
«Anche. Io sto dalla parte del signor Brizzi, sì scrivi pure signor Brizzi, della signora Claudia Zanella la moglie e della loro bambina che un giorno sarà la signorina Penelope Nina. Perché un processo non c'è stato e le accuse sono finite in un silenzio assordante. E, adesso, non pensi alla battuta che viene in mente a tutti».

Scusa, ma qual è la battuta?
«Molti dicono che io difendo Brizzi perché, ovviamente, data la mia atipicità, non mi ha mai molestata. Mi tocca sentire anche questa. In realtà, come ripeto, non tiro in ballo giudizi morali dal momento che non mi interessano e non mi appartengono».

Allora perché ti senti accanto a lui?
«Perché ho letto i suoi libri e, più della parola, è la scrittura a rivelare una persona. Perché l'ho visto lavorare. Perché non condanno lontano dal tribunale».

Molte ragazze hanno detto altro. A te è mai capitato di essere stata molestata o ricattata per una parte?
«Ho sempre fatto in modo che queste situazioni non mi accadessero. Anche quando ero ragazza e volevo fare questo lavoro a tutti i costi. Per giorni e giorni, mattina e pomeriggio, mi misi davanti alla sede del Piccolo di Milano per aspettare di parlare con Strehler. Ancora la sera, prima di addormentarmi, mi ringrazio per il successo che ho raggiunto da sola».

Se ti fosse accaduto saresti stata zitta o avresti parlato?
«Quando ho subìto una violenza, meglio dire quando sono stata picchiata sul set, sono stata zitta. Per paura. Capisco il terrore che una donna può provare. Sì, anche io che sembro sempre così forte e spavalda».

Picchiata sul set, da chi? Quando?
«Poco più di un anno fa. Ero sul set di Poveri ma ricchi. Stavamo girando e io sarei dovuta entrare in scena mentre gli altri erano tutti insieme ad esultare. Chiesi a Brizzi quale sarebbe stato il mio momento. Mi rispose che, stando dietro la porta, l'avrei capito da sola. Così, tranquillamente mi misi ad aspettare».

Sospettavi qualcosa?
«Nulla. Una volta entrata in scena ho detto la mia battuta. Si è sovrapposta a quella di un attore. Che, senza dire nulla, mi ha strattonata e picchiata sull'orecchio. Mi è stato lacerato il menisco dell'orecchio e, da allora, quando sono in casa e non devo recitare sono costretta a portare il bite, una sorta di apparecchio in bocca».

Un attore ti ha picchiata mentre stavano riprendendo la scena? Quindi è tutto registrato?
«Esatto. È stato rivisto tutto. Brizzi mi è stato molto vicino. I rappresentanti della produzione mi hanno pregato di non far uscire la notizia per non danneggiare il film. Ero umiliata e triste. Sono andata all'ospedale. Mi è stato chiesto dal medico e dall'agente di denunciare ma, ho preferito tacere. E la stessa produzione che, adesso, si erge a moralista nei confronti di un autore al quale legalmente non è stato riconosciuto alcun peccato. Quando sono stata picchiata e ho mandato una civilissima ed educatissima lettera per mettere la produzione al corrente di quello che era accaduto non ho ricevuto neppure una telefonata».

Non hai parlato per paura? Tu un'attrice così affermata, una donna, diciamo, grande?
«Lo devo confessare, è chiaro. Una parte di me ha preferito ritirarsi. Quasi vergognarsi. Non riesco a perdonarmi. Alla fine delle riprese lui è venuto da me per ripetere che non ce l'aveva con me, che gli dovevo credere. E, se non gli avessi creduto, avrebbe mandato amici suoi a convincermi».

Ma poi hai accettato di fare il seguito di Poveri ma ricchi con lo stesso cast? Come mai?
«Brizzi mi ha pregato, ne abbiamo parlato a lungo nel suo famigerato loft. Ho chiesto che il mio nome diventasse più grande sui manifesti e ho preteso un aumento. Credevo mi dicessero di no. E invece mi hanno detto sì. Il lavoro è lavoro, ho accettato. Ma ho fatto male. È stato difficile tornare sul set e lavorare con quell'attore con il quale non ho più scambiato una parola. Ho sempre pianto durante le riprese. Per fortuna Christian mi consolava».

Christian De Sica ti consolava?
«Con lui parlavo come stessi in un salotto buono. Mi raccontava tanti aneddoti, è sempre stato accanto a me in quei giorni. Un grande artista. In cui facevo una macchietta, quella della nonna che dice solo tante parolacce».

Ma fa ridere.
«E questo non basta. Non può bastare. D'altronde io, con il cinema, non vado troppo d'accordo. Il mio posto è il teatro. A gennaio torno con il mio Nuda e Cruda».

Sul palco porta le donne e trasforma, come ha fatto in Cyrano, i maschi in femmine. In quante di queste c'è Anna Mazzamauro?
«Io sono una narratrice di storie. Di racconti e sentimenti di esseri umani. Per questo nei miei personaggi si riconoscono sia gli uomini che le donne. A volte mi sembra di interpretare Anna, altre volte la Mazzamauro. Sempre la mia atipicità in ogni tempesta».

Ripeti atipicità.
«Ripeto, atipicità verso tutti i sentimenti. Il mio amore per mia figlia, quello per l'uomo che dieci anni fa è scomparso ed ha lasciato un grande vuoto. Da allora, sempre sola».
Sei sempre stata così atipica?
«Sempre. I miei genitori mi hanno mandato dalle suore tedesche, inglesi e italiane per mettermi in riga. Ma non ci sono mai riuscite. Ed eccomi qui. Felice di essere così. Ancora più schietta di qualche anno fa».

A proposito di schiettezza, hai detto che hai apprezzato Paolo Villaggio sul set ma non siete mai stati amici. Perché?
«Si può essere grandi nel proprio lavoro ma poi, nel privato, avere caratteristiche così diverse da non andare d'accordo. devo dire di più? Quello che sentivo l'ho scritto all'indomani della sua scomparsa: È morta anche la mia giovinezza. Fantozzi è stato l'unico uomo che mi abbia veramente amato. Anna Silvani. Mi sono spiegata?».
 
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