Beppe Fiorello: «Qui solo se scompari si accorgono di te»

Beppe Fiorello: «Qui solo se scompari si accorgono di te»
di Ilaria MARINACI
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Venerdì 6 Ottobre 2017, 20:11
«L’idea di questo film è partita dalla Puglia». 
Beppe Fiorello non ha esitazioni quando ripercorre la singolare storia che ha portato a “Chi m’ha visto”, il film che ha interpretato ma anche scritto e prodotto, uscito la settimana scorsa, interamente girato a Ginosa e già in cima alle classifiche dei più visti nelle sale. Accanto a lui un inedito e spassoso Pierfrancesco Favino e il resto del cast – diretto da Alessandro Pondi, al suo esordio come regista – in cui spiccano Mariela Garriga, Dino Abbrescia, Sabrina Impacciatore e una sfilza di cammei di star della musica leggera italiana, da Gianni Morandi a Giuliano Sangiorgi.

Cosa significa che l’idea è partita dalla Puglia?

«Tutto è cominciato qui, quando, tempo fa, incontrai per caso un musicista pugliese che mi disse di avere scritto una storia e che gli sarebbe piaciuto svilupparla insieme a me. Mi ha spiegato di voler raccontare il mondo del talento che non ce la fa, delle persone valide che non riescono sempre a trovare spazio».

Chi era questo musicista? 

«Si chiama Martino De Cesare ed è un bravissimo chitarrista che, conoscendo bene il mondo della musica, voleva fosse trattato, appunto, il tema del talento che non riesce a emergere per vari fattori. Noi abbiamo messo sotto forma di commedia questa tematica così delicata e interessante sulle orme di quello che ha sempre fatto la commedia all’italiana dai tempi di Mario Monicelli, Dino Risi e tanti altri, che prendevano spunti dalla società e li portavano sul grande schermo. È una bella storia, molto divertente, che sta piacendo al pubblico e sta riscuotendo critiche positive proprio perché trattiamo una tematica sociale come l’esserci, l’apparire, il talento e cosa di tutto questo vale di più, ma lo facciamo con grande leggerezza e mettendoci in gioco. Venire a vederlo al cinema significa passare una bella serata di popcorn e risate. Mi piace l’immagine delle persone che al cinema si gode un paio d’ore di spensieratezza e relax». 

Lei che rapporto ha con i social network?

«Cerco di mantenerlo professionale e poco personale, finché posso. C’è questa tendenza a volere e dovere dire sempre più cose di sé e della propria vita privata. Mi sembra che stiamo andando verso una deriva dove tutti vogliono apparire, se non posti è come se tu non esistessi, mentre pubblicare foto di te e della tua famiglia ti rende visibile e ti senti presente in questo mondo. Io sono per avere un approccio più sereno e tranquillo a tutto questo, per godersi la vita e le persone reali e tornare ai rapporti autentici. In questo film abbiamo raccontato questo tema moderno senza voler dare lezioni a nessuno ma con grande leggerezza». 

Nel film la musica è centrale, tanto che avete coinvolto molti cantanti famosi, fra cui anche i nostri Giuliano Sangiorgi e Emma.

«La musica è centrale quanto l’ambientazione in Puglia, visto che abbiamo girato a Ginosa. Ci siamo divertiti, poi, a immaginarci nel Guinness dei Primati perché credo che sia uno dei film che vanta più cammeo nella storia del cinema italiano. Forse, lo dico sorridendo, potremmo persino aver battuto “Baaria” di Giuseppe Tornatore che aveva decine di partecipazioni straordinarie. Tante star della musica italiana si sono prestate al gioco facendo un appello per la ricerca di Martino, da Jovanotti a Gianni Morandi, da Emma a Giuliano Sangiorgi». 

Che rapporto ha con la musica? Lei suona?

«Solo per lavoro. Nella fiction su Domenico Modugno, suonai io le canzoni che dovevo cantare e anche in questo film mi sono limitato a imparare quelli che dovevo suonare. Per il resto, non ho un rapporto quotidiano con la chitarra». 

Lasciando il cinema e parlando di tv, ci può dire qualcosa del suo prossimo progetto? È vero che sarà dedicato al sindaco calabrese di Riace, Domenico Lucano, famoso per il suo impegno a favore dell’accoglienza dei migranti?

«Di questo progetto posso dire poco, perché siamo ancora in fase di montaggio e non sappiamo la data di uscita, presumibilmente nel mese di febbraio su Raiuno. È un film tv in un’unica puntata, s’intitola “Tutto il mondo è paese” ed è stato girato interamente a Riace, dove è avvenuta questa storia. Per raccontarla ci siamo liberamente ispirati alla figura di questo sindaco straordinario, conosciuto in tutto il mondo ma poco in Italia. Come sempre, nel nostro paese, ignoriamo le eccellenze come Lucano e ci concentriamo su ben altro».

Cosa la spinge ad accettare di interpretare un personaggio? 

«Un’unica cosa: devo trovare un’emozione. Per esempio, nel personaggio di Martino, l’ho trovata ed era forte e chiara. Le risate di questo film, fra l’altro, sono nelle mani e nella recitazione di Pierfrancesco Favino, che in un ruolo inedito per lui ha stupito critica e pubblico con la sua comicità. Sono onorato di averlo al mio fianco nel film. Siamo amici nella vita ma non ci eravamo ancora incrociati sul set. Così ho realizzato un altro desiderio che inseguo da molti anni». 

Con il dialetto pugliese come ve la siete cavata? 

«Il film è girato in pugliese da attori non pugliesi purosangue, nonostante Favino abbia se non erro i genitori originari di quelle parti e io sia praticamente pugliese d’adozione perché ho la cittadinanza onoraria di Polignano a Mare (per l’interpretazione di Modugno nella miniserie di Raiuno, ndr), di cui vado molto fiero. È bello per un attore cimentarsi con un dialetto diverso dal proprio, altrimenti saremmo tutti macchiette che interpretano solo la propria cadenza. In questo film si sentirà un pugliese più calibrato, mentre in “Galantuomini” di Edoardo Winspeare, dove ho recitato nel 2008, il dialetto salentino mi venne molto più facile perché assomiglia parecchio al dialetto siciliano. Mi sentivo praticamente a casa». 
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