Esce “Contatto”, il nuovo album dei Negramaro. La genesi, i brani, le emozioni, Sangiorgi racconta: «Ho avuto paura, questo disco è una culla di pace»

Esce “Contatto”, il nuovo album dei Negramaro. La genesi, i brani, le emozioni, Sangiorgi racconta: «Ho avuto paura, questo disco è una culla di pace»
di Ilaria MARINACI
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Giovedì 12 Novembre 2020, 16:57 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 13:00

A tre anni di distanza da “Amore che torni”, esce domani “Contatto” (SugarMusic), il nuovo album di inediti dei Negramaro, che stasera presenteranno alle 20 in streaming con uno showcase ipertecnologico con la realtà aumentata. Un disco nato in “smart recording”, così lo definisce la band, ma scritto da Giuliano Sangiorgi prima della pandemia, fatta eccezione per un solo brano, “La terra di nessuno”. «Me lo hanno ispirato – racconta il cantautore salentino – le strade deserte che abbiamo visto dai balconi, durante il lockdown, che non erano terre di nessuno ma di tutti e noi abbiamo la responsabilità di ripopolarle, magari con due figure quasi evangeliche come Anna e Marco di Lucio Dalla, due novelli Adamo ed Eva simboli di diversità, di periferia, di voglia di cambiare il mondo». 


Prodotto per la prima volta da Andro («è come se i miei amici-fratelli mi avessero affidato le chiavi del nostro furgoncino») e orchestrato nello studio romano di Ennio Morricone con i suoi musicisti, “Contatto” è composto da 12 tracce: “Noi resteremo in piedi”, “Mandiamo via l’inverno”, “Non è vero niente” feat. Madame, “Devi solo ballare”, “Come non fosse successo mai niente”, “E se domani ti portassi al mare”, “Scegli me”, “Contatto”, “Non è mai per sempre”, “La cura del tempo”, “La terra di nessuno” e “Dalle mie parti”.


La scelta della titletrack è maturata nei mesi del lockdown, mentre ognuno registrava da casa propria, «perché contatto, in quel momento, era la parola più sognata da tutti – sottolinea Sangiorgi – e anche tra di noi». 
Nel raccontare la genesi del disco, in collegamento streaming con la stampa, Giuliano ha rivelato un episodio molto intimo, seguito al tour fatto senza il chitarrista Lele Spedicato, ancora in riabilitazione dopo il problema di salute che lo aveva colpito a settembre del 2018. «Abbiamo fatto quel tour quando nessuno avrebbe resistito – confessa il cantante – perché quello era il posto dove Lele doveva tornare. Quando è finito, ho avuto paura di avere un problema di salute molto più grande di quello che poi si è rivelato, il mio corpo aveva risentito troppo dello stress. A un certo punto, Ilaria, la mia compagna, mi ha incoraggiato a tornare in studio e a fare quello che dovevo e così ho scritto “Noi resteremo in piedi”, che è nata come una “stand up song”. Le canzoni sono le tane dove andiamo a nasconderci ma che ci fanno anche restare in piedi.

L’istinto è quello di tirarsi via con una canzone da stati emotivi che potrebbero imprigionarti e non farti sognare più. Poi, nel brano, abbiamo inserito le voci campionate dei manifestanti del movimento “Black Lives Matter” perché il razzismo è anche qui, dietro l’angolo». 


In “Non è vero niente”, c’è un featuring a distanza di 10 anni dall’ultima volta. «Di nuovo con una donna, dopo Elisa e Dolores O’Riordan. Abbiamo scelto Madame, in una stretta connessione fra diciottenni e quarantenni. Lei, con Fasma, rappresenta una nuova letteratura musicale. Tutto è corso e ricorso storico ma noi non abbiamo avvertito la differenza d’età forse perché siamo ancora contemporanei. I giovani sono la generazione che ci salverà, c’è troppo disfattismo verso di loro».


“Contatto” è anche il modo che i Negramaro hanno scelto per rispondere ai commenti «disumani e disarmanti» sui social. Sangiorgi rivendica il ruolo dell’artista di esprimere opinioni politiche. «I commenti sono le armi del secolo – rimarca – e non voglio rispondere a quelli disumani su BLM o sulle persone che migrano. Nel disco, abbiamo trattato dal punto di vista umano tutte queste tematiche, è il nostro post con cui voglio replicare a tutti quelli che mi hanno detto “Sei cantante? Canta”. Alla mia maniera ho detto le cose che noi sei avremmo voluto dire in maniera umana, nemmeno politica. Dire “sta morendo un bambino” è politica, scrivere una canzone d’amore è politica, tutto è politica». 


Sulla situazione precaria dei lavoratori dello spettacolo, un appello alle istituzioni. «Vorrei che in Italia iniziassero a considerare l’arte e la cultura come beni di prima necessità». Il disco è un inno di speranza. «“Contatto” è una culla di pace, per dirci che dobbiamo sopravvivere fino a quando tutto finirà per tornare al contatto fisico. Se fra due anni non potremo ancora fare i live, io – dice provocatoriamente Giuliano – cambio mestiere. Non so quanto resisterei a cantare davanti a uno schermo, voglio tornare sul palco e davanti a un palco con la birra in mano. Spero che i bambini dimenticheranno questi mesi con la mascherina perché tutto quello che facciamo non ha senso senza l’altro da sé e sono terrorizzato al pensiero che mia figlia cresca nutrendo diffidenza verso le persone. Questo mondo senza la pelle, senza l’umanità, sarebbe nulla».
L’anno prossimo saranno passati 20 anni dagli esordi dei Negramaro nella famosa cantina salentina ma Giuliano, Andro, Lele, Ermanno, Danilo e Pupillo non si sentono cambiati. «Ora abbiamo ali ma sporche di terra – concludono – e continuiamo a parlarci in dialetto per ricordarci da dove veniamo».
 

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