«Qualità e sostenibilità, così il salto definitivo». Parla Pagliara, proprietario del brand Valtur

«Qualità e sostenibilità, così il salto definitivo». Parla Pagliara, proprietario del brand Valtur
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Mercoledì 23 Marzo 2022, 14:12 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 16:46

Guardare avanti. Oltre lo spettro delle varianti che incombono e raffreddano l’entusiasmo. E sperando in una pronta risoluzione del conflitto in Ucraina per tornare in una routine di “quasi” normalità. Il turismo deve farsi trovare pronto alle nuove sfide e a riprendere i percorsi avviati nell’immediato pre covid, con sguardo attento ai nuovi modelli. «La vacanza è ormai nel paniere dei beni primari» sostiene Giuseppe Pagliara, amministratore di Nicolaus Tour, operatore pugliese leader nel settore anche a livello internazionale, e proprietario del brand Valtur. «Le sfide da vincere per il futuro post pandemico sono quelle della qualità dei servizi, della sostenibilità e della contaminazione».


Si attendeva la primavera come il giro di boa verso una ripartenza definitiva. Sarà l’anno della svolta o ancora una stagione di transizione? 
«Come prima cosa vorrei dire che siamo vicini alle persone che stanno soffrendo. Mi rendo conto che possa sembrare incomprensibile parlare di vacanze in un momento come questo. Ma è il nostro lavoro. Tornando a noi, il trend è positivo, basta leggere i dati per vedere che il 2021 è stato migliore del 2020 e l’auspicio è quest’anno ci sia un’ulteriore crescita. Per l’estate ci sono già diverse prenotazioni. Il fattore positivo è di certo l’uscita dallo stato di emergenza, soprattutto per l’impatto psicologico che avrà sulle persone. Vuol dire che ci stiamo avviando ad uno stadio endemico della malattia, di una sua gestibilità. Cambiando l’approccio al virus cambierà dunque anche l’atteggiamento verso la vacanza e le relazioni».

Giuseppe Pagliara

Come stanno andando le prenotazioni?
«Non posso negare che ci sia un rallentamento, soprattutto per l’outgoing, del 30% delle vendite. Ma dovuto al fatto che si prende tempo per capire cosa accadrà soprattutto dal punto di vista dell’economia. Il calo dell’outgoing però d’altra parte fa sperare in un maggiore incoming, ovvero nel fatto che molti più italiani resteranno nel nostro paese per le vacanze. C’è però una fase di riflessione per la primavera, si prenota molto last minute. Per l’estate invece al contrario, sull’outgoing, c’è un incremento per i mesi di luglio, agosto e settembre rispetto ai due anni precedenti, mentre in incoming si viaggia su percentuali di poco inferiori al 2019».

La Puglia rinasce: è già primavera

Più del virus spaventa l’incertezza economica. In che modo il turismo potrà superare questa nuova emergenza?
«Con il virus abbiamo imparato a convivere con meno preoccupazione ma la gente si chiede, alla luce di tutti questi aumenti, se riuscirà a pagarsi un viaggio. C’è un fatto positivo però: la vacanza è ormai considerata un bisogno essenziale, è entrata nel paniere dei beni primari. Questa tendenza è iniziata già prima della pandemia ma dopo due anni di chiusura e restrizioni è evidente l’esigenza di relazionarsi con altre persone e di svagarsi. Soprattutto è considerata assolutamente necessaria per il benessere dei bambini. Quindi piuttosto si rinuncerà ad altro pur di potersela concedere». 

Il turismo va di corsa e cambia identità


Anche quest’anno pensa che la Puglia dovrà fare a meno dell’indotto dei flussi stranieri?


«Sicuramente mancheranno i russi, che sono una platea importante per il segmento dell’extra lusso. A riguardo, ad esempio, le dico che il gruppo Valtur e Nicolaus hanno interrotto momentaneamente ogni tipo di collaborazione con Russia e Bielorussia. Al momento c’è un rallentamento per quanto riguarda Polonia e Repubblica Ceca, due mercati interessanti che da qualche anno si sono affacciati nella nostra regione. Tiene bene quello tedesco. E Italia su Italia. Ma ci auguriamo le cose possano cambiare».

La pandemia ha cambiato gli scenari e le abitudini. Quali sono le nuove sfide del turismo post covid?


«Quella della qualità innanzitutto. Il turista è sempre più disposto a spendere qualcosa in più pur di avere servizi adeguati. E si è sviluppata una grande attenzione alla sostenibilità, a tutti i livelli. Soprattutto le generazioni più giovani sono sensibili a questi temi: nella scelta dei resort si guarda molto a tutte le pratiche di riciclo, di riutilizzo, di rispetto dell’ambiente ma anche ad una sostenibilità sociale. Se c’è attenzione allo spreco o, ad esempio, se le strutture donano cibo e altri beni ad associazioni ed enti umanitari. E poi sono esplosi il turismo e le attività all’aria aperta. E il concetto di well-being, stare bene, mangiare bene».

Il turismo deve evitare insomma di rimanere cristallizzato su convinzioni passate. E mettere al centro le persone.


«Certamente, si va in vacanza per essere contaminati dai luoghi, dalla cultura. Per entrare a contatto con le persone del posto, con gli aspetti più caratterizzanti di una destinazione. Il turismo relazionale e del melting pot è per noi da tempo una realtà».

R.D.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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