La passione a Sud, viaggio tra i Misteri

La passione a Sud, viaggio tra i Misteri
di Anita PRETI
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Mercoledì 23 Marzo 2022, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 16:46

Dolore, pietà, silenzio. Più o meno la storia di oggi quando il male cerca di trionfare sul bene. Invece accade il contrario e durante la Settimana Santa le tre parole si fondono nella speranza della Pasqua di Resurrezione. 
Celebre per i suoi Riti legati alla Passione di Cristo, la Puglia diventa per alcune ore, il Giovedì e il Venerdì, un grande teatro all’aperto riservato alla Fede. Ore che non sono poi poche ma addirittura due intere notti a Taranto, trascorse per le strade dai confratelli dell’Addolorata e del Carmine custodi di una secolare tradizione ora finalmente di ritorno all’abbraccio con i fedeli dopo due anni di assenza a causa della pandemia.

La Puglia rinasce: è già primavera

I riti della Settimana Santa 


La Settimana Santa di Taranto, che ha un contraltare solo in quella spagnola di Siviglia, è fuori di dubbio il più importante avvenimento della vigilia di Pasqua. 
Alla mezzanotte del Giovedì, nella città vecchia, dalla chiesa di San Domenico escono i confratelli dell’Addolorata (incappucciati e di bianco vestiti con una corta mantella nera a coprire le spalle) recando in processione la statua dell’Addolorata che è in cerca del Figlio. Senza interruzione alcuna, uomini di ogni età e di ogni estrazione sociale, “le Perdùne”, gli uomini del perdono, camminano per le vie cittadine fino a quando il sole del giorno dopo non sarà alto o altissimo. Dopo una pausa di qualche ora, il suono delle marce funebri segna l’inizio del cammino, nella città nuova, di un’altra processione, quella dei Misteri, affidata ai confratelli del Carmine che procedono scalzi secondo una particolare andatura lenta e dondolante detta, a Taranto, “nazzecata”. Dura senza interruzione una notte intera fino al rientro mattutino nella centralissima chiesa del Carmine. Nel frattempo, tutte le vie cittadine sono percorse da coppie di “Perdùne” in pellegrinaggio nelle chiese dove sono stati preparati i Sepolcri. Il lugubre crepitio della “troccola”, un rettangolo di legno adorno di maniglie di ferro, mossa dal “troccolante” scandisce lo scorrere delle ore, il percorso della penitenza e la sofferenza dell’incedere degli uomini della pietà. 


Questo accade a Taranto dal 1765 e ha per suo corredo migliaia e migliaia di storie personali e collettive, ma ad una vola il pensiero: a quel soldato polacco delle truppe Alleate di occupazione che, nel 1945, secondo l’afflato di pietas proprio del suo popolo mostrato anche in queste ore, chiese ed ottenne di poter portare per un tratto di strada sulle proprie spalle l’Addolorata. Il segno della Passione vissuta sui campi di battaglia. Immaginando Taranto come baricentro dei Riti, spostandosi tutto intorno altri se ne incontrano.

Gallipoli

Verso un Sud ancora più a Sud, a Gallipoli, la parola processione necessita un plurale perché sono diverse, ma è l’ultima, quella del Sabato Santo, a conquistare l’emozione e la commozione di chi vi assiste. La processione di Maria Desolata, annunciata nel pieno della notte fonda da uno squillo di tromba ed un rullare di tamburo, porta i confratelli di Santa Maria della Purità, anch’essi incappucciati, dinanzi al mare dove il Cristo Morto (nella teca di vetro, “l’urnia”) da loro sorretto e la Madonna, seduta ai piedi di una Croce, finalmente si incontrano.
Agli incappucciati scalzi di Francavilla Fontana è stato dato il nome di “Pappamusci” e la troccola qui viene detta “tremula”. Gli appartenenti alle molte confraternite della città del Brindisino partecipano alle due processioni della Desolata e dei Misteri e il momento più toccante è l’incedere dei Pappamusci “cu li trai”, in abito rosso, incappucciati, scalzi e con una pesante croce di legno sulle spalle. 

Molfetta


Sono tutti in nero, invece, i confratelli di Molfetta che il Sabato Santo concludono la singolare processione della Pietà (che arriva dopo quella davvero imponente dei Misteri) quando sfilano statue di figure femminili capaci di esternarla, quella pietà, nell’ora in cui sembrava fosse arrivata la fine del mondo ed invece era solo l’inizio di un mondo nuovo. 
Quattro città e quattro luoghi della Puglia che custodisce tanti altri segni della Pasqua: da Grottaglie con i suoi “bubbli bubbli”, gli incappucciati del Giovedì santo, a Galatina con la sua bellissima Addolorata; dalle donne in nero che seguono la processione del Venerdì Santo di Ginosa pregando e cantando, ai canti della Passione della Grecìa salentina. Pasqua è ovunque, a cercarla, ad averla nel cuore.
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