Puglia, passione per l'eccellenza. Una strada per uscire dalla crisi

Puglia, passione per l'eccellenza. Una strada per uscire dalla crisi
di Giuseppe ANDRIANI
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Venerdì 28 Ottobre 2022, 18:16 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 18:36

Le eccellenze per portare la Puglia fuori dalla crisi. Sono tante e sono diverse, per settore e tradizione. Sono storie che si intrecciano in un territorio che ha voglia di ripartire. I filoni sono diversi, accomunati dal fil rouge della qualità. L'unico affidabile, come sempre. Dal turismo di livello, coniugato secondo i valori del Made in Puglia, a regione candidata a diventare (più per necessità che per volontà manifestata) hub energetico nazionale. Sono tanti gli aspetti che si intrecciano nella risalita del tessuto imprenditoriale regionale.
Dici Puglia, dunque, e il primo abbinamento con l'agricoltura è inevitabile e naturale, quasi meccanico, per storia e disponibilità di terreni. La sola Capitanata vede quasi il 30% del totale nazionale dei terreni per coltivare pomodori. Le province di Bari e Taranto sono sul 50% per la coltivazione di uva. Anche nel settore agricolo, storie che parlano di novità, che profumano di futuro fin dalle radici.

E non a caso: in provincia di Taranto c'è un'azienda (L'Archetipo) che produce uva senza toccare il terreno. Cioè, senza utilizzare alcun sistema per arare il campo. E l'innovazione, come modalità a sé, è un altro elemento trainante della rinascita dell'economia pugliese. Sono 686 le startup innovative in Puglia, il 4,74% del totale nazionale (si tratta di nuove società di capitali costituite da non più di cinque anni e con l'ultimo fatturato dichiarato inferiore a cinque milioni di euro). Di queste 362 sono attive a Bari, che per numero di startup innovative è al quinto posto tra le province italiane dietro solo a Milano, Roma, Napoli e Torino e davanti a Bologna e Padova; Lecce al ventesimo posto, con 166 aziende al momento attive. E tra le startup spiccano quelle legate al concetto di bioeconomia. Non è un caso, del resto, se a Bari nelle scorse settimane si è tenuto l'Ifib (Forum Internazionale sulle Biotecnologie industriali e la Bioeconomia organizzato dal Cluster italiano della bioeconomia circolare Spring). Dal palco, per altro, sono emerse altre storie che sottolineano l'innovazione e la portata del settore: cappotti isolanti realizzati con scarti di lana e canapa, integratori nutraceutici basati sulla dieta mediterranea per aumentare la fertilità femminile e potenti nutrienti naturali per le piante. La bioeconomia, poi, mette tutto in circolo.

Sono 56 le startup pugliesi legate a questo sistema su circa un migliaio a livello nazionale. E in questa direzione ha spinto molto anche la Regione. E ancora: le possibilità di andare in orbita con l'industria aerospaziale. L'aeroporto di Grottaglie è candidato a diventare hub europeo per lo sviluppo degli aerei senza pilota, primo spazioporto in Italia per i voli suborbitali e polo logistico integrato di sviluppo del trasporto merci per via aerea. E Grottaglie è nel territorio della Zes Ionica. Secondo Cassa Depositi e Prestiti, i punti di forza dell'economia pugliese sono l'industria aerospaziale, i prodotti agricoli d'eccellenza, l'energia pulita per il territorio, il turismo costiero e di qualità, l'industria culturale e creativa. Elementi che mettono in risalto non solo le direttrici di sviluppo, ormai lapalissiane, ma anche il dna dello stesso indirizzo che l'economia pugliese ha preso ormai da tempo. Un brand, la Puglia, in parte costruito, in parte spontaneo. E che ormai, in maniera consapevole, rifugge dalla narrazione esclusiva del bel mare e del turismo. La Puglia che vuole emergere e prepara una scalata al sapore di riscatto - a dispetto della perifericità - batte le strade dell'innovazione, dell'aerospazio, della tecnologia, della bioeconomia, dell'agricoltura. Unite, tutte, da un'idea che si fa sostanza: l'eccellenza. 

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