Lecce svelata, i segreti e i tesori del barocco salentino. Il libro di Quotidiano

Lecce svelata, i segreti e i tesori del barocco salentino. Il libro di Quotidiano
di Antonio ERRICO
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Sabato 3 Giugno 2023, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 12:12

Lecce svelata. Attraverso sguardi diversi, passi narrativi diversi, prospettive diverse. Lecce città tra passato e presente, tra fantasia e realtà, tra resoconto e racconto. Che viene da lontano, da molto lontano. Che va lontano, molto lontano. "Così una passeggiata per Lecce diventa un'avventura a cavallo del tempo", dice il direttore Rosario Tornesello nella presentazione del libro in edicola con "Nuovo Quotidiano". Quindici voci (e tre fotografi) che raccontano Lecce in ventuno capitoli. Immagini e parole per rappresentare una storia, un divenire, una trasformazione, per testimoniare la stratificazione che porta alla condizione del presente; immagini e parole anche per provare nostalgia: di quel luogo, di altri luoghi, che a quello rassomigliano. Luoghi dell'anima.
Lecce: città che si rivela e si cela, allo stesso tempo. È l'epifania e l'occultamento dello stesso senso di esistenza e di appartenenza. È coincidenza di forma e di sostanza, voce, eco, bellezza e somiglianza, il corpo e l'ombra, memoria e smemoranza. È risonanza di un sentimento o di una percezione di finitudine e d'infinito che non si sviluppano in contrasto ma coesistono in una dimensione del visibile che si fa espressione anche dell'invisibile o dell'irrappresentabile.
È città che ha forme, linguaggi, orizzonti, opacità, trasparenze, concretezze, astrazioni, echi, richiami, sensi affioranti o profondi, racconti e silenzi. Metafore. Simboli. Figure.
È come un varco che si attraversa in continuazione, un ponte che congiunge le due sponde dell'essere stato in un modo e dell'essere in un altro, forse differente, forse somigliante. Certo non uguale.
Lecce è una città che cambia, giorno per giorno, ogni giorno, che negli anni venturi cambierà forse anche di più di quanto è cambiata in quelli passati. Ma la memoria individuale e collettiva di com'è stata, è scritta nella sua letteratura, che non ne ha per nulla - immobilizzato forme e vicende, ma ha riscoperto e rinnovato caratteri e fisionomie.
Raccontare Lecce vuol dire sempre cercare una mediazione tra quello che si incontra e quello che si vorrebbe incontrare, tra una condizione di realtà e una di attesa, tra una risposta che viene dalle immagini e quella che si vorrebbe scoprire oltre le immagini, dentro di esse. Perché per raccontare Lecce bisogna andare oltre le immagini, penetrare nelle loro rappresentazioni; scavare, disarticolare, scomporre per cercare quelle risposte che sono oltre, che sono dentro, e poi riarticolare, ricomporre, ricoprire lo scavo, perché si è trovato il senso di questo luogo, di questa città: che è il solito senso che si ripresenta sotto forme diverse, con sembianze cangianti. Un senso semplice. Semplicemente essenziale. L'essenzialità dell'ambivalenza: armonia e disarmonia, il contrario e l'uguale, il niente e il tutto, il buio e la luce, il vero e il falso, la vanità e la sapienza. Lecce è un luogo che rappresenta una sospensione, un'attesa. Richiamata dal passato, procedendo verso il futuro, affezionata ai propri riti, curiosa di quelli altrui, aspetta che qualcosa accada. Poi si ritrova nel nuovo e allora con esso si confronta, senza mai tradire il passato. Forse l'epoca prossima sarà allo stesso modo. Mentre ci lasciamo travolgere dalla frenesia dei cambiamenti, mentre ipotizziamo stravolgimenti delle storie, dei linguaggi, mentre aspettiamo che arrivino nuove narrazioni senza rinunciare alla nostalgia di quelle antiche, ci viene il sospetto che ci si possa ritrovare in una sospensione di esistenza e di cultura, che la storia possa continuare a farci dono dei suoi significati profondi.
Lecce svelata. Il tempo a volte trasforma, altre volte cancella; a volte lo fa gradualmente, a volte in un modo improvviso, come fa un vento che sparpaglia i cumuli di foglie risecchite accumulate a un angolo di marciapiede.
Lecce è città che richiama un'interpretazione infinita; intorno ad essa si forma una ragnatela di segni che provengono da una lontananza di tempo e di luogo o che ad una lontananza rinviano. Rintracciare questi segni, stabilire o costruire le loro relazioni, comparare i loro significati, perforare le loro stratificazioni, indagare nella memoria, decodificare i linguaggi della pietra, vuol dire confrontarsi con l'origine, con la sua intima natura, con il lievito, l'essenza della storia. Questo fanno gli articoli che compongono "Lecce svelata", sostanzialmente. Ma nessun racconto può mai essere definitivo. Ogni racconto impasta biologia e genetica, la corporeità e l'emozione cangiante e impalpabile che si genera e s'irradia dal nucleo antropologico costituito dall'incrocio della storia con il mito; ogni racconto sfonda i confini spaziali trasformando la fisicità geografica in potenzialità culturale, restituisce fisionomia ai fantasmi della storia, ricostruisce identità, fa di ogni dove un altrove e di ogni altrove un luogo dell'appartenenza storica, linguistica, culturale. Forse il tempo di questa città, i suoi angoli, la sua gente, le storie, i misteri, i contrastanti sentimenti, la memoria, i notturni, gli albori, le parole, i sortilegi, esistono, hanno senso, solo in quanto e fin quando muovono un racconto.

Perché, forse, al principio e alla fine c'è sempre un racconto.

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