Strefezza, gol, tecnica e rapidità: è stato l'uomo decisivo

Con il suo estro è stato capace di rompere gli equilibri. E’ alla seconda promozione

Strefezza, gol, tecnica e rapidità: è stato l'uomo decisivo
di Antonio IMPERIALE
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Domenica 8 Maggio 2022, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:05

La fantasia al potere. La magìa della musica e della danza brasiliana sulla decima promozione del Lecce, la seconda da primi della classe. Corvino ancora una volta ha avuto ragione. Ancora un piccoletto, come quel Fabrizio Miccoli del quale profetizzò la maglia azzurra della Nazionale, quando lo portò a Casarano appena quattordicenne. Colse le titubanze del Lecce sulla statura del ragazzo di San Donato. Gabriel Strefezza, una sorta di sintesi dell’intero nome anagrafico, Gabriel Tadeu, Strefezza, Rebolato, detto anche Espeto, non era piaciuto a Simone Inzaghi, quando glielo proposero per la Lazio, secondo quanto si racconta. Magari Gabriel sarebbe stato felice di giocare in Italia proprio nella terra dei suoi bisnonni, di Riesi, nella Valle del Salso, Caltanissetta. Ma non se ne fece niente nemmeno a Palermo.

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Quel metro e sessantotto, un centimetro in meno di Lionel Messi, tre in più di Maradona, tre in più di Mertens e Insigne, sembrava dovesse chiudergli i grandi orizzonti. Il ragazzo di San Paolo cominciò a prendersi la scena alla corte degli Estensi, nella Spal, dove cominciò a incantare tutti, ricordando che la scuola brasiliana del Corintihias, la musicalità sudamericana, avrebbero dato un senso ai suoi sogni che aveva cullato quando ancora minorenne vinse il Mondiale “under 17” con la squadra dove era cresciuto, scuola raffinata, il calcio un po’ come un’arte per intenditori. E’ stato Semplici, nella Spal, il primo a crederci veramente, in questo ragazzo nato sotto il segno dell’Ariete, già padre di Manuela a soli diciannove anni. Lui in Italia, a Ferrara; moglie e figlia oltre l’Oceano. Forte dentro, Gabriel, da Atleta di Cristo, con valori come “Il Signore e la mia famiglia”.

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Adesso, a venticinque anni, è papà di una seconda figlia, Maddalena, e si gode il fascino del barocco leccese e la straordinaria umanità salentina. Doppio passaporto, ma «mi sento ormai più italiano che brasiliano», ha detto, ora che ha regalato per un anno calcio di classe pura, grande tecnica, estro, velocità, imprevedibilità, da fare impazzire i difensori che non gli hanno risparmiato pressioni massacranti, che aveva già chiuso il campionato con quel tiro imprendibile al “Menti” di Vicenza, reso vano dalla sagra dell’assurdo andata in scena subito dopo. Sapeva essenzialmente mandare a rete gli altri, Gabriel. Marco Baroni lo ha fatto diventare un uomo gol. La promozione del Lecce è la seconda dalla serie B, dopo quella con la Spal. Il “ figlio” di Messi, all’ombra del Barocco, dipingerà ancora i suoi capolavori.

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