Corvino e il quarto sigillo. La sua impresa più grande

Un campionato vinto contro corazzate milionarie surclassate con il low cost

Pantaleo Corvino
Pantaleo Corvino
di Giovanni CAMARDA
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Domenica 8 Maggio 2022, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:04

L’ha fatto ancora, come gli era successo in passato, ma stavolta spostando - se possibile - l’asticella ancora più in alto. Al quarto campionato di B vinto, Pantaleo Corvino ha dimostrato di possedere ancora intonso un talento unico nell’inseguire, scovare e valorizzare profili che sfuggono ai più. E, visto che gli piace motteggiare, adesso sarà il caso di rovesciare su di lui una delle frasi col suo copyright sparse in oltre quarant’anni di mestiere: è proprio vero, la qualità non ha età e anche con 72 primavere alle spalle si possono avere il fiuto, le motivazioni, la competenza e l’ispirazione per continuare a stupire, regalando piccoli e grandi prodigi.

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Nell’agosto di due anni fa era ritornato trovando una situazione perlomeno complicata. Bravo direttore sportivo, Carlo Osti, ma forse meno coinvolto, meno responsabilizzato e, certamente, non altrettanto lungimirante. È tornato sapendo di avere molto da perdere e poco da guadagnare: al massimo avrebbe potuto ripetersi, ma il rischio di offuscare i fasti del passato era inizialmente l’opzione più quotata. Invece è andata ampiamente oltre le migliori aspettative e sarebbe sfociata nel trionfo se qualche dettaglio l’anno scorso non gli avesse impedito il capolavoro prodigioso. Ma quello che vale anche di più è aver posto nuovamente le basi per aprire un ciclo, come avvenne durante la sua prima esperienza a Lecce. Il senso vero, e prezioso, di questa promozione risiede nell’aver dato una prospettiva tecnica alla squadra, mettendo insieme un gruppo che può rappresentare un invidiabile punto di partenza anche nel campionato maggiore, dando continuità al progetto tattico e puntellando un organico che mostra indubitabilmente vistosi margini di crescita. Ci sarà tutta l’estate per interrogarsi sul futuro, per esempio, di Hjulmand o Strefezza; intanto non sembra azzardato considerare questo organico, prevalentemente di proprietà, sufficientemente attrezzato per il salto di categoria, senza troppe carte da scartare ma con un progetto tecnico da consolidare ricorrendo a inserimenti mirati, di valore, e tuttavia non necessariamente da copertina. 
È il mare nel quale Corvino notoriamente nuota meglio di tutti, come eloquentemente suggerisce la sua carriera. Proprio questa risorsa potrebbe fare la differenza rispetto alla precedente promozione con Liverani in panchina e un’impostazione meno riconoscibile.

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D’altro canto è a lui, al “ferroviere” di Vernole, che sono legate le stagioni più belle del Lecce, quelle con Cavasin o Rossi in panchina. Il regista di quell’epopea era sempre Corvino che adesso sarà anche stimolato dall’idea di superarsi. Già questa, in realtà, la considera l’impresa più grande tra le quattro realizzate, il salto più complicato per via di un confronto impari dal punto di vista economico, con società disposte a sperperare fino a 30 milioni di monte ingaggi per non arrivare nemmeno ai play off (leggi Parma). Squadre che nella passata stagione erano in A e oggi sono in C, inabissate a 45 punti di distanza (leggi Crotone), schiacciate dal Lecce, un rullo compressore allestito con un saldo di mercato praticamente da zero euro e tuttavia con una vetrina che ora luccica di luce propria. Basta fare il conto della serva per il trio d’attacco - Strefezza Coda Di Mariano, costo totale di circa 550 mila euro - per avere un’idea del lavoro svolto. E, si può esserne certi, non finisce qua: Corvino continua a divertirsi, la pesca miracolosa può ricominciare.
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