Tap lancia la sfida della diversificazione: «Scommettiamo anche sull'idrogeno»

Tap lancia la sfida della diversificazione: «Scommettiamo anche sull'idrogeno»
di Francesco G.GIOFFREDI
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Mercoledì 24 Marzo 2021, 09:11

La quantità e la qualità, i metri cubi e il mix di gas, per intercettare la strategia europea e italiana. E così ritagliarsi sempre più il ruolo di player centrale. Il Consorzio Tap ha piantato nei mesi scorsi la bandierina più delicata e complicata: chiudere il segmento italiano del cantiere italiano, a Melendugno, entrare nella fase operativa e perciò iniettare gas in rete. Dieci miliardi di metri cubi all’anno, la velocità di crociera è questa. Ma dai vertici del Consorzio rilanciano la sfida, in duplice chiave - quantitativa e qualitativa, appunto: «Il raddoppio a 20 miliardi? Ci stiamo lavorando da tempo e a luglio avremo maggiori certezze», dice il managing director Luca Schieppati; ma non solo, «gasdotti come Tap, debitamente adeguati, potranno in futuro trasportare il 10% di idrogeno in miscela col gas naturale, dunque vuol dire che come industria saremo pronti a mettere a disposizione 1 miliardo di metri cubi di idrogeno all’anno», e «a breve avvieremo un’analisi di fattibilità».

L'IDROGENO

L’idrogeno è la principale architrave della transizione energetica e green tratteggiata dall’Ue. Ma, allargando l’inquadratura a campo largo, il gas è da tempo individuato come strategia-ponte per superare la dipendenza dal carbone fossile: tema in Puglia di stringente attualità, più fili s’intrecciano. «Il gas ha un ruolo molto importante nella transizione energetica, e questo non lo dice Tap, ma l’Ue», ricorda Schieppati. La cornice del Next Generation Eu è pungolo per tutti: «Siamo un consorzio privato internazionale. Non possiamo accedere ai fondi nazionali, ma quelli europei prevedono buone opportunità: lavoreremo per trovare finanziamenti nell’ottica futura della sostenibilità delle infrastrutture energetiche. I gasdotti sono importanti perché trasportano una fonte sostenibile, domani ancora più “verde”, garantendo da subito continuità, diversificazione e sicurezza delle fonti, e domani quei corridoi potranno portare idrogeno e gas rinnovabili».

IL GASDOTTO

Alcuni numeri. Il gas fluisce nell’infrastruttura da dicembre scorso, per quanto riguarda il tratto finale italiano: ogni giorno, circa 10 milioni di metri cubi vengono immessi nella rete nazionale Snam. Risale proprio ai giorni scorsi un primo simbolico traguardo: i volumi di gas in arrivo in Europa attraverso Tap hanno raggiunto il primo miliardo di metri cubi, registrati al punto di interconnessione di Kipoi, in Grecia, dove Tap si connette al gasdotto Tanap al confine con la Turchia. Il 95% di quel gas va agli acquirenti individuati da tempo, gli otto shipper, il restante 5% è a disposizione del mercato. «I volumi di gas consegnati da Tap rivestono un ruolo chiave nel garantire all’Ue una nuova fonte di energia sicura, affidabile e competitiva, contribuendo al percorso di transizione energetica», dice Schieppati.


I riflessi sul mercato s’avvertono. «Il differenziale di costo del gas tra Italia e Nord Europa ha dato segnali importanti di riduzione. Per anni abbiamo avuto un differenziale sistematico di due euro a megawatt/ora, parliamo del costo all’ingrosso. Questo differenziale, con l’arrivo di Tap, si è in diverse occasioni dimezzato, annullato o si è assistito persino a inversioni di tendenza. Intanto in Italia Snam ha lavorato tanti anni per investimenti che permettano l’inversione fisica, cioè la possibilità di trasportare gas dall’Italia verso il Nord Europa: abbiamo esportato fino a 60-70 milioni di metri cubi, sono piccole quantità, ma rappresentano un segnale importante». Stesso processo verso Grecia e Balcani.


Scenari che si intersecano col già citato raddoppio della capacità annua a 20 miliardi di metri cubi. «I contratti della fase 1 - ricorda Schieppati - sono per una quantità di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Gli altri 10 miliardi si ottengono aumentando la potenza di compressione, perciò “spingendo” di più il gas. Avverrà step dopo step, in base alla maggiore potenza installata nelle due centrali già presenti, ma ne realizzeremo altre due in Grecia e Albania, senza ulteriore tubazione in Italia». Non solo: «Ogni due anni dobbiamo realizzare un market test, un processo regolato in cui Tap si rende disponibile a offrire ulteriore capacità di trasporto. Abbiamo preparato delle proposte di potenziamento, entro maggio le autorità faranno le loro valutazioni, dopodiché inizierà la fase vincolante della procedura: da luglio gli shipper potranno formulare richieste di capacità pluriennale, sulla base delle quali Tap farà valutazioni commerciali». Il raddoppio potrebbe spalancare pure l’autostrada dell’idrogeno: «Si può trasportare nei metanodotti, si tratta di adeguare alcune parti dell’infrastruttura. Ovviamente parliamo di idrogeno miscelato col gas naturale. Stiamo sviluppando una strategia di lungo termine nell’ambito della transizione energetica, per cercare di portare più gas verde da rinnovabili. Il Sud Italia, la Puglia e l’area dei Balcani sono rotte strategiche, in prospettiva».

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