Difese immunitarie basse? Potrebbe essere colpa della poca esposizione ai raggi solari

Difese immunitarie basse? Potrebbe essere colpa della poca esposizione ai raggi solari
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Mercoledì 21 Dicembre 2016, 18:23
Non solo fa bene alle ossa, ma la vitamina D, innescata dai raggi solari, attraverso un meccanismo indipendente funzionano come 'benzina' per le cellule T del sistema immunitario: la prima linea dei 'soldati' che hanno il compito di difendere l'organismo dai nemici che lo attaccano dall'esterno, microbi in primis. Lo ha scoperto un gruppo di scienziati americani del Georgetown University Medical Center, in uno studio pubblicato su 'Scientific Reports', rivista del gruppo Nature.

I ricercatori guidati da Gerard Ahern, professore associato del Dipartimento di farmacologia e fisiologia dell'ateneo Usa, spiegano un'azione inedita del sole sulla pelle, l'organo più grande del corpo umano, interfaccia con l'ambiente che ci circonda. La funzione riguarda in particolare la luce blu dei raggi solari, quella sicura e non associata al rischio di tumori cutanei come il melanoma. Agisce dando 'sprint' alle cellule T: le fa muovere più velocemente, rendendole in grado di raggiungere il luogo dove si sviluppa un'infezione e di orchestrare una risposta.

"Sappiamo tutti che la luce del sole fornisce vitamina D, sostanza che fra le altre cose si ritiene abbia anche un impatto sul sistema immunitario - ricorda Ahern - Ma ciò che abbiamo osservato è un effetto completamente separato della luce solare sull'immunità, e alcune delle funzioni immunitarie finora attribuite alla vitamina D potrebbero essere riconducibili a questo nuovo meccanismo".

Le cellule umane e le T cellule studiate in laboratorio dagli scienziati non erano cellule della pelle, ma sono state isolate dal sangue umano o da colture cellulari di topo. Tuttavia è noto che la pelle contenga la quota più grande di cellule T, all'incirca il doppio di quelle circolanti. "Sappiamo che la luce blu può raggiungere il derma, il secondo strato della pelle - precisa Ahern - e che le cellule T" lì localizzate "possono muoversi in tutto il corpo".

Ma come fa la luce blu a mobilizzare le cellule T? Secondo i ricercatori ci riescono inducendo la produzione di perossido di idrogeno, l'acqua ossigenata, sostanza che in genere viene rilasciata dai globuli bianchi quando intercettano un'infezione contro la quale allertare le cellule T e gli altri componenti delle difese naturali per spingerli a una reazione immunitaria.

"Abbiamo scoperto che la luce del sole stimola la produzione di perossido di idrogeno nelle cellule T che quindi si mobilitano", dice il capo dell'équipe statunitense. "C'è ancora molto lavoro da fare per capire l'impatto di questi risultati - puntualizza - Ma i dati indicano che, se l'attivazione delle T cellule attraverso la luce blu ha solo effetti positivi, potrebbe avere un senso esporre i pazienti a questi raggi per aumentarne la capacità immunitaria".
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