Scuola, i presidi: «Caos regole, scuole senza distanze». Il governo: non si chiude

Scuola, i presidi: «Caos regole, scuole senza distanze». Il governo: non si chiude
​Scuola, i presidi: «Caos regole, scuole senza distanze». Il governo: non si chiude
di Lorena Loiacono
4 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Ottobre 2020, 00:24

La situazione in classe, oggi, è estremamente difficoltosa. Un sos che arriva dai dirigenti scolastici alle prese con le misure di sicurezza in classe, complesse da attuare se non impossibili. E così, a tre settimane dal suono della prima campanella, le polemiche sulla scuola non si placano: da un lato c’è l’allerta Covid che vede crescere il numero dei positivi e delle scuole coinvolte e dall’altro ci sono i presidi che, alle prese con le nuove regole e i nuovi problemi, lanciano l’allarme. 

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A quasi un mese dall’avvio, infatti, ci sono ancora tante scuole che aspettano i docenti e i banchi monoposto. Tanto che l’Associazione nazionale dei presidi ha scritto direttamente alla ministra Lucia Azzolina chiedendo di convocare con urgenza il Tavolo nazionale permanente, previsto dal protocollo di sicurezza per la riapertura delle scuole. I dirigenti chiedono un confronto immediato per fare fronte ai problemi che stanno vivendo gli istituti con una didattica in presenza che, di fatto, in troppi casi non è ancora davvero partita. Classi dimezzate con turni impossibili e giornate di lezioni che durano anche solo tre ore tra cattedre vuote e banchi monoposto che non arrivano. Un mix impossibile da sostenere. 

«La situazione è molto difficile – denuncia Antonello Giannelli, presidente dell’Anp - chiediamo un confronto per capire se e quando le questioni si potranno risolvere. Abbiamo ricevuto tante segnalazioni su problematiche che rendono estremamente difficoltosa la gestione delle misure necessarie a garantire le attività didattiche in sicurezza, come la tempistica delle consegne dei banchi monoposto, di cui vorremo conoscere il calendario. Inoltre abbiamo riscontrato problemi nei rapporti con le Asl che, ad esempio, dopo l’orario di ufficio chiedono alla scuola di avvisare le famiglie su un’eventuale quarantena. Ma è una decisione dell’autorità sanitaria che deve quindi darne comunicazione. Ogni Asl agisce in maniera diversa dalle altre ma le scuole devono seguire una linea uguale in tutta Italia».

Per quanto riguarda le cattedre scoperte i dirigenti chiedono chiarezza sull’arrivo dei supplenti: «Non sappiamo come procedere con l’utilizzo dell’organico aggiuntivo da emergenza Covid, con le attese per l’arrivo dei supplenti e con la gestione dei docenti posti in quarantena in merito alla didattica a distanza: in diversi casi manca ancora il 30-40% dell’organico. Anche i docenti in quarantena, infatti, vanno sostituiti se fanno lezione in classi diverse da quelle in isolamento. La didattica online, in questo caso, non è una soluzione per tutte le classi». 

Il problema delle classi in quarantena sta crescendo di giorno in giorno, secondo il contatore attivato dagli universitari Ruffino-Nicoletta che quotidianamente aggiornano i dati dei contagi, emerge che le scuole che hanno avuto almeno un caso sono già 1.154 e le persone risultate positive sono 1.470. Un trend in aumento anche perché molte scuole hanno riaperto le lezioni in presenza il 24 settembre, dieci giorni dopo l’avvio ufficiale del 14, quindi i numeri sono destinati a crescere. La sfida ora è arrivare in tempo con il tracciamento: «Ci saranno molti altri casi ma vogliamo tenere le scuole aperte – ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza - finora nelle scuole si è registrato un migliaio di casi, ma è del tutto evidente che ce ne saranno molti altri nelle prossime settimane. Proveremo a essere il più veloci possibile nell’intervenire. Stiamo investendo risorse come non è mai avvenuto nella storia recente, né soprattutto sulla sanità. Abbiamo messo più soldi in cinque mesi che negli ultimi cinque anni e tanti altri ne dobbiamo ancora investire». 

Ma intanto le scuole fanno fatica ad andare avanti, circa 130 istituti hanno già dovuto chiudere le classi e spostare la didattica online: una decisione sofferta che spetta alle Asl e ai comuni che decidono di dirottare la didattica sul web. Anche la ministra Lucia Azzolina, assicurando che ora le scuole sono più pronti alla didattica a distanza, è decisa a non chiuderle. Ma la curva dei contagi, che inevitabilmente interessa anche le scuole, è sotto stretta osservazione. 

Oggi i ministri Azzolina e Speranza incontreranno gli esperti dell’Istituto superiore di sanità per analizzare i dati raccolti dalle scuole in merito ai contagi: è necessario capire quale deve essere la soglia massima di rischio. Oltre la quale si interverrà con mini lockdown
 

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