Scuola, domani i licei rientrano ma solo in 3 regioni: sette rinviano a febbraio

Scuola, domani i licei rientrano ma solo in 3 regioni: sette rinviano a febbraio
di Lorena Loiacono
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Domenica 10 Gennaio 2021, 11:06

La scuola superiore resta distante, il rientro in aula previsto per domani di fatto non ci sarà. La maggior parte delle Regioni ha deciso di aspettare una o due settimane ma sono già sette quelle che torneranno tra i banchi non prima di febbraio. E così il primo quadrimestre finisce online. Una decisione non semplice, certo, ma che fa capire bene lo stato di confusione in cui versa la scuola divisa tra la necessità di rientrare e le difficoltà legate alle misure di sicurezza, con orari stravolti e percentuali in presenza tutte da rivedere.

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IL QUADRO
Domani quindi torneranno tra i banchi solo gli studenti degli istituti superiori delle regioni Toscana, Abruzzo e Valle d'Aosta e le province di Bolzano e Trento.

Il resto? Non è pronto. Il Lazio ha prorogato la chiusura di una settimana in attesa di vedere che cosa accadrà in termini di contagi dopo le festività natalizie, la stessa linea è stata adottata dalla Liguria, dal Molise, dalla Puglia e dal Piemonte. La Campania invece ha deciso di rientrare in aula gradualmente fino alla settimana del 25 gennaio, nella stessa data dovrebbero rientrare in presenza anche gli studenti di Lombardia, Umbria ed Emilia Romagna. Da lì si deciderà poi per eventuali proroghe. Hanno invece già deciso di aspettare direttamente febbraio le regioni Sicilia, Sardegna, Calabria e Marche, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Basilicata. Le scuole in questi territori arriveranno quindi alla pagella solo con lo studio online. Non sarà facile, visto che per molti istituti il rientro in presenza rappresentava l'occasione per tirare le somme alla vecchia maniera e verificare dal vivo la preparazione dei ragazzi, con compiti al banco e interrogazioni alla lavagna.


Un'occasione per i docenti di guardare negli occhi i ragazzi e testarne la preparazione in vista della pagella ma anche per gli studenti, per permettergli di recuperare quelle insufficienze prese a distanza, magari tra connessioni che saltano e computer fuori uso. Brutti voti che, se non recuperati, si trasformeranno in debiti formativi. Ma per molte regioni sarà inevitabile. E si tratta di un fronte destinato, purtroppo, a crescere visto che per il prossimo Dpcm, che entrerà in vigore da sabato 16 gennaio, il governo sta valutando la possibilità di posticipare per tutti il rientro al 1 febbraio: si deciderà in settimana, dopo un incontro tra Stato e Regioni ancora da fissare. Dovranno comunque restare chiusi gli istituti superiori e le ultime due classi delle scuole medie nelle regioni che diventeranno rosse. Ma per evitare che ogni regione vada da sé, si potrebbe decidere di lasciare online le lezioni fino al prossimo mese.
Tra le norme ormai la confusione è totale. Anche le Regioni come il Lazio che, per ora, pensano di rientrare il 18 gennaio dovranno rivedere la percentuale in presenza: dall'11 era previsto il 50% e, dopo una settimana, il passaggio al 75%. Lo scarto tra una settimana e l'altra serviva proprio per mettere alla prova la resistenza del trasporto pubblico. Una verifica che ora verrebbe a mancare, quindi si potrebbe ipotizzare il 50% a partire dalla prima settimana effettiva di rientro. Per i dirigenti scolastici il caos è servito: a dare voce alla protesta è Mario Rusconi, il presidente dell'Associazione nazionale dei presidi del Lazio, dove la data del rientro fissata per l'11 gennaio è stata posticipata al 18 solo venerdì pomeriggio quando le scuole avevano ormai già predisposto tutto per riaprire domani al 50%. «Si ritiene importante - sottolinea Rusconi - avere precisi riscontri su quali misure verranno messe in atto nei prossimi 10 giorni per garantire la sicurezza e di quali azioni in termini di screening si intendono organizzare, dal momento che l'attivazione di un drive in per tamponi agli studenti a partecipazione volontaria non risulta essere una misura capillare e sistematica per l'individuazione di eventuali casi di positività al rientro». In sostanza, in dieci giorni che cosa potrebbe cambiare per garantire la sicurezza?

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