Scuole chiuse in alcuni Comuni: «Già centinaia di positivi». In Sicilia rinviata di 3 giorni l'apertura

Scuole chiuse in alcuni Comuni: «Già centinaia di positivi». In Sicilia rinviata di 3 giorni l'apertura
di Lorena Loiacono
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Domenica 9 Gennaio 2022, 07:37 - Ultimo aggiornamento: 12:00

I sindaci e i medici frenano sulla ripartenza della scuola, fissata per domani, e i presidi, viste le nuove regole per la quarantena, bocciano l'autodichiarazione sul vaccino che verrà chiesta agli studenti delle scuole medie e superiori: «Ci deve pensare la Asl». Antonio Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, avverte: «Già in queste ore il numero degli studenti positivi ha raggiunto l'ordine delle decine, addirittura delle centinaia». Mancano appena 24 ore alla campanella che riporterà in classe tutte le scuole italiane ma le polemiche non si fermano. Anzi, avanza il fronte di Regioni e Comuni che, invece, hanno già emesso un'ordinanza per lasciare chiuse le scuole.

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Dopo il caso della Regione Campania, che lascia tutto chiuso fino a fine mese, su cui il Governo prepara il ricorso (dovrà presentare al Tar nuovi documenti), è il turno della Sicilia, dove gli istituti resteranno chiusi almeno fino a mercoledì, per dare il tempo alle scuole di mettere a punto tutte le procedure organizzative richieste in caso di nuovi casi positivi.

La protesta va avanti dalla Puglia, dove il presidente Emiliano ha dichiarato di aver chiesto invano uno slittamento della riapertura, fino al veneto dove il presidente Zaia parla di falsa ripartenza e annuncia un calvario.


I SINDACI
E poi, in ordine sparso, ci sono i sindaci di alcuni comuni vicino Roma, come Frosinone, Artena, Genazzano e Bellegra, che tengono chiuse le scuole per una settimana, altri in Calabria, Puglia, Molise. L'obiettivo è prendere qualche giorno per accelerare con i vaccini e con uno screening tra la popolazione studentesca. Scende in campo anche la Federazione nazionale dell'ordine dei medici: «Rinviare l'apertura delle scuole poteva essere una misura di buon senso - ha commentato il presidente Filippo Anelli - a giugno il virus non ci sarà, le lezioni potevano essere prolungate di due settimane». Anche l'ordine di Torino definisce imprudente il rientro in classe. Ma così non sarà. Intanto le scuole fanno i conti con le nuove quarantene. I problemi maggiori nascono nelle scuole medie e superiori, dove gli alunni vanno tutti in autosorveglianza con un caso positivo tra i banchi e tutti in dad con tre casi. Con due casi invece vanno in Dad solo i non vaccinati. Qui nasce la questione più spinosa: la differenza di procedura per i vaccinati e i non vaccinati e la relativa questione di privacy nel trattamento dei dati relativi alla vaccinazione, oltretutto con ragazzi in gran parte minorenni. Nell'informativa inviata ieri dal Ministero dell'istruzione alle scuole viene sciolto il nodo: saranno i ragazzi a dimostrare di essere vaccinati e quindi a chiedere di poter frequentare in presenza. Tutti gli altri vanno in Dad. Per i dirigenti scolastici non si tratta di una procedura idonea, avrebbero preferito che fosse la Asl a indicare chi resta a casa e chi no. «Dovrebbe essere semmai la Asl a comunicare con le scuole - spiega Giannelli, leader dei presidi - È improprio e inaccettabile che il preside debba chiedere a singoli ragazzi informazioni sullo stato vaccinale. Mi sembra opportuno che il referente Covid chieda alle Asl i dati. Il Codice della privacy è stato modificato circa un mese fa, ma la scuola ha una grande varietà di situazioni non facilmente omologabili di cui si deve tenere conto. I ragazzi non possono essere messi in imbarazzo». I problemi da quello che sta emergendo riguardano diversi aspetti. I ragazzi che andranno in classe in autosorveglianza, quel che può accadere alle elementari con un solo caso positivo o alle medie e superiori con due casi, potrebbero essere molti già dalla prossima settimana: riusciranno a fare i tamponi necessari per monitorare? In una lettera del generale Figliuolo, indirizzata ai presidi, arriva una prima rassicurazione su un «maggior coinvolgimento attivo delle risorse sanitarie già presenti sul territorio come i pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale, per supportare le attività delle Asl».


AUTOSORVEGLIANZA
In autosorveglianza, i ragazzi dovranno indossare le mascherine Ffp2, che gli verranno fornite dalla struttura commissariale. Come già accade per quelle chirurgiche ma, ad oggi, nelle scuole, le Ffp2 non ci sono: non sono arrivate neanche per i docenti. Un'altra incognita riguarda la mensa: in autosorveglianza è concesso consumare i pasti solo se sono garantiti due metri di distanza tra gli studenti. Praticamente le scuole saranno costrette a mandare a casa i bambini per pranzo, con buona pace del tempo pieno, visto che per molti istituti comprensivi è già difficile garantire il metro di distanza a tavola.
Lorena Loiacono
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