«Scuola, nuove regole per la Dad», le Regioni: «Classi chiuse solo con 4 casi»

De Luca insiste: «Tutti a casa per 20 giorni». No del governo: la riapertura non slitterà

«Scuola, nuove regole per la Dad», le Regioni: «Classi chiuse solo con 4 casi»
«Scuola, nuove regole per la Dad», le Regioni: «Classi chiuse solo con 4 casi»
di Lorena Loiacono e Francesco Malfetano
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Martedì 4 Gennaio 2022, 00:37 - Ultimo aggiornamento: 10:57

Scuola, mancano poco meno di 3 giorni al rientro in aula di buona parte degli studenti italiani. Eppure, a 72 ore dalla ripresa, non è stato ancora trovato un accordo su come ciò debba avvenire per evitare che la didattica a distanza (Dad) torni a prevalere nel giro di poche ore. Al momento la sola certezza, a quanto fa trapelare il governo, è che la riapertura non slitterà: il 7 o il 10 gennaio gli alunni saranno al loro banco. Al netto degli appelli dei presidi a definire subito una strategia in pratica, è tutto un rincorrersi di ipotesi.

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Frenata dalle polemiche politiche degli ultimi giorni l’opzione di una dad differenziata per soli studenti non vaccinati, le Regioni ora ragionano su una nuova proposta.

Un’ipotesi appunto, che non prevederebbe alcuna distinzione tra gli alunni, ma “solo” la definizione di un numero minimo di contagi in classe, che permetta indistintamente a tutti di andare in dad. Al momento, stando a quanto lasciano filtrare alcune Regioni, l’opzione più probabile è di valutare tre o quattro contagi e, sotto questa cifra, prevedere l’auto-sorveglianza per tutti.

Il vertice con le Regioni


Una strategia che dovrebbe finire oggi sul tavolo della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e, in caso di intesa, sarà prima valutata da tutti i governatori e poi sottoposta all’esecutivo. In altri termini, mentre il governatore campano Vincenzo De Luca rilancia a modo suo («Mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola - ha detto, ottenendo il pragmatico appoggio del toscano Giani - Prendere 20/30 giorni di respiro»), sembrano prendere corpo le «proposte innovative» a cui ieri il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha annunciato di star lavorando. 


Dal canto suo però, anche il coordinatore della Commissione e assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna Raffaele Donini non scopre le carte, anzi, rilancia: «Gli obiettivi da perseguire oggi siano tre: far restare il più possibile i ragazzi in presenza, non scrivere protocolli inattuabili e, soprattutto, avere riguardo della popolazione già vaccinata». Il riferimento - in contrapposizione all’ipotesi di intervento filtrata ieri sera - è agli studenti delle scuole medie e superiori, immunizzati con due dosi al 73%. Un’ulteriore strada che, con buona probabilità, vedrebbe la differenziazione delle quarantena tra alunni vaccinati e non solo nella fascia 12-19enni. Poco più di un’ipotesi che, in ogni caso, testimonia il ginepraio attuale in cui ovviamente non hanno mancato di prendere posizione anche l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina («Se le mascherine Ffp2 vengono considerate più efficaci allora è giusto garantirle a tutto il mondo della scuola, senza distinzione alcuna») e, ovviamente, presidi e sindacati. 


I PRESIDI
«Come Anp - spiega il presidente dell’Associazione presidi di Roma, Mario Rusconi - siamo contrari a mettere in dad i ragazzi non vaccinati perché sarebbe una discriminazione. Era stato annunciato che sarebbero stati organizzati hub per fare tamponi agli studenti in vista della riapertura delle scuole: credo sia questa la misura da attuare, la cosa migliore dopo le feste, ma a pochi giorni dalla riapertura non ne abbiamo contezza». La richiesta di avviare un’azione di screening tra gli alunni prima del rientro, era del resto stata avanzata su più fronti, ma per ora non sono partiti interventi in questo senso. Anche perché le Asl, proprio negli ultimi giorni sia per le feste di Natale sia per Capodanno, sono andate in seria difficoltà nell’effettuare la mole di tamponi richiesta. 
Sul piede di guerra anche la Uil scuola: «Intollerabile - denuncia il segretario Pino Turi - Nulla è stato fatto in termini di strategie di interventi strutturali: niente distanziamento, niente dispositivi per controllo dell’aria nelle classi che restano super affollate, niente presidi sanitari, niente tracciamento». 


Infine c’è anche la spada di Damocle che oggi sono i contagi dei docenti. Con il +163% di casi registrati nell’ultima settimana rispetto alla precedente infatti, aumenta la possibilità che questi finiscano in isolamento. Nulla di nuovo. Se non fosse che già ad oggi non si trovano supplenti da convocare, ma a breve sarà ancora più difficile perché i precari sono impegnati nelle prove orali dei concorsi per la scuola dell’infanzia e la primaria. 
Lorena Loiacono

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