I risultati dei test Invalsi 2021 confermano un crollo degli apprendimenti dovuto alla pandemia e alla conseguente DAD.
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Le prove, stilate e corrette dal Ministero dell’istruzione, vengono somministrate agli alunni per testare il loro grado di apprendimento, soprattutto dopo un lungo periodo di stop in presenza.
Dai dati emersi questa mattina presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, in quinta superiore il 44% degli alunni non arriva al livello minimo in italiano, il 51% in matematica. Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, che ha commentato: «Veniamo da due anni di sofferenze, difficoltà. Tutta la nostra scuola ha ricorso a strumenti che non erano nella nostra tradizione. C'è da dire che la scuola non giungeva al 2019 in condizioni splendide – ha continuato Bianchi -. La funzione fondamentale degli Invalsi è il richiamo alla realtà: emergono disuguaglianze territoriali e discriminazioni sociali» e terminando ha aggiunto: «C’è bisogno di ritornare insieme. Stiamo tutti lavorando per la scuola in presenza. Serve un atto di responsabilità collettiva per completare il piano vaccinale».
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Le prove Invalsi hanno coinvolto quest'anno oltre 1.100.000 allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 530.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e circa 475.000 studenti dell’ultima classe della scuola secondaria di secondo grado.
Le situazioni più difficili emergono dalle scuole superiori, in particolare in Campania, Puglia e Abruzzo. Nelle classi quinte, infatti, si assiste a una vera e propria debacle, con il 44% di studenti che non è arrivato al livello minimo in italiano (35% nel 2019) e addirittura il 51%, vale a dire uno su due, in matematica (42% nel 2019).
«Se vogliamo invertire la rotta – commenta la presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello – dobbiamo impegnarci in un’operazione culturale di ampio respiro per assicurare a tutti gli studenti italiani non una semplice infarinatura di nozioni, ma delle solide competenze».