Scuola, decreto anti-covid: addio Dad per vaccinati e guariti. LE NUOVE REGOLE

Scuola, decreto anti-covid: addio Dad per vaccinati e guariti. LE NUOVE REGOLE
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Giovedì 3 Febbraio 2022, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 18:32

Il nuovo decreto anti-Covid emanato dal Governo aggiorna anche le regole per la gestione della pandemia nelle scuole. Per la scuola dell'infanzia si andrà in Dad con 5 casi, mentre nella primaria la didattica a distanza scatta sempre dai 5 casi in su, ma solo per i non vaccinati o guariti.

Idem nella scuola secondaria, anche se qui la soglia si abbassa a 2 casi I vaccinati con dose booster, purché asintomatici, si “immunizzano” anche dalla Dad.

Sono infatti l’unica categoria di studenti, insieme a guariti o vaccinati con due dosi da meno di 120 giorni, che, a partire dalle scuole primarie, potrà continuare la didattica in presenza sempre e comunque.

È questa la novità più importante sul fronte scuola contenuta nel decreto che aggiorna le norme anti-Covid, approvato dal Consiglio dei ministri del 2 febbraio e che entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il ministro della Salute Speranza, in conferenza stampa, ha annunciato: “Questa è un fase diversa, quindi abbiamo deciso che i vaccinati non andranno più in Dad e nei pochi casi di Dad questa durerà 5 giorni rispetto ai 10 attuali".

Un ulteriore passo in avanti che segue la strada tracciata dal decreto del 27 gennaio scorso, in cui era stata introdotta la distribuzione di mascherine FFP2 gratuite al personale e agli studenti in autosorveglianza, nonché i tamponi gratuiti per i bambini delle scuole elementari e la possibilità, per gli studenti vaccinati, di frequentare in presenza, anche se contatti di positivi, con il solo controllo del Green Pass (senza tampone negativo o certificato medico).

Nuovo decreto Covid, le misure per evitare la Dad

Come sottolinea Skuola.net, i cambiamenti riguardano tutti i cicli scolastici, nell’ottica di allontanare il più possibile lo scenario della Dad: nella scuola dell'infanzia si va in didattica a distanza con almeno 5 casi, mentre nella primaria scatta con 5 casi, ma solo per i non vaccinati o guariti.

Nella scuola secondaria, invece, dopo 2 casi vanno in Dad solo i non vaccinati o guariti. Ecco in sintesi i principali cambiamenti decisi dal nuovo decreto:

● Nelle scuole d'infanzia, fino a quattro casi positivi in classe, i bambini potranno rimanere in presenza con l'obbligo per i docenti di indossare le FFP2 fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso positivo. Se i casi salgono a cinque, Dad per tutti per cinque giorni.

● Alle primarie, fino a quattro casi, tutti rimangono in classe con l'obbligo per insegnanti e alunni sopra i sei anni di indossare le mascherine FFP2. A partire dal quinto caso, le misure cambiano a seconda dello status vaccinale: attività in presenza, con obbligo di mascherina, per chi ha concluso il ciclo vaccinale primario, è guarito dal Covid da meno di 120 giorni o ha ricevuto la dose booster. Per gli altri alunni, didattica digitale integrata per cinque giorni.

● Le regole cambiano anche per gli alunni delle scuole secondarie. Fino a un caso, continueranno tutti in presenza con l'obbligo di indossare le FFP2. Con due o più casi, chi ha concluso il ciclo vaccinale primario, è guarito da meno di 120 giorni o ha effettuato la dose di richiamo, può restare in classe con l'obbligo di usare la FFP2. Per gli altri, scatta la didattica digitale integrata per 5 giorni. Nella bozza del Decreto si legge anche che, per la scuola dell'infanzia, la Dad scatta se l’accertamento del quinto caso di positività si verifica entro cinque giorni dall’accertamento del caso precedente. Per le scuole primarie e secondarie, invece, scatta la Didattica digitale integrata se l’accertamento del quinto (primarie) o del secondo caso (secondarie) di positività si verifica entro cinque giorni dall’accertamento del caso precedente. Come detto, però, perché le nuove regole entrino in vigore, bisognerà tuttavia aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, prevista entro il 7 febbraio: si partirà dal giorno successivo. Il decreto sarà quindi presentato alle Camere per la conversione in legge. Ok ai “tamponi fai da te” per l'autosorveglianza per scuola dell’infanzia e primaria Per gli alunni della scuola dell'infanzia e delle primarie, inoltre, basterà un tampone autosomministrato negativo per la frequenza in presenza nel caso compaiano dei sintomi. Infatti, se in classe ci sono fino a 4 casi di positività, come visto, si potrà restare in presenza (con mascherina FFP2 a partire dai 6 anni d'età), ma alla prima comparsa di sintomi sarà necessario effettuare un test antigenico rapido o molecolare oppure un test antigenico autosomministrato. Se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell'ultimo contatto, si dovrà ripetere il test. In caso di uso del tampone "fai da te", bisognerà attestare l’esito negativo con autocertificazione.

Le reazioni del mondo politico

All’indomani del decreto sulle nuove regole per la quarantena, sono però subito scattate le polemiche. È soprattutto tra le fila della Lega che si riscontrano le maggiori critiche: non a caso, i suoi rappresentanti hanno votato contro il decreto durante l’ultimo Consiglio dei ministri. Massimo Garavaglia e Erika Stefani, rispettivamente ministri per il Turismo e per le Disabilità, hanno scritto in una nota che: "Pur condividendo le misure di apertura contenute nel decreto approvato oggi in Cdm, in coscienza non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati. I dati ci dicono, per fortuna, che i contagi scendono quotidianamente e nostro dovere è lavorare con determinazione alle questioni concrete per risolvere i problemi del Paese". A far eco alle parole dei due ministri leghisti è la sottosegretaria all'Istruzione del M5S Barbara Floridia che ha dichiarato: "Non si può pensare di discriminare i bambini, prevedendo per alcuni la Didattica a distanza e per altri la frequenza in presenza.

Le scuole devono restare aperte”. Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegretario all'Istruzione della Lega, Rossano Sasso: "Lasciare a casa da scuola tre milioni e mezzo di bambini a gennaio - dice - non è la soluzione. Non possiamo permetterci di relegare in Dad milioni di studenti. La risposta non può essere sacrificare il diritto all’istruzione di milioni di studenti. Su questo siamo pronti a far sentire forte la nostra voce".

A questa pioggia di obiezioni ha risposto il ministro della Salute Roberto Speranza: "Non c’è nessuna discriminazione. Credo che questa sia una parola sbagliata che nulla ha a che vedere con il decreto che abbiamo approvato". Lo stesso ha poi sottolineato come "i vaccini siano davvero lo strumento fondamentale che ci sta consentendo gradualmente di aprire una fase nuova. Noi lo diamo per scontato, ma la vaccinazione sta piegando finalmente la curva senza per questo aver dovuto fare scelte di limitazioni molto significative, come stanno facendo altri paesi in Europa". Sul tema è intervenuto anche il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, per il quale "Non c'è stato né scontro né polemica ma una precisazione da parte dei colleghi della Lega che è stata registrata con la massima attenzione. Il confronto sereno e responsabile è alla base del nostro lavoro". Il ministro ha poi ribadito: "Non c'è un’attitudine del Governo a discriminare i bambini, è un'indicazione di marcia verso una nuova normalità, con cautela".

La “voce” dei presidi

Infine il punto di vista dei presidi. Per Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio e dirigente scolastico del liceo Newton di Roma, “E’ apprezzabile il tentativo di semplificazione e che le nuove misure siano pensate per garantire maggiormente la presenza a scuola”. D’altro canto, osserva Costarelli, può esserci la paura, da parte di famiglie e studenti delle scuole superiori, che queste regole possano favorire la diffusione del contagio. Per questo “Si teme che i genitori possano decidere di non mandare i bambini a scuola” afferma la dirigente. “Resta il nodo dei vaccinati e non vaccinati - aggiunge Costarelli - si è visto che ci sono casi in cui i vaccinati in presenza erano molti meno, magari 2 o 3, di quelli che seguivano da casa. Perché anche se sulla carta sono situazioni in cui si può stare in presenza, di fatto questa presenza potrebbe non avvenire”.

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