Asili nido, è emergenza: posti solo per 2 bimbi su 10. Sud fanalino di coda

Mamme costrette a lasciare il lavoro per prendersi cura dei figli. Ma col Pnrr c’è l’opportunità di ampliare l’offerta

Asili nido, è emergenza: posti solo per 2 bimbi su 10. Sud fanalino di coda
Asili nido, è emergenza: posti solo per 2 bimbi su 10. Sud fanalino di coda
di Lorena Loiacono
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Martedì 27 Settembre 2022, 06:42 - Ultimo aggiornamento: 07:07

Giocano a fare la conta ma sono sempre troppo pochi. I bambini che frequentano gli asili nido in Italia, infatti, dovrebbero essere molti di più. Ed è su questo deficit, che ricade inevitabilmente sulle famiglie, che dovrà intervenire ora il Pnrr. I dati, in base alle ultime rilevazioni dell'Istat, parlano chiaro: in Italia i bambini sotto i 3 anni di età, che frequentano una qualsiasi struttura educativa, sono il 26,3% del totale. Si tratta di un valore decisamente inferiore alla media europea che si attesta invece al 35,3%. E comunque, al di sotto del target del 33%, richiesto dall'Unione europea. Adesso quindi l'obiettivo è ampliare l'offerta per le famiglie, possibilmente in tempo per il prossimo anno scolastico. E i fondi del Pnrr, infatti, sono indirizzati anche a quello, ma il tempo intanto corre. In Italia oggi sono 13.834 i servizi educativi destinati alla prima infanzia con oltre 361 mila posti autorizzati e solo per metà si tratta di strutture pubbliche.

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LE DIFFERENZE
La copertura del 26% dei bimbi tra zero e tre anni presenta inoltre forti differenze tra Nord e Sud e il saldo, come spesso accade, è sempre negativo per il Meridione: il Nord-est e pure il Centro Italia presentano la copertura sopra il target europeo rispettivamente con il 34,5% e il 35,3%. Le regioni del Nord-ovest restano invece al di sotto della soglia ma non troppo distanti con il 31,4%. In coda ci sono invece le regioni del Sud, che si fermano su una media al 14,5%, e quelle delle Isole al 15,7%. Sulla gestione degli asili nido, affidata agli enti locali, si fa sentire la differenza tra regione e regione se non addirittura tra comune e comune. A livello regionale, infatti, spicca l'offerta di posti della Valle D'Aosta con un 43,9% di copertura, seguita da diverse regioni del Centro-nord, che sono tutte sopra il target europeo. Dal 2019 superano il 33% anche il Lazio, con il 24,3% di offerta, e il Friuli-Venezia Giulia con il 33,7%. In coda invece ci sono le regioni del Mezzogiorno, come Campania e Calabria, ferme ancora sotto l'11%. La situazione per le famiglie migliora nei capoluoghi di provincia dove viene raggiunta una media del 34,8% di copertura.
LE DIFFICOLTÀ DELLE CITTÀ
Tra i comuni intorno ai quali gravitano le maggiori aree metropolitane del Centro-nord, ci sono città come Roma, Firenze e Bologna che si collocano sopra il 45% di copertura ma sono in netto distacco da quelle del Sud e delle Isole, dove la copertura non raggiunge comunque il 20%, ad eccezione di Cagliari.

Osservando solo le città più grandi, quindi, l'offerta sale ma scende vertiginosamente nei comuni semplici che si attestano, infatti, su una media di 23,7 posti per 100 bambini sotto i 3 anni. Non poter accedere al nido rappresenta un danno per tutte quelle famiglie che, invece, ne usufruirebbero volentieri: secondo quanto rilevato dall'Istat la condizione lavorativa della madre, infatti, ha un peso determinante per l'accesso ai nidi visto che le famiglie in cui la madre lavora usufruiscono per il 32,4% del nido, contro il 15,1% delle famiglie in cui solo il padre lavora. Senza un posto al nido, per i genitori può saltare anche la possibilità di lavorare.

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L'ALLARME DEI GENITORI
Un altro aspetto che influenza la scelta delle famiglie, oltre alla mancanza di posti disponibili, è il costo: le famiglie con due redditi hanno maggiore probabilità di iscrivere i bambini al nido. Ma c'è anche chi, come una mamma di Milano, è stata costretta a rinuncare al lavoro per badare i suoi bimbi. Basti pensare che il reddito netto annuo delle famiglie con bambini che frequentano il nido è di 24.213 euro, contro un reddito medio di 17.706 euro delle famiglie che non mandano il bambino in una struttura educativa. In generale, infatti, i tassi di frequenza aumentano all'aumentare della fascia di reddito delle famiglie. E allora è necessario investire sull'ampliamento all'offerta per andare incontro alle famiglie che ne hanno bisogno. Il Pnrr ha previsto per i nidi uno stanziamento di oltre 3,1 miliardi di euro con cui si passerebbe dall'attuale copertura del 26,6% al 45,5% entro la fine del 2025. Sarebbe un bel salto in avanti per l'Italia che, comunque, non andrebbe a pareggiare i conti con il resto d'Europa: in altri paesi del Mediterraneo si registrano tassi di frequenza ben superiori. In Francia si arriva al 50,8% di copertura e in Spagna addirittura 57,4%.
 

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