Doppio trapianto di fegato da un unico donatore al Bambino Gesù di Roma: è la prima volta al mondo

Doppio trapianto di fegato da un unico donatore al Bambino Gesù di Roma: è la prima volta al mondo
Doppio trapianto di fegato da un unico donatore al Bambino Gesù di Roma: è la prima volta al mondo
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Martedì 18 Agosto 2020, 21:49
Un primato decisamente invidiabile per il Bambino Gesù: per la prima volta al mondo, nell'ospedale pediatrico romano è stato eseguito un doppio trapianto di fegato da un unico donatore straniero combinando l'uso di un particolare macchinario, la macchina di perfusione epatica, con una tecnica che permette di dividere l'organo in due parti.

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Il primo caso al mondo riportato nella letteratura scientifica in cui sono state combinate le due metodiche si deve ai chirurghi dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, che lo hanno descritto su Liver Transplantation. Grazie alla perfusione, spiega una nota dell'ospedale, l'organo viene conservato in maniera più efficace, e può rimanere per più tempo al di fuori del corpo. In uno dei due riceventi, il fegato è stato trapiantato dopo 16 ore, quando normalmente il tempo massimo è di 8-10 ore.

La macchina di perfusione extracorporea, spiega il comunicato dell'ospedale, viene frequentemente utilizzata nel trapianto di organi interi (fegato, rene, polmoni e cuore) in pazienti adulti. Invece di immergere l'organo nella soluzione di conservazione e ghiaccio, viene collegato alla macchina che fa circolare al suo interno la soluzione di conservazione fredda a cui viene aggiunto l'ossigeno (perfusione ipotermica) oppure sangue ossigenato (perfusione normotermica).

Questa tecnica consente di prolungare i tempi di ischemia, cioè l'intervallo durante il quale l'organo rimane al di fuori dell'organismo. «I chirurghi del Bambino Gesù - spiega la nota - hanno utilizzato la macchina di perfusione per dividere in Ospedale un fegato prelevato fuori Italia, dove non avrebbero potuto effettuare lo split, e realizzare così due trapianti contemporanei.
Senza l'apporto del macchinario, visti i tempi di ischemia molto lunghi, ci sarebbero stati maggiori rischi di malfunzionamento degli organi trapiantati. 


 
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