Demenza, ictus e Parkinson: un uomo su tre e una donna su due a rischio

Demenza, ictus e Parkinson: un uomo su tre e una donna su due a rischio
Demenza, ictus e Parkinson: un uomo su tre e una donna su due a rischio
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Martedì 2 Ottobre 2018, 13:21
Una donna su due e un uomo su tre sono destinati a sviluppare una malattia neurologica come demenza, Parkinson e ictus nell'arco della propria vita, ma strategie preventive potrebbe ridurre il rischio di ammalarsi, fino anche a dimezzarsi, a seconda dell'età dell'individuo. Sono le stime che arrivano da uno studio pubblicato sul Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry e condotto presso l'Università Erasmus a Rotterdam.

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Lo studio si è basato sull'analisi di dati clinici relativi a 12.000 persone dai 45 anni i su, tutti partecipanti all'indagine epidemiologica 'Rotterdam Study', arruolati a partire dal 1990 e seguiti fino alla morte o fino al 2016. Nel corso dello studio 5291 persone sono decedute, 1489 persone con una diagnosi di demenza, quasi tutte di Alzheimer (quasi l'80%); 1285 hanno avuto un ictus, e 263 hanno ricevuto una diagnosi di Parkinson.

Analizzando tutti i dati a disposizione gli esperti hanno stimato che una donna su due e un uomo su tre sono destinati ad ammalarsi di una malattia neurologica nel corso della propria vita. La differenza di genere è ampiamente spiegabile col fatto che generalmente nelle donne la demenza compare prima negli anni. Inoltre, è emerso che i 45enni di entrambi i sessi hanno un rischio simile di andare incontro a ictus nel corso della propria vita e che le donne hanno un rischio doppio dei maschi di avere sia un ictus sia di ammalarsi di demenza.

I ricercatori hanno anche calcolato che se con strategie preventive (specie agendo sugli stili di vita) il rischio di ammalarsi potrebbe ridursi del 20% per un 45enne e di oltre la metà per un anziano di 85 anni o più. «Questi risultati rafforzano l'idea che promuovere strategie preventive a livello di popolazione potrebbe sostanzialmente ridurre il peso di malattie neurologiche comuni nella popolazione anziana» - conclude l'autore del lavoro Arfan Ikram.
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