Viaggio tra le galassie più distanti del cosmo, l'astrofisica Sandra Savaglio: «Studio l’Universo e il mistero delle sue origini»

L'astrofisica Sandra Savaglio
L'astrofisica Sandra Savaglio
di Enzo Vitale
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Lunedì 22 Giugno 2020, 11:47 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 06:41

Quali siano le strade che da un piccolo e ridente borgo del Meridione portano verso le galassie più remote del nostro Universo non è dato di sapere. Sappiamo solo che, nel 2004, il percorso intrapreso da Sandra Savaglio, docente di Astrofisica all’Università della Calabria, è approdato direttamente sulla copertina di Time. “Simbolo dei molti scienziati europei che si sono trasferiti negli Stati Uniti”, questa la motivazione del blasonato settimanale statunitense.
Ex cervello in fuga, Sandra Savaglio è stata tra i protagonisti di Solstizio di scienza: ri-pensare il futuro, la maratona online organizzata da National Geographic Festival delle Scienze e Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Codice Edizioni, a cui hanno partecipato ben 50 esponenti di spicco del mondo scientifico e letterario. Insieme al filosofo Sergio Givone ha affrontato il tema di scienza e infinito.

Cosmo, infinito, galassie e misteri, ma professoressa lei studia addirittura quelle più distanti: perché è rimasta affascinata da tali oggetti?
«E chi non lo sarebbe? Un viaggio senza limiti, né fisici né mentali. Davvero più lontano di così non si può andare. E non è fantasia, è tutto vero. Continuo a farlo ogni giorno della mia vita».

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(Il gruppo di galassie  Abell 2744, chiamato anche ammasso di Pandora, è uno dei più distanti dalla nostra Via Lattea credit Nasa)

Ha studiato in Italia, in Calabria per la precisione, e poi ha vissuto anche negli States, di cosa si è occupata lì?
«Ho partecipato ad un progetto fantastico che ha coinvolto colleghi di tutto il mondo. Usando lo strumento ottico più importante mai costruito nella storia dell’umanità (il telescopio spaziale Hubble, ndr) abbiamo studiato nei minimi dettagli un piccolo pezzetto di cielo, ma siamo andati giù di brutto fino a guardare il buio più profondo. Da cui il nome del progetto: l’Hubble Deep Field South. È stato bellissimo».

In due parole?
«Io in particolare mi sono occupata dello studio dello spazio vuoto (o quasi) che si trova tra le galassie lontane. Sembra non avere senso tutto questo, ma invece ce l’ha. Questo spazio contiene non solo la gran parte degli atomi nell’Universo, ma anche la gran parte della materia (al 90% fatta di materia oscura)».

Poi però è ritornata in Italia.
«Rimanere in Usa è stato molto gratificante, esperienze significative, ho imparato tante cose e conosciuto persone fantastiche. Ma vivere lì per sempre non era esattamente lo scopo finale della mia vita».

Perché?
«È un Paese che vive grossi conflitti sociali. Per un italiano o un europeo in generale con le nostre origini e il nostro bagaglio culturale è difficile comprenderli e accettarli fino in fondo».

Delusioni?
«Ce ne sono sempre comunque ovunque tu vada. Ma sarebbe una storia troppo lunga da raccontare...».

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(Sandra Savagio, insieme a Marica Branchesi, è da poco diventata componente del Consiglio Scientifico dell’Inaf, lstituto Nazionale di Astrofisica)

Differenze, in campo scientifico, tra Usa ed Europa?
«Gli americani sono bravissimi a fare ricerca di punta. Sono molto competitivi, vogliono arrivare prima di tutti gli altri. E spesso ci riescono perché mettono a disposizione tutti i mezzi possibili. In Europa, i tedeschi sono anche loro molto capaci in questo, soprattutto ad investire nella ricerca. Forse sono meno competitivi, ma anche loro si difendono bene. In più, in Germania, c’è un ambiente estremamente internazionale, hanno capito che questo è il modo giusto per fare ricerca e ottenere risultati».

Cose che non sono state comprese in Italia...
«In un certo senso sì, qui da noi c’è molta sofferenza. Pochi soldi, un grande rallentamento dovuto alla burocrazia, poca apertura nei confronti degli stranieri, metodi di reclutamento arretrati».

E tanti giovani cervelli che scappano.
«Attenzione: il problema principale non è questo, ma che pochi giovani vogliono venire da fuori in Italia. Nonostante questo, molti scienziati danno l’anima e raggiungono risultati validissimi. Un rammarico: cosa potrebbe fare l’Italia se adottasse lo stile tedesco? Cose pazzesche».


(Sandra Savaglio in Cile, qui operano i grandi telescopi tra i più importanti del pianeta)

Un recente studio di due ricercatori canadesi prospetta l’ipotesi che nella Via Lattea potrebbero esserci 6 miliardi di pianeti simili alla Terra. Lei che di galassie ne sa una più del diavolo, cosa ne pensa?
«Che non mi stupirebbe se davvero fosse cosi. Ci sono 200 miliardi di stelle nella nostra Galassia. Sei miliardi vuole dire che solo una stella su 30 potrebbe avere un pianeta roccioso che si trova alla giusta distanza dalla stella come la Terra dal Sole per avere le condizioni giuste per la vita. Ma questa certezza comunque non ce la può dare nessuno e le incognite sono tantissime».


Lampi gamma, altro settore di suo interesse, le ultime novità?
«Ci sono novità ogni giorno. Per esempio, proprio lo scorso 19 giugno ci sono stati tre eventi di questo tipo, esplosioni super energetiche che coinvolgono stelle molto grandi e che illuminano il nostro Universo anche a grande distanza, per poco tempo, proprio grazie all’emissione di raggi gamma. Spettacolare».


Scienziata e ora anche politica, assessore in Calabria: perché questa scelta?
«AssessorA, prego, ci tengo al linguaggio di genere. Io non faccio esattamente politica (e infatti si capisce appena apro bocca, non ne sono capace). Sono una “tecnica”, come si dice in questi casi. Non ho partecipato alle elezioni, la presidente Jole Santelli mi ha chiesto di fare il mio dovere per cambiare una regione che soffre».


(L'astrofisica ora è anche assessore alla Cultura in Calabria)

Come donna ha avuto più difficoltà nella sua carriera rispetto ai colleghi maschi?
«Si, certo. Le donne hanno sempre più difficoltà dei colleghi maschi, in tutti i campi del lavoro e della vita. Nessuno lo può negare, e chi lo fa è perché non sa o non vuole sapere».

Nel 2004 anche sulla copertina del Time, e non è cosa da tutti, pardon, da tutte: come ci è finita?
«In che senso come ci son finita? - Scherza, sorride -: direi che non è ancora finita, se sono ancora qui a parlare con lei vuol dire che il percorso e ancora lungo e prosegue...».


(La Savaglio sulla copertina del Time nel 2004)

Ma cosa accadde quella volta in Germania con un famoso direttore?
«Ma debbo proprio raccontarla?»


«Lo dico ancora adesso: io volevo solo scherzare, lui era stato considerato per il premio Nobel per la Fisica per essere stato tra i primi ad aver confermato la presenza di un buco nero gigante (in termini di massa, non di volume) al centro della nostra Galassia. Durante un meeting misi la sua faccia al posto di un papa in un dipinto del ‘600 rappresentante la Santa Inquisizione».

E poi come è finita?
«E' finita male».

Cioè?
«Aveva un tono che non mi piaceva mentre interagiva con gli studenti, così quando è stato il turno del mio intervento ho mostrato quell'immagine. Giuro, io volevo solo fare una battuta! Per ridere…. Invece non la prese per niente bene e si mise ad urlare contro di me. Forse avevo colto nel segno. Comunque niente di grave, cose da astronomi».

enzo.vitale@ilmessaggero.it

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