​La super memoria, svelato il segreto di chi non dimentica

La super memoria, svelato il segreto di chi non dimentica
​​La super memoria, svelato il segreto di chi non dimentica
di Raffaele Alliegro
3 Minuti di Lettura
Giovedì 11 Giugno 2020, 08:27
Tutti ricordano la nascita di un figlio, l'esame di maturità, il matrimonio, la morte di una persona cara. Dunque, soltanto gli avvenimenti che ognuno considera importanti. Con metodo selettivo si dimenticano la maggior parte delle giornate, quelle considerate normali, inutili da trattenere.

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Loro invece ricordano tutto. Cosa hanno fatto in qualsiasi data, a qualsiasi ora. Ricordano ogni compleanno, ogni appuntamento, ogni viaggio, ogni pranzo e ogni cena. E la loro vita non è tra le più felici, perché ricordano anche tutti i dispiaceri, come se li provassero proprio nel momento in cui riaffiorano alla memoria.

Scientificamente si chiamano “ipermemori”. Nel mondo sono una sessantina. Possono essere molto preziosi per capire come funziona negli esseri umani la memoria, cioè quel complesso meccanismo che permette di conservare alcuni ricordi e di abbandonarne altri. Per questo motivo, in otto, tutti italiani, sono stati coinvolti in uno studio che ha permesso di scoprire qual è l'area cerebrale che organizza i ricordi e garantisce una poderosa memoria autobiografica. Dopo tre anni di lavoro i ricercatori hanno accertato che le menti degli ipermemori funzionano in maniera diversa rispetto alla media e permettono di accedere più facilmente a tracce di memoria irraggiungibili alle persone comuni.

La ricerca è stata condotta nei laboratori della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, coordinata da Valerio Santangelo, Tiziana Pedale, Simone Macrì e Patrizia Campolongo. Ha visto coinvolte l'università La Sapienza di Roma e l'università di Perugia, con l'Istituto Superiore di Sanità. Per realizzarla è stato chiesto agli otto di ricordare un evento molto lontano nel tempo, almeno 20 anni prima. La loro attività neuronale è stata quindi rilevata in tempo reale attraverso la risonanza magnetica funzionale, che permette di identificare le aree più attive del cervello durante il ricordo. Al gruppo di ipermemori è stato affiancato un gruppo di controllo di 21 persone che, al contrario, non avevano abilità della memoria straordinarie, e neppure deficit particolari. È stata utilizzata una tecnica innovativa, Multivoxel pattern analysis, per verificare se la migliore rappresentazione neurale dei ricordi fosse associata a specifiche aree del cervello. E il risultato è stato inaspettato. Spiegano i ricercatori: «Nel discriminare tra ricordi autobiografici vecchi e nuovi, nelle persone con ipermemoria si rileva un'elevata specializzazione della porzione ventro-mediale della corteccia prefrontale. Questa stessa sembra essere meno precisa nelle persone con una memoria normale». Nel loro cervello, sono state dunque trovate le aree che danno una dimensione temporale ai ricordi, organizzando le informazioni che nelle persone comuni restano memorie sfocate.

«Per la prima volta al mondo - sottolineano i ricercatori - sono stati studiati i meccanismi neurobiologici associati alla dimensione temporale dei ricordi tramite una metodologia innovativa e, soprattutto, in un gruppo di persone “speciali”». È stato un lavoro «cruciale, non solo per l'analisi delle doti di queste persone, ma soprattutto per aprire nuove frontiere di studio per la neuroriabilitazione della memoria e per la ricerca in pazienti con una lesione del sistema nervoso centrale. Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell'iper-funzionamento della memoria fornisce indicazioni importanti. Può aiutare a capire su quali aree bisogna intervenire per stimolare il ripristino di un corretto funzionamento della memoria nelle persone che presentano deficit o lesioni neurologiche».
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