Luca Parmitano è tornato sulla Terra, un sorriso nella steppa del Kazakhstan

Luca Parmitano torna oggi sulla Terra a 28.800 kmh sulla Soyuz arroventata a 2.000 gradi. Ecco che cosa vedrà Diretta dalle 9
Luca Parmitano torna oggi sulla Terra a 28.800 kmh sulla Soyuz arroventata a 2.000 gradi. Ecco che cosa vedrà Diretta dalle 9
di Paolo Ricci Bitti
10 Minuti di Lettura
Giovedì 6 Febbraio 2020, 01:14 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 21:04

Luca Parmitano è tornato sulla Terra così come l'aveva lasciata il 20 luglio scorso: con un sorriso. Tonico e per nulla frastornato, aiutato dagli specialisti di Roscosmos, è uscito dalla navicella Soyuz dopo 201 giorni in orbita per la missione Beyond: la capsula  ha toccato alle 10.12 la steppa del Kazakhstan dopo la lunga discesa infine frenata dal paracadute. All'interno il primo comandante italiano dell'Iss: la piccola astronave, dopo il distacco dall'Iss è sfrecciata fino a 28.800 km orari raggiungendo una temperatura di 2.000 gradi attraversando gli strati intermedi dell'atmosfera. Poi l'atterraggio, non troppo brusco, fra la neve nei pressi di Zhezkazgan, poco più di 500 km a nord est del cosmodromo di Bajkonur da dove era partita la missione, la 12a per un astronauta italiano.

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Tutto è andato come previsto confermando l'affidabilità dell'ultrasessantennale sistema Soyuz, tutt'ora l'unico per andare e tornare dalla stazione spaziale internazionale con un equipaggio. 
 

 


Anche i compagni di Parmitano, il russo Alexander Skvortsov, e l'americana Christina Koch, sono apparsi in ottime condizioni. Anche all'astronauta dell'Agenzia spaziale europea è stato messo un berretto di lana (bianco) e poi via ai controlli medici: intanto la prima telefonata alla moglie Kathy e alle figlie Maia e Sara, che con lui abitano a Houston.

L'astronauta catanese, 42 anni di cui adesso uno trascorso in orbita, trascorrerà i prossimi giorni  a Colonia, al centro di addestramento dell'Esa: serve almeno un mese per tornare a camminare regolarmente e sei per tornare definitivamente terrestri. Non a casa in questo periodo la patente di guida dei reduci dalla spazio viene sospesa. Non restano invece sospesi a mezz'aria gli oggetti, in particolare il cellulare e gli utensili, come avveniva sulla stazione spaziale e questo causa comiche gag agli astronauti che con la testa sono ancora nello spazio e che magari "spingono" un bicchiere alla moglie dall'altra parte del tavolo.

I record di Beyond
Parmitano è diventato il terzo europeo ed il primo italiano al comando della Stazione Spaziale Internazionale, ha eseguito quattro complesse ed estenuanti uscite extraveicolari (Eva, le passeggiate spaziali) per la riparazione sullo Spettrometro Magnetico Alfa rilevatore di particelle cosmiche AMS-02, stabilito il record europeo per il maggior numero di ore cumulative di attività extraveicolare con 33 ore e 9 minuti, operato da remoto un rover nei Paesi Bassi nell’ambito dell’esperimento Analog-1, inviato un importante messaggio sul cambiamento climatico ai leader della conferenza delle Nazioni Unite tenutasi a Madrid, e operato in oltre 50 esperimenti europei così come pure in 200 esperimenti internazionali sull'Iss.


Fraccaro
"Benetornao Luca Parmitano che rappresenta l'eccellenza dell'Italia nel settore, siamo orgogliosi di lui. Lo aspetto al più presto a Palazzo Chigi per lavorare insieme alle politiche spaziali del nostro Paese". Lo dichiara Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche spaziali.

"Con il ruolo di comandante della Stazione spaziale internazionale, la prima volta per un italiano, Parmitano - sottolinea Fraccaro - non ha ottenuto solo uno straordinario successo personale: grazie a lui anche l'Italia ha raggiunto un nuovo traguardo nel settore dello spazio. L'esperienza di AstroLuca ha dimostrato al mondo le grandissime capacità di leadership del nostro Paese nelle attività spaziali a tutti i livelli, da quello tecnico a quello scientifico e industriale. Il Governo ha la volontà di garantire il massimo supporto al settore spaziale perchè assicura ricadute estremamente positive per il Paese. Lo dimostra proprio il programma Beyond, guidato dal nostro astronauta, che consentirà di eseguire esperimenti scientifici avanzati e sviluppare nuove tecnologie al servizio dei cittadini. L'Italia è grata a Luca Parmitano per l'incredibile lavoro che ha svolto a bordo della Stazione spaziale internazionale, garantendo il successo della missione e dando prova di quanto lo spazio europeo e mondiale abbia bisogno del contributo del nostro Paese per svilupparsi al meglio. Al suo rientro in Italia, dopo il periodo di riabilitazione fisica alla quale dovrà sottoporsi, sarò felice - conclude Fraccaro - di ricevere Parmitano a Palazzo Chigi per collaborare al rilancio del settore spaziale che rappresenta il volano per l'innovazione, la competitività e la crescita del Paese". 

Saccoccia (Asi)
“Siamo orgogliosi di come sia andata la missione Esa Beyond di Luca Parmitano, la 12esima di un astronauta italiano nello spazio. È stata una missione molto speciale, ricca di risultati importanti per il nostro Paese e per l’Europa, un successo oltre ogni aspettativa. Luca è stato primo italiano a comandare la ISS a essere EVA leader in tre delle quattro attività extra veicolari che lo hanno visto protagonista di un  lavoro inedito per la riattivazione dell’esperimento AMS-02. Le attività della sua missione rappresentano un punto di svolta per capacità, leadership ed avanzamento delle conoscenze per la futura vita nello spazio. L’ASI è fiera di Luca che rappresenta la conferma della preparazione di tutti i nostri sette astronauti, donne e uomini che ci danno e dato molto lustro. Il bilancio della missione Beyond è, quindi, più che positivo e siamo davvero orgogliosi. Non resta che dire Bentornato a casa Luca, ora comincia per te un periodo importante di ripresa e di continuazione degli esperimenti a terra”.
 



Il rientro
Sulla Soyuz MS-13, in cui il colonello pilota dell'aeronautica militare si è stretto (immaginate una campana per il recupero del vetro, non un centimetro di più) con  il cosmonauta russo Alexander Skvortsov e l'astronauta della Nasa Christina Koch, il viaggio è iniziato alle 3 (sotto trovate la diretta Nasa) con la chiusura del portellone  poi l'undocking (separazione dall'Iss) alle 6.50. Alle 9.18 (sotto trovate la diretta Esa) via alla manovra di deorbitaggio e infine l'atterraggio nella steppa del Kazakhstan.





Il passaggio di consegne
L'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) ieri aveva passato il testimone al collega russo Oleg Skripochka, dopo aver pronunciato un discorso d'addio carico di emozione in cui ha ringraziato uno per uno i suoi compagni di viaggio. «La gratitudine che ho provato il primo giorno è andata crescendo in questi 200 giorni: ognuno di voi mi ha insegnato molte lezioni», ha detto AstroLuca stringendo forte il microfono in mano. «Voglio che il mio equipaggio sia orgoglioso di quello che ha raggiunto. Ci sono persone a Terra che tengono il conto delle cose che abbiamo fatto: quante attività extraveicolari, quante ore di lavoro sugli esperimenti, quante ore trascorriamo quassù. Ma quello che è davvero importante è ciò che avete raggiunto come squadra. Quello che ha reso tutto questo possibile è la vostra incredibile dedizione e per questo mi sento profondamente debitore» 

Che cosa hanno visto gli astronauti
Ma che cosa ha visto l'astronauta dell'Agenzia spaziale europea durante le circa tre ore di viaggio? Un'idea ce la può dare uno dei video più impressionanti, a tratti persino terrificante, diffuso dalla Nasa che aveva piazzato telecamere speciali sulla navetta Orion al rientro sulla Terra nel dicembre del 2014, dopo la prima missione di Luca Parmitano e prima di quella di Samantha Cristoforetti, per intendersi.

Ecco che cosa vedono gli astronauti mentre sfrecciano verso la Terra
 


Rispetto alla Soyuz, che inizia a cadere da 400 km di altezza, l'Orion è venutà giù da 5.800 km arrivando ai 32mila km orari e a una temperatura di 3.000 gradi. Inoltre non atterra nelle steppe del Kazakhstan ma fre le più morbide onde del Pacifico.


 

Ma per il resto siamo lì, compresa la terribile fase in cui il plasma, gas ionizzato, avvolge con un bagliore fiammeggiante la capsula: le pareti o gli oblò di pochi centimetri di spessore separano i tre astronauti da temperature di 2mila gradi.

Il video della Nasa sull'Orion è subito entrare nell'hit parade dei filmati sullo spazio. Avrebbe fatto comodo, il fiammeggiante video, anche al regista Alfonso Cuaròn per il film Gravity, oltremodo realistico proprio perché intarsiato con riprese (qui la recensione di Samantha Cristoforetti)  originali dell'ente spaziale statunitense.

A bordo, nel prototipo della navetta Orion che dovrà portare i primi uomini su Marte, non c'era alcun carico nel 2014 a parte un osso di dinasauro T-Rex, le poesie di Maya Angelou e un file audio con la suite “I pianeti” di Gustav Holst (un assortimento che solo gli americani...), ma la funzione degli occhi degli astronauti è stata svolta da speciali telecamere costruite in modo da sostenere il terribile impatto con gli termosfera, mesosfera, stratosfera e troposfera.



LA CADUTA
Le spettacolari immagini del rientro, mai così complete e articolate, anche durante le fasi più dure della “caduta” della navetta, sono persino angoscianti, nella prima parte: non sono effetti speciali, non sono ricostruzioni al computer, è la realtà che ci scorre davanti con quelle scie purpuree causate dall'immenso calore della navicella che si fa largo nell'atmosfera venendo risucchiata dall'attrazione terrestre dall'altezza di 5.800 km. Dal rosso carminio all'arancione sullo sfondo cupo del nero assoluto (il colore dello spazio, racconta Parmitano): sfila davanti agli occhi tutta la gamma cromatica dell'Impressionismo che poi si stempera via via in un giallo persino tenue, delicato. Si esce dalla paura (e quelli della Nasa hanno azzeccato anche la colonna sonora) solo quando si rivede il blu, poi l'azzurro e il celeste dalla atmosfera. Ma ancora non si respira mentre scorrono i centesimi di secondo del timer in sovrimpressione. La tensione si allenta quando il cielo si fa celeste come lo vediamo noi terrestri. E poi la velocità cala, si vedono le nuvole, e poi si aprono i tre grandi paracadute biancorossi: le onde del Pacifico sono là sotto, morbide.

Orion è il primo veicolo americano capace di trasportare uomini nello spazio da quando è andato in pensione lo Shuttle. Durante il test durato circa 4 ore e mezza, Orion ha completato due orbite intorno alla Terra all'altezza di 5.800 km (la stazione internazionale spaziale orbita a 400 km). Il rientro è avvenuto alla velocità di 32.000 chilometri l'ora ed è stato programmato per simulare il rientro di un viaggio con astronauti a bordo dalla Luna o da Marte.
 
 


AMMARAGGIO
Prima dell'ammaraggio si sono ecco i paracadute, poi il tuffo in acqua. Tutto impressionantemente documentato, secondo per secondo. L'ingresso in atmosfera è stato il momento più critico del test di volo cominciato con il lancio da Cape Canaveral. Alcune immagini erano già state trasmesse live dalla Nasa durante il test, ma ora il video documenta il periodo più critico, il black out delle comunicazioni che sopraggiunge quando la navetta viene completamente avvolta dal plasma surriscaldato fino a 4mila gradi (più del doppio di quello che sopportava la Shuttle).

PLASMA
Mettetevi nei panni, nelle tute, degli astronauti, dentro quelle angusta navicelle (oggi Soyuz, domani Orion), a pochi centimetri da quello scudo che consente all'equipaggio di non incenerirsi, di non volatilizzarsi all'istante come una goccia d'acqua su una padella incandescente. 



PARMITANO
“Al rientro, la prima volta, non sai che cosa ti attende e ti convinci – raccontò nel novembre 2013 l'astronauta dell'agenzia spaziale europea, Luca Parmitano, nonostante la sua Soyuz avesse viaggiato più lentamente dell'Orion di qualche migliaio di km orari e con un tragitto di caduta assai più breve – che tutta la tecnologia della navetta ti porterà a terra sano e salvo, ma le emozioni, le sensazioni, le visioni di quella caduta resteranno per sempre le più forti e le più difficili da descrivere dell'intera missione. Come si fa a raccontare il colore del plasma che fiammeggia avvolgendo la Soyuz mentre tu conti i secondi e controlli gli strumenti? Terrificante ed esaltante allo stesso tempo”.
 


Il test del 5 dicembre 2014 è servito anche a valutare i sistemi di lancio e di rientro, tra cui controllo dell'assetto, paracadute e scudo termico. E sono proprio le immagini dei paracadute, rassicuranti, a chiudere il video da Oscar della Nasa che con il Test della navetta Orion ha celebrato il ritorno dopo 40 anni a missioni oltre l'orbita bassa.
 
Qui sotto invece una ricostruzione grafica del rientro di una navicella Soyuz: fra i narratori l'astronauta Paolo Nespoli.










 

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