Liberi dalle meduse grazie alle reti
progettate dall'Università del Salento

Liberi dalle meduse grazie alle reti progettate dall'Università del Salento
di Maria Claudia MINERVA
3 Minuti di Lettura
Domenica 11 Agosto 2013, 17:57 - Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 18:23
LECCE - Una rete ci liberer dalle meduse e, soprattutto, dai loro effetti urticanti e dannosi per la salute. Un incubo che svanir grazie al progetto europeo Medjellyrisk, firmato dai biologi dell’Universit del Salento. Sono, infatti, pronte e saranno testate, gi dai primi di settembre, in Italia, Spagna, Malta e Tunisia, le prime reti “anti-meduse”.


Si tratta di vere e proprie barriere che impediranno a questi animali planctonici di aggredire l’uomo, provocandogli effetti che, come sostengono gli esperti, a volte possono essere addirittura letali. Sempre più presenti nel Mediterraneo e con nuove specie che stanno proliferando nel bacino, le meduse hanno un’influenza crescente su turismo e pesca, ma anche sul sistema sanitario nazionale.



Basti sapere che ciascun codice bianco, cioè la categoria di pronto soccorso di minore entità, costa 226 euro, quindi l’impatto potenziale è di milioni di euro di spesa. Un motivo più che sufficiente per mettere in campo progetti capaci di arginare e tenere questi organismi planctonici quanto più lontano possibile dalle zone di balneazione e dai vacanzieri che in questo modo potranno tuffarsi in tutta tranquillità, senza alcun timore di ritrovarsi con una parte del corpo incredibilmente gonfia e pruriginosa.



La Sicilia sarà la regione apripista ai test che porteranno all’installazione di un metodo per proteggere le nostre coste dalle meduse, sempre più diffuse nelle acque del Mediterraneo, poi se il progetto - di cui è coordinatore Stefano Piraino, docente di Biologia all’Ateneo leccese - funzionerà sarà utilizzato in lungo e in largo per tutto il Mediterraneo, comprese le coste del Salento, dove solo negli ultimi cinque anni ben 1.700 persone sono andate a finire al pronto soccorso, dopo un incontro ravvicinato e poco gradito con le meduse.



Le reti progettate dall’Università, lunghe fra i 50 e 100 metri, sono facilmente rimovibili e non hanno un impatto sulla fauna marina, in più costano poco - intorno ai 1.500 euro - per cui potrebbero essere acquistate anche dai gestori degli stabilimenti balneari e installate per proteggere i bagnanti per tutta la stagione estiva, considerato che ogni estate solo nel Mediterraneo sono due milioni i bagnanti colpiti dalle meduse, almeno 150mila quelli che si rivolgono ad un ospedale, come si è detto, con costi sociali molto alti.



E’ soprattutto nel Mediterraneo occidentale, dall’Italia alla Spagna e al Nord Africa, che si registra l’invasione delle meduse; anche il Salento non scherza, tant’è che solo nell’aprile scorso un’ispezione effettuata dagli scienziati di Jellyrisk aveva individuato branchi di questi organismi estesi pure su due chilometri di lunghezza e distribuiti lungo tutti i circa 300 chilometri di coste, sia sul lato adriatico sia su quello ionico. Però, grazie a Medjellyrisk, che ha carattere transnazionale e viene attuato in sinergia con altri progetti in corso - avviati sempre dai biologi salentini che lavorano da 30 anni su questi argomenti, vantando ormai una leadership mondiale - verranno applicate metodologie comuni a tutti i Paesi coinvolti nella sperimentazione, rendendo più semplice l’approccio al problema delle meduse, un vero e proprio allarme, che assume sempre più proporzioni stratosferiche.



Complice l’aumento della temperatura superficiale, specie prima confinate al Mediterraneo orientale ora, stando a quanto sottolineano gli esperti, si stanno, infatti, diffondendo nel resto del bacino. «Ad esempio, la Rhopilema nomadica, una medusa urticante che può misurare anche mezzo metro e pesare 50 chili - spiega il professore Piraino - è diventata un problema per Israele, Libano e Turchia meridionale. Forma banchi enormi: fino a 550mila tonnellate in Israele nel 2009. Ora alcune sono state segnalate nel Golfo di Tunisi e potremmo trovarle presto lungo le coste siciliane. Si tratta, comunque, di fenomeni sotto controllo e, in ogni caso, è anche aumentata l’informazione rispetto a come proteggersi dalle meduse. Al riguardo, vale la pena ricordare che il progetto Medjellyrisk è pure su Facebook, una pagina in cui si possono trovare tanti consigli di primo intervento medico rispetto a ogni singola medusa, perché non tutte sono urticanti e pericolose. Una sorta di vademecum per evitare di affollare il pronto soccorso». Intanto, si parte con il progetto, in attesa che, già dal prossimo anno, la sperimentazione parta pure sulle nostre coste, liberando definitivamente salentini e turisti dalla fobia di essere punti dalle tanto temute meduse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA