Hanno tanto da dire, da raccontare, i ragazzi che hanno scritto, a più
mani, l'ebook "Fare, parlare, crescere - Le verità
d'autore" (disponibile sulle più importanti
piattaforme online). Hanno da raccontare il loro disagio, che prescinde dai numeri
sciorinati dagli organi di informazione e che rifiuta la logica del
pregiudizio. Sono quelli che non sanno parlare di disagio giovanile
quando tornano a casa, non citano Massimo Recalcati - per dirlo con
le parole di Don Giuseppe Russo, parroco del Redentore, nel cuore
del quartiere Libertà a Bari - ma fanno una storia su
Instagram per dirti come stanno. E l'ebook, presentato a Bari,
diventa il loro modo di esprimersi. A ricordare che parlare di
giovani è facile, parlare con i giovani è tutta
un'altra storia. L'opera è un insieme di storie,
appunto. Storie di periferia, raccolte tra Bari, Bitonto, Giovinazzo e Molfetta. Storie che colpiscono
perché vere. C'è chi ha dovuto passare la
"messa alla prova", chi si è scontrato con la
giustizia minorile. Colpiscono perché sono storie accadute
davvero, nei nostri paesi. E perché chi le racconta ha il
coraggio di esprimersi e di voler guardare avanti, comunque. Anche
se - spesso - qualcosa là fuori non ha funzionato.
L'iniziativa dell'e-book si inserisce nel profetto
Fare-Futuro d'autore, selezionato da Con i Bambini'
nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà
educativa minorile. Il Fondo nasce da un'intesa tra le
Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum
Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Alla presentazione
(moderata da Annamaria Minunno) del volume sono intervenuti Pia
Antonaci Project Manager Sinergia s.c.s., Edgardo Bisceglia giudice
onorario Tribunale dei Minorenni Bari, Leonardo Palmisano
presidente di Radici Future Produzioni, Michele Corriero
ricercatore dell'Università degli Studi di Bari, Fulvio
Manco e Andrea Carnimeo rispettivamente dirigente della Polizia
Postale, e in collegamento, Barbara Moschettoni referente Area
Giustizia della Caritas di Fermo.
Nei giorni in cui i social della generazione Z, soprattutto TikTok
e Instagram, sono invasi da scenette tratte dalla serie tv di
enorme successo Mare Fuori, c'è chi racconta la propria
esperienza. Con il coraggio di saper riconoscere gli errori. Ma
anche con la forza d'urto di chi deve dire che qualcosa qui non
va. Che il pregiudizio diventa un ostacolo grande tanto quanto la
criminalità. L'opera è rivoluzionaria
perché dà parola a chi di solito non ne ha. A chi
spesso per aver commesso un errore porta con sé un'onta
per tutta la vita.
«Questi scritti vanno presi come una testimonianza del Sud.
Come uno squarcio oltre il quale intravediamo, nella sua interezza
a volte sconcia, "intatta!", la questione
meridionale' come si ripropone oggigiorno, in epoca di
globalizzazione avanzata», scrive il sociologo Leonardo
Palmisano nella sua introduzione.
Nella prefazione dell'opuscolo (circa un'ottantina di
pagine), don Giuseppe Russo, il parroco che svolge l'oratorio
al Redentore a Bari, racconta i suoi ragazzi. "I ragazzi del
Redentore", insomma. «Sono giovani che non sanno dirti
"sono arrabbiato" o "sono triste" ma te lo
dimostrano da come gridano, come camminano, come ti guardano. I
"ragazzi del Redentore" sono giovani che non sanno
raccontarti le ferite tragiche che vivono ritornando a casa ogni
sera, non ti parleranno come Recalcati dell' "assenza del
padre", non ti sapranno argomentare la loro "sindrome di
Telemaco", ma ti scriveranno alle 4 del mattino, dopo aver
giocato tutta la notte a Free Fire, che domani vogliono andare al
bowling e sarà il loro grido di ricerca di
paternità».
Hanno tanto da dire. Nelle "pagine" successive riportiamo
due storie che vengono direttamente dal libro. Sono due tra le
più "forti". E poi si parla della ricerca di un
lavoro, di Matilde che lo trova ma diventa un incubo. E lei,
nonostante la giovane età (20 anni, ragazza madre) ce la fa,
ne esce. C'è Simone, che ha perso il papà troppo
presto e si sente soffocato dalla presenza della mamma (una storia
con due finali diversi, da scegliere). Si conclude, comunque, con
un "Scusa mamma, ti voglio bene". Bianca, 17 anni, figlia
di genitori separati che ruba l'auto del padre per incontrare
il ragazzino che gli piace, nonostante il divieto della nuova
compagna del papà. Sono storie, ma anche pensieri in
libertà. Nella sezione "mi descrivo" i ragazzi si
presentano.
«Ho commesso molti sbagli e per questi sono stato anche in
comunità, ma in questi anni ho capito l'importanza del
lavoro onesto e vorrei tanto avere un contratto e un lavoro che mi
stabilizzi», scrive E.R. nel dire con forza che anche chi
sbaglia ha diritto a una seconda opportunità. C'è
chi racconta di esser stato dall'assistente sociale, chi
l'odio iniettato nelle vene dal bullismo subito a scuola, chi
di aver rubato in un negozio ed essersi pentito. E poi
c'è S., ha ucciso una gazza ladra ma adesso - giura -
vuole fare delle cose buone per risollevarsi. Una l'ha
già fatta: «Ho fatto la tomba alla gazza ladra».
In questo stralcio contemporaneo che sembra rubato da Ragazzi di
Vita, riemergono le parole di Pasolini: i ragazzi in generale sono
degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine
dell'uomo che è la speranza.
Il disagio dei ragazzi della periferia pugliese in un libro. «Avevo battuto la droga, sono stato condannato e ora sono depresso». Due racconti in anteprima
di Giuseppe ANDRIANI
Domenica 26 Marzo 2023, 14:55 - Ultimo aggiornamento: 14:56 | 4 Minuti di Lettura

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