Plasma iperimmune, curare i malati con il sangue dei guariti: come funzione a quali ospedali portano avanti la sperimentazione

Plasma iperimmune, curare i malati con il sangue dei guariti: come funzione a quali ospedali portano avanti la sperimentazione
di Alessia Strinati
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Giovedì 7 Maggio 2020, 13:14 - Ultimo aggiornamento: 13:15
Curare il coronavirus con il plasma. È possibile, almeno così sembra. Ma come funziona? La terapia consiste nell'usare il plasma delle persone guarite dal covid, quindi che hanno sviluppato gli anticorpi al virus, per aiutare chi sta male. Le prime sperimentazioni hanno dato esito positivo, ora si sta cercando di creare un farmaco che possa essere efficace e prodotto su scala industriale.

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Il palsma è una parte del sangue, la parte più liquida, composta da acqua, proteine, ormoni e altri nutrienti. Il plasma contiene anche gli anticorpi, per questo anche in passato, come nel caso della Sars, è stato utilizzato per individuare delle cure. La terapia consiste nel prelevare il plasma da un paziente guarito, effettuare dei test e poi iniettarlo nel paziente malato a fine di trasmettere gli anticorpi che aiuteranno a combattere il virus fino a neutralizzarlo e a guarire.

In Italia questo tipo di cura è attuata in fase sperimentale contro il covid negli ospedali di Pavia e Mantova. A Pavia la prima sperimentazione ha coinvolto 52 pazienti, la prossima ne dovrebbe coinvolgere 150. A Mantova questo approccio è stato sperimentato su 25 pazienti. La sperimentazione potrebbe essere avviata a breve anche all'ospedale di Pisa e presso l'Azienda sanitaria del Trentino. In corso test pure all'ospedale di Crema dove i primi risultati sembrano incoraggianti.

Ma quanto costa la terapia?  Il direttore del centro trasfusionale del Carlo Poma di Mantova Massimo Franchini ha parlato di costi contenuti, visto che in primis il plasma viene donato gratuitamente e spiega in cifre al TgCom24: «Il costo per la cessione ad altri ospedali è abbastanza basso, attorno ai 172 euro. Considerando che da ogni sacca si ricavano due dosi da infondere nei pazienti, ogni trattamento ha un costo di 86 euro». Il problema è nel fatto che servono molti donatori, ma non tutti i convalescenti hanno sviluppato gli anticorpi necessari, quindi per ora si tratta di numeri ristretti. Si parla comunque anche di rischi, visto che il sangue è vettore anche di molte altre infezioni, saranno quindi obbligatori controlli accurati e si pensa anche alla possibilità di congelare sacche di plasma con anticorpi in previsione di una riacutizzazione del virus nel prossimo autunno. 

Ora lo scopo è di individuare le gammaglobuline che combattono il virus per creare un farmaco distribuibile a livello industriale.  A tal riguardo ha espresso la sua fiducia anche il virologo Roberto Burioni che, sul suo sito Medical Facts, sottolinea come: «la tecnologia ci consente di isolare i geni degli anticorpi dal plasma e produrne in laboratorio una quantità illimitata. A questo punto avremmo un siero artificiale che potrebbe essere prodotto in modo illimitato e a costi molto inferiori rispetto a quelli necessari per il plasma». Il Ministero della Salute, per ora non si sbilancia, il ministro ha fatto sapere che si attendono gli esiti delle sperimentazioni per fare le prime valutazioni.
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