Milano, intervento record sul bimbo "piuma": operazione al cuore riuscita sul piccolo che pesava un chilo

Un cuore di piuma: operazione record su neonato prematuro al Niguarda di Milano
Un cuore di piuma: operazione record su neonato prematuro al Niguarda di Milano
di Stefania Cigarini
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Giovedì 1 Aprile 2021, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 09:24

I numeri della vita: 1100, 27, 3. Un chilo e cento grammi il peso di una neonato arrivato al mondo in anticipo di oltre due mesi (27 settimane), salvato da un intervento al cuore tramite catetere dello spessore di uno spaghetto. Il risultato di questa addizione è un miracolo della scienza.

Di quelli da raccontare. Un neonato prematuro, che pesava un chilogrammo - li chiamo bimbi “piuma”- è stato operato al cuore tre settimane fa all’ospedale Niguarda (Milano) per una malformazione congenita al cuore.
Il suo record involontario è quello di essere il paziente più leggero mai operato in Italia con questa tecnica.

Gli hanno concesso due settimane di tempo dalla nascita per guadagnare quei cento grammi necessari a tentare un intervento mai tentato prima: la chiusura percutanea del dotto arterioso di Botallo (che nei prematuri spesso non si chiude) sul cuore. In questo caso è stato utilizzato un nuovo strumento che ha raggiunto l’arteria polmonare e il dotto, tramite un catetere sottilissimo inserito con una puntura dalla vena femorale.

«Una volta in sede, dal catetere è stato rilasciato, con l’aiuto anche di una guida ecografica, un dispositivo auto-espandibile di due millimetri, che è andato a tappare il dotto arterioso» ha spiegato Giuseppe Annoni, il cardiologo pediatrico che ha seguito il bebè, la cui famiglia risiede alla periferia di Milano.

Il Niguarda è stato il primo centro italiano, nel 2019, ad introdurre questa nuova metodica - che evita una ben più invasiva operazione chirurgica - utilizzata solo in pochi ospedali nel mondo.

L’intervento è avvenuto in team con il Policlinico di Milano, dove il piccolo - ospite della Terapia intensiva - è tornato già il giorno seguente. 


«Ora sta bene - ha spiegato Fabio Mosca, direttore della Terapia intensiva neonatale del Policlinico - e anche se lo attende ancora un lungo percorso, possiamo senz’altro dire che il peggio è passato».
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