Farmaci equivalenti e biosimilari, la chiave dell'innovazione: "In Campania risparmiati 2,7 milioni in un anno"

Farmaci equivalenti e biosimilari, la chiave dell'innovazione: "In Campania risparmiati 2,7 milioni in un anno"
Farmaci equivalenti e biosimilari, la chiave dell'innovazione: "In Campania risparmiati 2,7 milioni in un anno"
di Antonio Caperna
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Lunedì 30 Ottobre 2017, 13:05
I farmaci biosimilari hanno un costo inferiore dei corrispettivi farmaci di riferimento, rappresentando un’importante opportunità per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale e per favorire l’innovazione. In questo senso la regione Campania ha cominciato nel 2009 ad incentivare l’impiego di farmaci equivalenti e biosimilari mettendo in atto una serie di misure per la razionalizzazione della spesa farmaceutica.



Nello specifico, l’uso dei biosimilari nel 2015 ha permesso di risparmiare 2.7 milioni di euro consentendo un ritorno di 1.3 milioni di euro da reinvestire nell’acquisto di farmaci innovativi. Nonostante le diverse evidenze scientifiche, che confermano sicurezza ed efficacia di questi farmaci, c’è ancora una scarsa informazione che provoca un loro minor impiego.

«Il risparmio consente una riallocazione di budget per l’acquisto dei nuovi farmaci biologici più innovativi e costosi, ampliandone così l’accesso - afferma Lucia Avallone, farmacista Dirigente dell’ A.O.R.N. “A. Cardarelli” di Napoli- Nel caso specifico dell’azienda ospedaliera in cui lavoro, un esempio è quello nell’ambito dell’epoietine biosimilari, dove l’utilizzo del farmaco a minor costo ha prodotto un risparmio di circa il 20% reinvestibile in farmaci innovativi ad alto costo».

L’uso dei farmaci biosimilari in Italia è tutt’altro che omogeneo. «Oltre alla diversità tra Regioni esiste una variabilità anche all’interno della stessa Regione, non solo per struttura ospedaliera, ma anche in base al farmaco biosimilare stesso –prosegue Avallone- Ad esempio, se si considerano le epoietine, farmaci che stimolano la crescita dei globuli rossi, la Campania mostra un uso del farmaco biosimilare superiore alla media italiana, mentre risulta meno “virtuosa” se si considerano farmaci quali il filgrastim, usato per stimolare la crescita dei neutrofili, o nel caso dell’ormone della crescita».

I farmaci biologici sono estratti da materiale biologico o vengono prodotti da cellule batteriche o di mammifero e «sono di regola delle molecole molto più grandi e complesse dei farmaci di sintesi chimica –evidenzia Pierluigi Navarra, farmacologo, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma- Alla categoria dei farmaci biologici categoria appartengono ad esempio gli ormoni, alcuni enzimi, gli emoderivati e i farmaci immunologici come sieri, anticorpi e i vaccini, e possono quindi trovare applicazione per un gran numero di malattie. Per i farmaci biologici, il processo di produzione è fondamentale nel determinare il farmaco finale».
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