Fabrizio Pregliasco è virologo dell'Università degli Studi di Milano. Professore, ci dobbiamo preoccupare?
«Al contrario, è una cosa attesa che dimostra trasparenza e attenzione. È quello che si vede nelle fasi 4. I virologi da bar hanno imparato a memoria le prime tre fasi ma quando si entra nella fase pratica c'è il quarto step: la fase 4. Questo caso rientra in quelle che possono essere precisazioni e avvisi che potranno essere riportati per garantire massima trasparenza e serenità nell'approccio al vaccino».
Sembra che i due operatori sanitari stiano già bene.
«Sì infatti.
Quanto è frequente e quante altre situazioni del genere dobbiamo attenderci?
«Sono eventi molto rari, a livello di uno a cinquecentomila o uno a milione. Ma la sfiga ci vede bene, è arrivato il giorno dopo l'avvio della sperimentazione. Una situazione del genere in altri momenti sarebbe passata nel nulla se non fosse per l'attenzione spasmodica che c'è oggi attorno al vaccino».
C'è il rischio che poche eccezioni possano spaventare i cittadini?
«No, anzi. Secondo me va letto in senso positivo. C'è massima attenzione e non si sta scherzando e tutto è controllato con rigore».
Il 29 dicembre potrebbe arrivare l'ok dell'Ema, siamo pronti in Italia per partire?
«Io ritengo di sì, la capacità organizzativa c'è».
Quali sono per le criticità maggiori?
«Il trasporto e la logistica in termini di garanzia della catena del freddo. Però abbiamo la capacità per gestirle».
Settembre è una data realistica per la fine dell'incubo?
«Sì, è possibile. Poi ci sarà un periodo di mantenimento, per i richiami e altro. Però il grosso sarà alle spalle».
Dobbiamo prima superare una terza ondata?
«Questo è quello che ci aspettiamo dopo le ferie come potenziale rischio».