Coronavirus: l'età media dei pazienti è di 62 anni, tra i 20 e i 39 anni la mortalità è maggiore per le donne. Ecco i dati dell'ISS

Coronavirus: l'età media dei pazienti è di 62 anni, tra i 20 e i 39 anni la mortalità è maggiore per le donne. Ecco i dati dell'ISS
di Alessia Strinati
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Martedì 31 Marzo 2020, 16:35 - Ultimo aggiornamento: 16:44

Il coronavirus colpisce più gli uomini delle donne, l'età media dei contagiati ha 62 anni e le vittime 78, quasi tutti con patologie pregresse. Questi sono alcuni dei dati stimati dall'Istituto Superiore della Sanità sul covid-19, dati che possono aiutare a capire l'andamento della malattia e quindi la cura.

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Il virus colpisce maggiormente la fascia d'età che va tra i 50 e i 79 anni e il 58% dei positivi è di sesso maschile. Se si considera invece la fascia d'età  tra i 20 e i 39 anni, il numero delle donne contagiate è leggermente superiore. Il tasso di mortalità è maggiore negli uomini in tutte le fasce d'età rispetto alle donne. Tra i sanitari il contagio è pari al 9% dei casi totali e in questo settore l'età media dei colpiti è di 49 anni.

L’età mediana delle vittime, fanno notare, è più alta di oltre 15 anni rispetto all’età media dei pazienti positivi, che si attesta a 63 anni. I decessi sotto i 50 anni di età sono pari all’1,2%: 84 su 6801: nello specifico 17 di questi avevano meno di 40 anni, 14 uomini e 3 donne con età compresa tra i 30 ed i 39 anni. Tra le vittime under40, 8 presentavano gravi patologie preesistenti. Quasi tutte le vittime avevano patologie preesistenti, con precisione la maggior parte dei pazienti deceduti ne aveva tre, solo il 2.1% del campione non presentava alcuna patologia, il 21.3% ne presentava una, il 25.9% due.

In media dalla manifestazione dei primi sintomi al decesso passano circa 9 giorni: 4 dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale, e 5 dal ricovero in ospedale al decesso. La maggior parte dei pazienti è stata sottoposta a una terapia antibiotica, un buon numero di contagiati hanno seguito una terapia antivirale più rara, invece, è la terapia steroidea (35%). Nei soggetti sottoposti a cura antibiotica e medicine sono state date per trattare la presenza di sovrainfezioni. Solo in 42 casi (8,1%) sono state utilizzate tutte e tre le terapie.

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