Apparecchi acustici 2.0: dai cornetti a Via Ai, il futuro è qui

Il nuovo apparecchio acustico ultra tech
Il nuovo apparecchio acustico ultra tech
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Venerdì 28 Giugno 2019, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 10:11
La tecnologia applicata alla medicina sta facendo passi da gigante, anche nell'ambito delle soluzioni uditive e degli apparecchi acustici. Sono passati più di 300 anni da quando i primi dispositivi per non udenti sono stati messi in commercio. Da allora, la ricerca ha fatto passi da gigante. Sofisticati, minuscoli e ultra tech, gli apparecchi acustici 2.0 sono un concentrato di tecnologia in grado di collegarsi direttamente allo smartphone.

Dimenticate le trombe acustiche e gli apparecchi ingombranti degli anni ‘70: l’industria audioprotesica si è fatta Hi-Tech e produce piccoli gioiellini della tecnica che racchiudono in pochissimi millimetri nanotecnologie all’avanguardia.

Da apparecchi così piccoli che sono impossibili da notare a sofisticati dispositivi wireless dotati di intelligenza artificiale, come l’ultra tecnologico Via® AI appena presentato da Audibel, il mercato delle protesi acustiche ha sviluppato una gamma di soluzioni per l’ipoacusia impensabile fino a pochissimi anni fa.


In principio, furono i “cornetti”. Era il XVII secolo e in Europa iniziavano a nascere le prime soluzioni per permettere alle persone con problemi di udito di amplificare i suoni, ma ci sarebbe voluto ancora un secolo perché i tempi fossero maturi per la prima industria di apparecchi acustici, fondata a Londra da Frederick C. Rein nel 1800. Da quel momento, la storia degli apparecchi audioprotesici ha attraversato molte fasi, a partire dalla rivoluzione dell’elettricità e la nascita di Akouphone, il primo apparecchio acustico elettrico nel 1898.



Si scrive Transistor, si legge wearable

L’inconveniente dei primi dispositivi acustici? Erano quasi impossibili da trasportare: il primo apparecchio portatile, inventato nel 1920, pesava infatti “solo” 3 kg. Soltanto a partire dagli anni ‘50, con l’invenzione dei dispositivi a transistor – che permettevano non solo funzionalità più avanzate ma anche dimensioni minori – gli apparecchi sono diventati indossabili, prima sul corpo o alla cintura, poi direttamente dietro l’orecchio.

È nel decennio successivo, però, che la ricerca in campo audioprotesico ha intrapreso il cammino che in pochi anni avrebbe consacrato definitivamente la tecnologia digitale, permettendo di realizzare apparecchi sempre più piccoli e sofisticati che non si limitano ad amplificare i suoni ma restituiscono un audio ripulito dei rumori di fondo e più adattabile alle esigenze personali del paziente e all’ambiente in cui si trova.

L’era digitale: benvenuto, futuro

Il primo apparecchio interamente digitale è stato sviluppato nel 1995, la ricerca, però, non si è fermata: negli ultimi 25 anni sono stati sviluppati apparecchi così minuscoli da essere invisibili, tecnologie wireless e processori sviluppati per integrarsi con i principali sistemi operativi mobili – come i dispositivi Made for iPhone – fino ad arrivare ai più recenti e avanzatissimi dispositivi dotati di intelligenza artificiale.

Con l’intelligenza artificiale, gli apparecchi acustici hanno acquisito una nuova, determinante, funzione: non solo restituire l’udito ma migliorare globalmente la qualità della vita di chi li indossa attraverso una qualità del suono superiore e una serie di funzioni ultra-avanzate. Sensori integrati per monitorare lo stato di salute di corpo e cervello e in grado di segnalare eventuali cadute a un elenco di contatti selezionati, sistemi di traduzione simultanea in quasi 30 lingue, memoria georeferenziata che riconosce gli ambienti tramite GPS adattando automaticamente la modalità di ascolto. Il tutto in un dispositivo quasi impossibile da notare che può essere controllato e personalizzato direttamente dallo smartphone tramite apposita app.



Non è strano che Audibel abbia presentato il suo Via® AI come “la rivoluzione degli apparecchi acustici”. Vedendo cosa è in grado di fare questo apparecchio acustico microscopico è impossibile non ammetterlo: per quanto riguarda il mercato audioprotesico, il futuro è già qui.







 
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