Alfie Evans, il Bambin Gesù trova una cura per una malattia rara simile

Alfie Evans, il Bambin Gesù trova una cura per una malattia rara simile alla sua
Alfie Evans, il Bambin Gesù trova una cura per una malattia rara simile alla sua
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Giovedì 3 Maggio 2018, 12:55

Era troppo tardi per Alfie Evans, o forse no? Non lo sapremo mai. Sappiamo però che la scienza fa continui progressi, e col passare del tempo, e grazie al lavoro di medici e scienziati, sempre più malattie vengono curate, anche le più rare. È notizia di oggi che una ricerca internazionale, che ha coinvolto anche l'ospedale pediatrico Bambino Gesù per l'Italia, ha trovato una cura per la ceriodolipofuscinosi neuronale di tipo 2 (Cln2), una malattia degenerativa - la 'famiglia' della patologia che ha colpito il piccolo Alfie - che porta alla distruzione del sistema nervoso centrale dei bambini. Questa malattia, una patologia rara per cui non c'era alcuna terapia, si può ora bloccare grazie ad un nuovo farmaco, che rimpiazza l'enzima di cui questi pazienti sono carenti.

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RICERCA INTERNAZIONALE La sperimentazione è stata condotta su 23 bambini in 4 diversi Centri internazionali, tra cui il Bambino Gesù: i risultati che ne documentano l'efficacia sono stati appena pubblicati sul New England Journal of Medicine. Lo studio è durato 3 anni ed ha coinvolto in fase 1 (prima somministrazione di un farmaco negli umani) i piccoli pazienti di varie nazionalità con Cln2 allo stadio iniziale-intermedio. La sperimentazione internazionale è stata condotta, in parallelo, al Bambino Gesù di Roma; al Centro medico universitario Hamburg-Eppendorf di Amburgo (Germania); all'ospedale Great Hormond Street di Londra (Regno Unito) e al Nationwide Children's Hospital della Ohio State University a Columbus (Usa).



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L'ENZIMA SALVAVITA Al Bambino Gesù lo studio ha riguardato 6 bimbi presi in carico nel Dipartimento di neuroscienze e neuroriabilitazione con la collaborazione del Clinical Trial Center e di gruppi di ricercatori che si sono occupati di valutare i pazienti e di analizzare i risultati. A tutti i bambini dello studio è stato infuso, direttamente a livello cerebrale, il farmaco contenente un principio attivo, chiamato cerliponase alfa, che sostituisce l'enzima carente nelle persone colpite da Cln2. L'effetto della terapia è stato considerato clinicamente significativo: l'87% dei bambini che hanno completato il trial non ha, infatti, subìto il declino motorio e del linguaggio atteso nella naturale evoluzione della patologia.

DIAGNOSI DEVE ESSERE PRECOCE «Abbiamo documentato che questo farmaco può arrestare la progressione della malattia, ma non ristabilire le condizioni neurologiche originarie del bambino - sottolinea Nicola Specchio, responsabile di Epilessie rare e complesse dell'ospedale romano - Per garantire ai pazienti una qualità di vita ottimale è fondamentale la diagnosi precoce». La terapia ha già ottenuto l'approvazione della Food and Drug Administration (Fda), l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, e dell'Ema, l'agenzia europea. Dunque anche altri bambini, nel mondo, stanno beneficiando della sua efficacia documentata.



COS'È LA CLN2 La ceroidolipofuscinosi neuronale di tipo 2 è una malattia degenerativa rara del sistema nervoso centrale che inizia a manifestarsi nei bambini di 2 o 3 anni di età. Come quella che ha colpito e ucciso il piccolo Alfie Evans, si tratta di una patologia neurodegenerativa, con epilessia mioclonica progressiva. Ma per il bambino inglese, fa sapere Specchio,«era stata esclusa questa specifica malattia». Nello specifico la Cln2 appartiene alla famiglia delle ceroidolipofuscinosi neuronali, una decina di forme che in Italia, complessivamente, riguardano circa 1 persona ogni 100.000 nuovi nati.

La Cln2 è dovuta alle mutazioni di un gene chiamato Tpp1 e viene ereditata con «modalità autosomica recessiva»: ciò significa che se entrambi i genitori presentano una sola copia del gene mutato (sono, cioè, portatori sani della malattia), il figlio avrà una probabilità del 25% di essere malato, ovvero di ereditare entrambe le copie del gene Tpp1 anomalo. L'alterazione del gene responsabile porta a una riduzione della sintesi di un enzima, il tripeptidil-peptidasi 1 (Tpp1), necessario al normale funzionamento del cervello. Il deficit dell'enzima Tpp1 causa, a sua volta, l'accumulo di una proteina, la lipofuscina, all'interno delle cellule, determinando morte neuronale e degenerazione celebrale.

I bambini colpiti da questa malattia sembrano inizialmente sani, ma attorno al secondo anno di vita cominciano a manifestare i primi sintomi: ritardo di acquisizione del linguaggio e crisi epilettiche. In seguito le crisi diventano più frequenti, spaziando da convulsioni a episodi di natura mioclonica (spasmi muscolari violenti); compaiono disturbi della deambulazione con problemi di equilibrio; si manifestano difficoltà visive che gradualmente portano alla cecità e un progressivo deficit cognitivo. I bambini perdono tutte le competenze acquisite fino a raggiungere una condizione di vera e propria demenza. Il decorso della malattia è molto rapido.



LE ASPETTATIVE DI VITA «L'aspettativa di vita dei piccoli pazienti con quella che fino ad ora è stata una malattia senza cura è purtroppo molto ridotta - aggiunge Specchio - Oggi, grazie alla nuova terapia enzimatica sostitutiva, per i bambini e le loro famiglie si apre una nuova epoca. Se diagnosticati e trattati precocemente, prima che la malattia produca i suoi danni, questi bambini potranno infatti condurre una vita normale o solo con minime disabilità. Per questo motivo è ipotizzabile l'inserimento della Cln2 tra le malattie ricercate attraverso lo screening neonatale». Oltre ai bambini inseriti nella sperimentazione, attualmente al Bambino Gesù vengono seguiti altri 12 pazienti con Cln2. Tra questi una piccola di 2 anni che non ha ancora sviluppato i sintomi della malattia.



I medici stanno monitorando gli effetti della terapia nella speranza che i sintomi non si presentino affatto nel corso della crescita.

All'ospedale pediatrico della Santa Sede sono seguiti molti pazienti, oltre 400, con differenti malattie degenerative del sistema nervoso centrale. Sul fronte della ricerca in questo campo, specialisti e ricercatori sono impegnati in numerosi trial e progetti per identificare nuove possibili terapie per malattie altrimenti incurabili. 

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