Vaccinazioni, ricoveri e terapie intensive: Centro-Sud batte Nord. Lazio, Campania e Puglia più efficienti nella somministrazione

Vaccinazioni, ricoveri e terapie intensive: Centro-Sud batte Nord
Vaccinazioni, ricoveri e terapie intensive: Centro-Sud batte Nord
di Diodato Pirone
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Sabato 6 Marzo 2021, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 07:01

Fra gli enormi effetti negativi della pandemia, ne sta spuntando con forza uno imprevedibile: alcuni sistemi sanitari del Centro-Sud stanno rispondendo meglio del previsto alla terribile sfida del Sars Cov-2. Anzi, a guardare i numeri in filigrana si scopre che spesso (non sempre) le Regioni più importanti del Centro e del Sud stanno battendo quelle del Nord.

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Il confronto non può che partire dalle vaccinazioni e in alcuni casi è addirittura impietoso. Se si guarda ad esempio alla campagna di protezione degli insegnanti si scopre che la Lombardia alle 17 di ieri aveva protetto poco più di 1.000 docenti contro i 57 mila della Campania e i 41.000 della Puglia (entrambe le Regioni prevedono di vaccinare tutti i prof e i bidelli entro domenica 14 marzo). E non è che le altre Regioni del Nord brillino nell'offrire vaccini ai loro docenti: il Piemonte è a quota 26 mila, il Veneto a 20 mila e l'Emilia a 12 mila. Inoltre, sul fronte della protezione ai nonni, la fascia di popolazione che ha pagato il prezzo più alto al Covid-19, il Lazio straccia la Lombardia con il punteggio rugbistico di 35% a 25% con 162.000 ultraottantenni già protetti su 470.000 contro i 176.000 lombardi su 710.000.

 


Un altro parametro per misurare la diversa efficienza dei sistemi sanitari regionali è l'uso complessivo delle dosi vaccinali disponibili che vedeva alle 17 di ieri questa classifica: Campania 84,6%; Lazio 77,7%; Lombardia 72,1%;Veneto 71,4%.


Va detto però che alcune Regioni del Nord con molti anziani, e che quindi hanno ricevuto più vaccini di quelle meridionali, hanno vaccinato una quota maggiore di cittadini.

Il Piemonte, ad esempio, ha già protetto oltre 10 dei suoi cittadini ogni 100 contro gli 8 della Campania e gli appena 6 dei tre sistemi sanitari che sembrano in affanno totale, ovvero quelli di Sardegna, Calabria e Umbria.

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C'è, infine, un ultimo dato organizzativo che sorprende: a ieri la Puglia risultava la migliore Regione italiana per diffusione sul territorio di centri di vaccinazione avendone ben 280 sui 1.600 complessivi dell'intero Paese.
IL PUNTO
Quale chiave di lettura offrono questi dati? «Paradossalmente i sistemi sanitari meridionali hanno retto all'assalto del Covid perché erano abituati all'emergenza e perché gli ospedali pubblici sono mediamente attrezzati meglio di quelli privati ad affrontare le ondate di domanda tipiche di una pandemia», spiega il professor Enrico Coscioni, salernitano, presidente dell'Agenas, l'agenzia dei servizi sanitari regionali.
Secondo Coscioni in larga parte del Mezzogiorno la gente ha riscoperto e rivalutato la qualità dei servizi offerti dagli ospedali locali dopo decenni di viaggi della salute verso il Nord.
«Anche perché nel Sud in genere si ospedalizza meno che nel Nord e quindi forse c'è un livello di appropriatezza dell'intervento medico maggiore che in alcune aree del Nord», aggiunge Pier Luigi Lo Palco, medico e assessore alla Sanità della Puglia.

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Complice un'età media più bassa nel Sud ma anche una funzione di filtro svolta dai medici di famiglia e dall'assistenza territoriale, la Campania può vantare un rapporto fra ospedalizzati (1.358) e popolazione colpita dal Covid (ben 85.000 positivi a ieri) veramente basso: siamo appena all'1,8%, mentre in terapia intensiva al momento c'è un solo campano ogni 41.000 abitanti. Il Piemonte invece ha solo 20.000 positivi ma ben 2.223 persone ricoverate. Il che significa che a Torino e dintorni ben l'11,7% dei contagiati finisce in un letto d'ospedale. Ancora: la Lombardia in questo momento ha 1 ricoverato in terapia intensiva ogni 18.500 abitanti, il doppio dell'analogo rapporto della Campania.
C'è un ultimo dato che fa riflettere su quanto possa essere sorprendete l'Italia: i buoni risultati delle Regioni meridionali vengono raggiunti con un personale sanitario ridotto all'osso. La sanità pubblica lombarda (i dati sono Istat e risalgono al 2017) cammina sulle gambe di 87.000 dipendenti, quella veneta ne conta 54.000 mentre la Campania era a quota 41.000 e il Lazio a 40.000. Ma queste due Regioni hanno un milione di abitanti in più rispetto al Veneto.

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