«Ho il tumore, devo curarmi». Daniela ritrova la mamma e chiede aiuto ma lei rifiuta la trasfusione

«Ho il tumore, devo curarmi». Daniela ritrova la mamma e chiede aiuto ma lei rifiuta la trasfusione
«Ho il tumore, devo curarmi». Daniela ritrova la mamma e chiede aiuto ma lei rifiuta la trasfusione
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Giovedì 22 Aprile 2021, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 07:33

Non ci sono solo i malati di Covid a soffrire e a rischiare la vita in questo periodo. Un'infermiera di Como, Daniela Molinari, 47 anni, residente a Milano con due figlie, ha raccontato la sua tragica storia al quotidiano La Provincia.

Mappatura genetica

Abbandonata alla nascita e malata gravemente di tumore si è messa alla ricerca della madre biologica per chiederle un campione del suo sangue, che le sarebbe utile per accedere a una cura sperimentale. La lettera al giornale è partita dopo il buco nell'acqua del Tribunale di Como, che ha provato a contattare la madre ma si è sentito rispondere un secco no sia per il prelievo sia per ogni eventuale contatto con la figlia.

La vicenda ha inizio il 23 marzo 1973, quando l'allora neonata Daniela viene lasciata all'orfanotrofio delle suore di Rebbio, un quartiere di Como, dove poi è stata adottata.

Da allora non ha più avuto bisogno di saperne niente, fino a quando la possibilità di una mappatura genetica famigliare le permetterebbe l'accesso a una cura sperimentale.

«Non chiedo alla donna che mi ha messo al mondo di sapere chi è, né di conoscerla se lei non lo desidera - è la posizione di Daniela -. Le chiedo solo di sottoporsi a un prelievo di sangue che potrebbe salvarmi la vita». Nei giorni scorsi, la mamma biologica è stata rintracciata dal Tribunale di Como e si è scoperto che ha 70 anni, figli e nipoti, ma nessuna intenzione di sottoporsi al prelievo. «Ho capito che ha saputo della mia situazione e che si aspettava la chiamata - spiega Daniela - ma non ha accettato di intervenire in nessun modo. Sono senza parole, è incredibile». Per la rabbia allora la figlia, sentitasi tradita una seconda volta, ha scritto una lettera a La Provincia riferendosi alla comunicazione datale dal Tribunale come a una «sentenza di morte» e puntando il dito contro la madre biologica: «Mi chiedo come tu faccia ad addormentarti la sera, come faccia a vivere sapendo che hai negato senza possibilità di ripensamento la cosa che ti è stata chiesta».

L'indignazione di Daniela monta anche perché ha provato, su consiglio del Tribunale, a proporre alla madre la via più pratica e indolore per ottenere il risultato: «Un prelievo di sangue in totale anonimato organizzato secondo le tue regole e la tua volontà, che non avrebbe cambiato nulla della tua situazione di vita attuale, perché nessuno avrebbe saputo, e che a me invece avrebbe consentito di far crescere la mia bambina che ha solo 9 anni e ha il diritto di avere al suo fianco la sua mamma». E in questo passaggio è come se Daniela accusasse la madre di farle fare la sua stessa fine, ovvero costringerla ad abbandonare la sua piccola. Un destino che si ripeterebbe tragicamente, anche se per motivi diversi.

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Violenze

Daniela fa capire inoltre che dietro il rifiuto della madre si nasconde una storia di sofferenza e di violenza, anche se non la giustifica e neppure la comprende, tanto che spera sempre in un suo ripensamento dell'ultimo minuto. «Da quando ero bambina ti ho sempre difesa dicendo che ti ero comunque grata perché avevi fatto la scelta di donarmi la vita - conclude -, ma ora mi hai spiazzata emotivamente, mi stai togliendo consapevolmente e lucidamente la stessa vita che avevi allora deciso di donarmi. Spero ancora che tu possa ripensare alla tua decisione, il Tribunale in ogni caso è sempre pronto ad aiutarti».
 

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