Marzia scopre di avere la leucemia al 7° mese: con una cura innovativa senza chemio salvi lei e il bebè

Incinta, scopre di avere la leucemia. Marzia salva lei e il suo bimbo grazie a una cura innovativa
Incinta, scopre di avere la leucemia. Marzia salva lei e il suo bimbo grazie a una cura innovativa
di Simone Pierini
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Mercoledì 9 Maggio 2018, 19:05 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 17:14

Il coraggio di Marzia ed Emanuele, 31 anni entrambi, che hanno affrontato la sfida più dura della loro vita per amore di Andrea, il piccolo che lei portava in grembo e che oggi è un bimbo sano e pronto a conquistare il loro cuore.
 

 

Marzia era al sesto mese di gravidanza quando le fu diagnosticata una leucemia in stadio avanzato. L'unica soluzione percorribile sembrava essere l'aborto terapeutico. Ma questa giovane coppia di marito e moglie non volevano arrendersi a un tragico destino e hanno scelto di lottare. Volevano quel bimbo che avevano visto crescere attraverso le ecografie. Hanno tentato una tecnica innovativa, i primi in Italia a farlo, per evitare di nuocere al feto abbandonando la chemioterapia. 



E ce l'hanno fatta, insieme. Andrea è nato il 24 aprile al Policlinico di Palermo. Sia la mamma sia il neonato stanno bene. Marzia ora può riprendere le cure tradizionali per sconfiggere definitivamente il suo male, ma al suo fianco oltre ad Emanuele avrà la forza di suo figlio. «È un miracolo - dice la donna - nessuno può immaginare quello che ho provato quando mi hanno detto che avevo la leucemia».

L'equipe medica che ha seguito il caso ha parlato alla stampa per raccontare i fatti. «Siamo profondamente soddisfatti per questo importantissimo risultato ottenuto con uno straordinario lavoro di ricerca e di assistenza -  le parole di Fabrizio Micari, rettore dell’Università di Palermo – Il Policlinico universitario si conferma sempre più come polo di eccellenza sanitaria e come punto di riferimento, non solo per la Sicilia, ma come è dimostrato dalla particolarità di diversi casi che negli ultimi tempi sono stati curati in maniera eccezionale ed innovativa, anche a livello nazionale». 

Per salvare il feto senza la chemioterapia e non potendo utilizzare alcuni farmaci come il triossido di arsenico, è stato deciso di provare con una terapia salvavita con acido retinoico. «L’inizio della terapia salvavita - spiegano i medici - uccidendo rapidamente le cellule leucemiche, ne determina il rilascio di sostanze particolarmente tossiche. In definitiva abbiamo applicato un protocollo di monoterapia chemo-free. L’obiettivo è stato quello di consentire alla paziente di portare avanti la gravidanza fino ad una età gestazionale tale da avere un parto sicuro con feto maturo. Fortunatamente la paziente ha risposto veramente bene alla terapia, con progressiva normalizzazione dei parametri ematologici e risoluzione delle complicanze emorragiche. Non solo, ma la paziente è andata in remissione molecolare». 

 

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