Virus, sorpresa dai test sierologici: i positivi sono 6 volte più di quelli registrati

Virus, sorpresa dai test sierologici: i positivi sono 6 volte più di quelli registrati
di Lucilla Vazza
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Martedì 4 Agosto 2020, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 13:35

Un milione e mezzo di italiani, il 2,5% della popolazione, hanno incontrato il coronavirus e sviluppato anticorpi, sei volte di più di quelli intercettati ufficialmente in questi mesi di pandemia, di questi il 27,3% è asintomatico. La Lombardia, come prevedibile, raggiunge di gran lunga i massimi livelli di sieroprevalenza con una media regionale del 7,5%, che cresce al 24% a Bergamo.

Anticorpi

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Dopo la Lombardia segue la Valle d’Aosta, con il 4%, e un gruppo di regioni che si collocano attorno al 3%: Piemonte, Trentino Alto Adige, Liguria, Emilia-Romagna e Marche. Il Veneto è all’1,9%, il Lazio all’1%, mentre otto Regioni, tutte a Sud, presentano un tasso di sieroprevalenza inferiore all’1%, con i valori minimi in Sicilia e Sardegna (0,3%).


INDAGINE NAZIONALE
Questi sono il risultato più significativo dei dati preliminari, illustrati ieri al ministero della Salute, prodotti dall’indagine nazionale, che finora ha coinvolto 64.660 cittadini, selezionati dall’Istat nel periodo che va dal 25 maggio al 15 luglio. Ed è un colpo di spugna sullo scetticismo e le critiche che hanno accompagnato l’indagine nazionale sulla sieroprevalenza al suo esordio nel mese di maggio, troppo tardi ormai, secondo alcuni osservatori.
Per capire cosa è successo nella pandemia è molto importante la precisazione di Laura Sabbadini, direttrice centrale Istat, e “anima” della rilevazione: «La trasmissione intrafamiliare è molto elevata, il 41% tra chi ha avuto un familiare convivente è risultato positivo al coronavirus», una prevalenza molto superiore rispetto alla media del 2,5%. Tra chi ha avuto contatti con colleghi di lavoro contagiati si registra una sieroprevalenza dell’11,6%. «C’e’ stato un atteggiamento molto protettivo nei confronti dei propri anziani. Sono state evitate le visite».

CAMPIONE RIDOTTO
Ieri pomeriggio a spiegare il senso di questi numeri, infatti, accanto al ministro della Salute, Roberto Speranza, c’erano Istat e Croce Rossa, cioè chi materialmente lavora per coordinare e organizzare la rete dei prelievi, contattato telefonicamente i cittadini prendendosi molti “no”, assicurato la logistica in tutte le regioni, ma soprattutto raccolto e dato un senso ai numeri.
Ricordiamo infatti che la strada di questa indagine è partita in salita. Il campione originario di 150mila persone, si è assottigliato a meno di 65mila, ma ieri Istat e Ministero hanno rassicurato, spiegando che le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime coerenti sia con i dati di contagio e mortalità sia con risultati di indagini condotte a livello locale in alcune realtà del paese.

LA MAPPA
Pochi hanno compreso, mentre ancora si piangevano decine di morti, perché è fondamentale un’indagine di “sieroprevalenza”, perché è utile capire la presenza nel sangue di anticorpi generati dall’incontro col virus: tutti questi dati sono le “mollichine di pollicino”, disegnano la mappa in cui Sars-Cov2 si è mosso, contribuendo a dare ulteriori informazioni su come e su chi agisce il virus per poterlo prevenire e attaccare ancora meglio. «Se il dato viene messo in rapporto con il numero dei decessi accertati dall’inizio dell’epidemia, 35.166, ne esce un indice di mortalità del 2,3%. Il 41,7% di quanti hanno avuto un malato in famiglia ha sviluppato gli anticorpi - secondo l’Istat - e la prevalenza si abbassa al 15,9% per i familiari non conviventi”. Un sostanziale incremento della prevalenza si osserva anche quando vi siano stati contatti con colleghi di lavoro affetti dal virus (11,6%), o con pazienti nella stessa condizione (12,1%).
 
CATEGORIE PIÙ COLPITE
È stato evidenziato che «anche in presenza di una stretta convivenza con persone affette da virus non è detto che necessariamente si generi il contagio, purché vengano osservate scrupolosamente le regole di protezione». Tra i lavoratori i più colpiti si confermano quelli della sanità: 5,3%. E, tra quanti si sono ammalati, i sintomi più frequenti sono febbre, tosse e mal di testa, e perdita di gusto e olfatto. 
 

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