«Covid, la variante inglese scoperta in un quinto dei casi italiani». La verità dai test delle Regioni

«Covid, la variante inglese scoperta in un quinto dei casi inglese». La verità dai test delle Regioni
«Covid, la variante inglese scoperta in un quinto dei casi inglese». La verità dai test delle Regioni
4 Minuti di Lettura
Venerdì 12 Febbraio 2021, 13:44 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 21:56

Covid, nuovi numeri che fanno paura. Circa un caso positivo su cinque in Italia risulta positivo alla variante inglese. Il dato emerge dall'indagine condotta dalle Regioni che hanno inviato al ministero e all'Istituto superiore di sanità i risultati dei test realizzati dal 3 e il 4 febbraio, come indicato in una circolare della scorsa settimana. 

Varianti del virus, dall'inglese alla sudafricana: dove circolano e perché preoccupano

Variante inglese, focolai in tutta Italia: scuole costrette a chiudere

 

L'esito della ricerca riporta un dato medio piuttosto alto, con forti variazioni a seconda delle Regioni. La variante infatti circola soprattutto nel centro del Paese, come in parte era già noto, e cioè tra Umbria, Marche, Abruzzo, Emilia e Toscana, che hanno percentuali superiori alla media.

Oggi si parlerà anche di questo tema nel corso del Cts.

Per la precisione in Italia il 17,8% delle infezioni sono dovute a ‘variante inglese’. Il risultato dell’indagine ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania del 30%), c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi. Lo comunica una nota dell'Istituto superiore di Sanità che illustra i risultati dell'indagine promossa fra le regioni. 

Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio. I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in base alla popolazione. Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa. Il range di prevalenze sembra suggerire una diversa maturità della sub-epidemia determinata probabilmente da differenze nella data di introduzione della variante stessa.

La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. «Un attento monitoraggio ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato. Nei prossimi giorni l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante. Il virus muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte di queste non cambia le caratteristiche del virus. La vigilanza deve restare alta però per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi ultimi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose», conclude la nota dell'Iss.

© RIPRODUZIONE RISERVATA