L'immunizzazione del 65-70% della popolazione italiana contro Covid-19 «per la fine dell'autunno o l'inizio dell'inverno è possibile, entro l'estate non è realizzabile». Così a “Buongiorno”, su Sky Tg24, Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova.
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La proposta del premier Mario Draghi di dare intanto a tutti una prima dose di vaccino è azzardata? «Assolutamente sì, è un gravissimo errore, così come è stato un grave errore quello del Regno Unito. Non possiamo giocare a dadi con la salute delle persone, ci dobbiamo basare sui fatti», prosegue Viola. «Abbiamo vaccini con un'efficacia altissima, che mantengono il titolo anticorpale alto a lungo, però devono essere somministrati nel modo giusto. Se abbiamo fretta, rischiamo di non proteggere le persone e facilitare la generazione di varianti» del coronavirus.
Moderna e Pfizer stanno lavorando per migliorare l'efficienza dei vaccini contro le varianti.
Ci vorrà troppo tempo? No, perché le agenzie regolatorie pensano non sarà necessario fare grandi studi clinici per questi aggiornamenti. Insomma, studi più piccoli, tempi più rapidi.— antonella viola (@antonellaviol17) February 23, 2021
«Dobbiamo capire -aggiunge la scienziata - se siamo un Paese che applica una medicina basata sull'evidenza, sui dati, o se siamo un Paese che segue una medicina basata sull'intuito e l'esperienza. L'idea di vaccinare con una sola dose è un'idea intuitiva, ma non è in questo momento supportata da dati scientifici. Non ci sono dati solidi che con questo sistema possiamo davvero proteggere i cittadini non solo dal Sars-CoV2 originario, ma anche dalle sue varianti, e non sappiamo per quanto tempo li proteggiamo. Ci sono seri dubbi - avverte Viola - che dicono che, se noi generiamo un'immunità insufficiente a bloccare la replicazione del virus nella popolazione, possiamo favorire lo sviluppo di varianti».
«Nel Paese la situazione è stata stabile fino all'ultima settimana, quando si è cominciato a vedere un aumento dei contagi. È presto per dire se è una terza ondata» di Covid-19 «o se sono oscillazioni che si manterranno più o meno piatte, che saliranno e scenderanno, ma senza un picco». Ciò nonostante, «visto la situazione che c'è, l'aumento dei contagi e le situazioni critiche in diverse province, non è assolutamente il momento di parlare di aperture. Anzi bisogna, dove necessario, mettere in atto misure restrittive maggiori».
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