Covid, curarsi precocemente a casa può evitare il ricovero in ospedale: lo studio dell'Istituto Mario Negri

Covid, curarsi precocemente a casa
Covid, curarsi precocemente a casa
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Venerdì 11 Giugno 2021, 14:56

Sottoporsi a un trattamendo domiciliare nelle primissime fasi del Covid-19 può prevenire il ricovero in ospedale dei pazienti. Lo afferma un studio elaborato dall'Istituto Mario Negri e condotto in collaborazione con un gruppo di medici di base di Varese e di Teramo ora pubblicato su 'EClinicalMedicine', magazine che fa capo a 'The Lancet'. 

Lo studio spiegato dagli esperti

Nei primi 2-3 giorni - spiegano gli autori, Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri e Fredy Suter, primario emerito dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo - il Covid-  è in fase di incubazione e la persona non presenta ancora sintomi.

Nei 4-7 giorni successivi, la carica virale aumenta facendo comparire i primi sintomi. Intervenire in questa fase, iniziando a curarsi a casa e trattando il Covid-19 come si farebbe con qualsiasi altra infezione respiratoria, ancora prima che sia disponibile l'esito del tampone, potrebbe aiutare ad accelerare il recupero e a ridurre il ricorso al ricovero. I farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) sarebbero quelli più indicati nelle prime fasi della malattia.

Il Campione esaminato

Lo studio ha coinvolto 90 pazienti con Covid-19 lieve, che sono stati trattati a casa dai loro medici di famiglia secondo il protocollo proposto. Si è tradotto in una diminuzione da 13 a 2 pazienti con esigenza di ospedalizzazione e una riduzione di oltre il 90% del numero complessivo di giorni di ricovero e dei relativi costi di trattamento, rispetto a un gruppo di pazienti con le stesse caratteristiche, ma che avevano ricevuto altri regimi terapeutici. Questi risultati sono stati confermati in un altro gruppo di controllo di 1779 pazienti.

L'obiettivo

«Ci auguriamo - spiega Remuzzi - che questo approccio possa prevenire in un certo numero di casi l'evoluzione verso le forme più gravi della malattia e la necessità di ricorrere all'ospedale». «Il nostro studio è imperfetto perché retrospettivo - continua - ma è interessante che, proprio in questi giorni, un articolo apparso su 'The Lancet' di ricercatori inglesi e australiani conferma i nostri risultati con un approccio precoce basato su un preparato anti-asma (che contiene una piccola quantità di cortisone) da somministrare per inalazione nelle primissime fasi della malattia». «È molto importante - sottolinea Suter - che i suggerimenti che derivano da questi studi non siano interpretati come un 'fai da tè. È il medico di famiglia che deve prendere queste decisioni, giudicando di volta in volta quale sia il farmaco più adatto».

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