Il Covid con le sue varianti è in grado di peggiorare, ma il vaccino le può fermare rallentando "i tempi di gioco". La variante Delta sta dimostrando di aver dato al Covid una nuova forza sui contagi, sta accadendo in tutto il mondo: nell'ultimo anno e mezzo il virus si è replicato rapidamente con una trasmissione illimitata.
Il Covid può peggiorare, il vaccino lo rallenta
Se l'evoluzione è un gioco di numeri, quindi, il coronavirus è particolarmente bravo a giocarci: «Delta è già un concorrente davvero forte - ha spiegato Michal Tal, immunologo della Stanford University - ma potrebbe peggiorare significativamente». Potrebbe continuare infatti ad aumentare il suo tasso di diffusione, oppure potrebbe essere scavalcato e messo da parte da un'altra variante super-infettiva. Ma la velocità della trasmissione di Delta probabilmente non può sostenere il Covid per sempre, almeno non da sola, e l'immunità collettiva verso il virus sta crescendo, il che significa che le prossime varianti potrebbero non avere la stessa capacità.
SAPERSI DIFENDERE Questo punto di svolta segnerà una nuova fase per il Covid perché i virus dipendono molto dal corpo con cui entrano in contatto e di fatto la popolazione globale, nella sua capacità di difendersi, non ha più le caratteristiche di quando è entrata in contatto con la minaccia del Covid.
«La mascherina è la singola misura più efficace contro il contagio»: la ricerca inglese
GIOCARE DI ANTICIPO «Più a lungo il virus persiste – ha spiegato infatti Oliver Fregoso, un virologo dell'UCLA, Università della California di Los Angeles - più opportunità avrà di capire ciò che lo rende più in forma». A grandi linee, le regole del gioco evolutivo sono abbastanza semplici. I ricercatori non sono ancora sicuri di dove nascano le varianti, ma è probabile che germoglino lì dove viene permesso al virus di restare e farsi sempre più strada, sia in una singola persona che in un gruppo. Le mutazioni si verificano come errori durante la replica del virus; la maggior parte è irrilevante, persino dannosa per l'agente patogeno, ma tra questi difetti genetici ci saranno anche quelle varianti che, invece, aiutano il virus a diventare più forte. Quindi è necessario limitare le possibilità del virus di replicarsi.
IL VIRUS PRENDE TEMPO Dall'inizio della pandemia, diversi gruppi di ricerca indipendenti hanno rilevato come le varianti possono avere maggiore possibilità di insorgere nei pazienti con un sistema immunitario debole, compresi quelli che assumono farmaci immunosoppressori: «Le persone immunocompromesse hanno probabilmente un ruolo da svolgere - afferma Ravindra Gupta, virologa dell'Università di Cambridge che ha studiato questo collegamento - alcuni lottano contro il virus per mesi e così facendo danno al patogeno il tempo di generare una schiera di mutanti». Questo, quindi, è l'inevitabile tira e molla della convivenza con un virus: l'immunità limita e indebolisce le infezioni. «Una volta che gran parte della popolazione riuscirà a contrastare il virus, SARS-CoV-2 dovrà trovare nuovi modi per restare in piedi un giorno o due in più – ha spiegato Bill Hanage, epidemiologo della Harvard School of Public Health - maggiore è la pressione su un agente patogeno, maggiore è l'incentivo a fuggire. Nel peggiore dei casi potrebbe arrivare una variante più forte del vaccino ma, al momento, non esiste una variante del genere. E probabilmente è difficile che si manifesti».
Anche le varianti più invasive, quelle che hanno bloccato alcuni anticorpi, non riescono ad ingannare completamente i corpi vaccinati, che hanno una sfilza di altre difese immunologiche. Hanage ha anche sottolineato che il sistema immunitario di molte persone è stato addestrato su diversi fattori scatenanti: una nuova versione di SARS-CoV-2 troverebbe quasi impossibile aggirare tutti quei blocchi contemporaneamente.