Il ruolo della telemedicina per monitorare le malattie cardiache durante il Covid

Il ruolo della telemedicina per monitorare le malattie cardiache durante il Covid
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Lunedì 5 Ottobre 2020, 17:01 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 09:11

In Italia sono oltre un milione i pazienti che soffrono di scompenso cardiaco o insufficienza cardiaca. Il numero arriva a 15 milioni se si considera l'intera Europa, 5,7 sono le persone che ne soffrono negli Stati Uniti. L'incidenza della malattia aumenta del 2% al crescere dell'età, fino a toccare il 10% nei pazienti over 70. 
 


Le notizie preoccupanti, purtroppo, non finiscono qui, perché lo scompenso cardiaco cronico si accompagna a un elevato tasso di mortalità. Oltre il 25% degli affetti, infatti, muore entro un anno dalla diagnosi e circa la metà entro 5 anni dal giorno in cui viene certificata la malattia. Ogni ricovero ospedaliero correlato allo scompenso cardiaco triplica il rischio di morte entro dodici mesi. È stato questo l'oggetto del sesto incontro nazionale annuale tra esperti e diretti interessati, dal titolo "La gestione dello scompenso cardiaco nell'era post Covid: parliamone con i pazienti", tenutosi al Senato di Roma. 

IEG, al Palacongressi di Rimini Grand Oriente d'Italia e The Computing in Cardiology 2020

La presidente dell'associazione Aisc, nel saluto di benvenuto ai partecipanti ha raccontato come nonostante la pandemia l'attività non si sia mai fermata, anzi è proseguita ancora più motivata a trovare vigore e stimoli per assolvere alla mission di vicinanza al paziente, affiché la sua vita possa essere il più possibile normale. Nonostante le difficoltà del momento, è possibile trovare qualche spunto positivo come la rivalutazione della centralità della telemedicina e del teleconsulto, per mantenere il la comunicazione con i pazienti senza far loro correre il rischio di un trasferimento in ospedale. In tal senso viaggiano le parole del professor Salvatore Di Somma: «Nella fase iniziale della pandemia bisognava ridurre gli afflussi inappropriati al pronto soccorso. Mettere in sicurezza i pazienti positivi al Covid ed evitare il contagio dei negativi, specie se affetti da una condizione cronica e da fragilità che ne avrebbero peggiorato le condizioni. Era necessario inoltre alleggerire il carico delle strutture ospedaliere, completamente assorbite dall'emergenza. Ecco, allora, i servizi di telemonitoraggio domiciliare».

Quindi il professore è entrato nello specifico: «Il progetto pilota che abbiamo messo in atto presso la Asl di Latina ha previsto la consegna di Kit a domicilio del paziente per la rilevazione di quattro parametri, da inviare due volte al giorno alla centrale operativa attiva h24. In caso di parametri alterati scattava un allarme che allertava il medico specialista in pneumologia e un relativo protocollo di assistenza».

Il sistema è durato sei mesi, prendendo in carica 780 pazienti tra cui 325 positivi al Covid con contestuali patologie, quali diabete e obesità. Solo 24 hanno avuto bisogno di cure urgenti, erogate tempestivamente che hanno evitato il ricovero in terapia intensiva. «È ormai chiaro che un intervento tempestivo nei soggetti Covid si traduce un un outcome migliore», sottolinea Di Somma. 

Sulla stessa lunghezza d'onda, il dottor Giorgio Casati, direttore Generale dell'Asl di Latina: «Il teleconsulto nei pazienti fragili può integrare l tessuto della medicina territoriale in un'ottica di innovazione per prevenire le complicanze di alterazioni delle condizioni dei pazienti. Il sistema ha il vantaggio della continuità e della possibilità di fornire un intervento personalizzato e rapido. Vorremmo inserire un sistema del genere per pazienti con scompenso cardiaco non solo per monitorare le condizioni in tempo reale, ma anche per fornire le informazioni su terapie e stili di vita, utili al controllo della malattia e della qualità dell'esistenza in un'ottica di medicina di iniziativa».

A chiudere la giornata, Maria Rosaria Di Somma, consigliere delegato Aisc: «Un modello di Home Care non deve essere pensato solo per le fasi emergenziali, ma inserito in un processo di gestione integrata e interdisciplinare.
Il mosaico è pronto per essere composto grazie a modelli scientifici e linee guida nazionali. Siamo pronti ad aprire un tavolo di confronto con gli organi decisori che tenga conto del paziente e lo metta al centro del sistema sanitario per usare al meglio le risorse del Recovery Fund e avere un risparmio di fondi pubblici». 

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