Covid, corsa per sviluppare i test molecolari rapidi: nuova arma per fermare l'epidemia

Covid, corsa per sviluppare i test molecolari rapidi: nuova arma per fermare l'epidemia
Covid, corsa per sviluppare i test molecolari rapidi: nuova arma per fermare l'epidemia
di Riccardo De Palo
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Sabato 22 Agosto 2020, 18:56 - Ultimo aggiornamento: 20:21

I test molecolari rapidi sono la nuova arma che potrebbe contenere i contagi da coronavirus, soprattutto in autunno e d’inverno, quando i sintomi tenderanno a confondersi con quelli dell’influenza, rendendo ancora più difficile un intervento tempestivo di contenimento. Soprattutto, potrebbero essere lo strumento migliore per permettere la riapertura delle scuole, il prossimo settembre, senza rischiare la crescita di casi a ritmo esponenziale.

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Il problema, però, è che questi test sono ritenuti ancora poco affidabili; ma molte aziende stanno sviluppando nuovi sistemi ad alta tecnologia, che potrebbero raggiungere il risultatato sperato. Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo, che potrebbe salvare molte vite umane e circoscrivere i focolai. Secondo Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, «scoprire con i test  rapidi che ci sono persone con alta carica virale è un atto di sanità pubblica veramente rilevante; il  test antigienico dà risposte in 30 minuti ed è altamente attendibile. Sarebbe assolutamente utile poter usare questo tampone rapido nei pronto soccorso, nelle scuole, nella grande distribuzione, lì dove c'è grande affluenza».

Anche Jeff Huber, vice capo della compagnia di diagnostica tumorale Grali, tra i promotori di un concorso (con 5 milioni di dollari come premio) per la messa a punto di un test rapido per il coronavirus, spera che si possa procedere presto a uno screening veloce di questo tipo. «Ciò che rende il Covid-19 così problematico - dice Huber - sono due fattori: il contagio da asintomatici e pre-sintomatici, unito alla presenza di persone supercontagiose, per qualche ragione misteriosa, che portano a un grandissimo numero di nuove persone infette».

Il sito di news "Axios” riporta alcuni progetti in corso negli Stati Uniti. Il ricercatore dell’Università dell’Illinois Martin Burke ha messo a punto un test rapido che si effettua con un campione di saliva, e che ha ricevuto l’autorizzazione dalla FDA, l’organismo che si occupa della supervisione dei farmaci e dei trattamenti sanitari in America. Un simile strumento di diagnosi, creato dall’Università di Yale, è stato approvato e viene attualmente testato sui campioni di basket della NBA: i risultati arrivano nel giro di poche ore, a un costo molto modesto: dieci dollari per ogni test effettuato. 

Ci sono però sistemi ancora più rapidi. La compagnia Mammoth Biosciences ha ricevuto il sostegno della National Institutes of Health per testare un sistema su base genetica - si tratta della tecnologia “CRISPR” che consente di tagliare specifici segmenti di Dna  -  e che dà un responso dopo soli 20 minuti. 

Ma ci sono progetti ancora più ambiziosi. All’Università di Princeton è stato sviluppato un sistema basato sull’intelligenza artificiale, che sarebbe utilizzabile tramite un comune smartwatch. «Non servono tamponi nasali o strumenti del genere - dice Greg Nicola, della NeuTigers - basta un device con un sensore».

La velocità, in questo campo, è tutto. Secondo alcuni modelli matematici, se nel 2014, durante l’epidemia di ebola in Africa, il 60 % dei nuovi casi fosse stato diagnosticato a un solo giorno dall’infezione, i contagi si sarebbero esauriti immediatamente. Se ci fosse altrettanta rapidità nell'individuare i contagi da Sars-Cov-2, la pandemia forse potrebbe essere fermata.

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