Covid, rischio più malati di Alzheimer: ecco perché il degrado del sistema nervoso accelera

Covid, paura Alzheimer: il degrado del sistema nervoso accelera, più malati nel lungo periodo
Covid, paura Alzheimer: il degrado del sistema nervoso accelera, più malati nel lungo periodo
di Michela Allegri
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Martedì 8 Giugno 2021, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 12:16

Una delle conseguenze dannose e a lungo termine del Covid inizia a preoccupare gli scienziati: il virus è in grado di attaccare il sistema nervoso centrale, accelerando il declino cognitivo nelle persone più fragili e predisposte. Secondo gli esperti la conseguenza potrebbe essere un’ondata, in futuro, di casi di Alzheimer e altre forme di demenza. Decine di studi internazionali hanno ormai dimostrato che il coronavirus è un patogeno respiratorio, in grado di provocare un’infezione capace di raggiungere - e devastare - diversi organi: oltre ai polmoni, sono a rischio anche il cuore, l’intestino, il fegato.

Un gruppo di ricerca tedesco ha studiato anche gli effetti della malattia sul sistema nervoso centrale. Il team è stato guidato dal Dipartimento di Neuropatologia dell’istituto Charité di Berlino. Dalla ricerca è emerso il virus è in grado di raggiungere il cervello, passando attraverso il nervo-bulbo olfattivo. Da qui alcune conseguenze immediate dell’infezione: la perdita di olfatto e gusto, la confusione che molti pazienti lamentano.

Ma ci sono anche altri sintomi neurologici e neuropsichiatrici molto vari che includono encefaliti, vertigini, disturbi del sonno, deficit cognitivi, delirio, allucinazioni e depressione.

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Dopo mesi di studio, gli scienziati sono arrivati a ipotizzare che le conseguenze neurologiche possano essere a lungo termine anche in chi ha sviluppato sintomi più lievi, magari anche senza ricovero in ospedale. Il rischio è che, a lungo andare, possa esserci un’ondata di casi di delirio cognitivo nei pazienti più predisposti a questo tipo di patologia. Da diverse ricerche è emerso che la presenza di alterazioni della barriera emato-encefalica - che protegge il cervello dal resto del corpo - potrebbero facilitare l’ingresso del virus. Secondo gli esperti, alcune malattie concomitanti, come disturbi cardiovascolari, obesità e malattie neurologiche preesistenti potrebbero aumentare la permeabilità della barriera.

 

Della correlazione tra Covid e distubi neurologici si era già occupato uno studio italiano, effettuato da un gruppo di neuropsichiatri e fisiologi guidati dal professor Luca Steardo, dell’università Giustino Fortunato di Benevento e dell’università Sapienza di Roma. Secondo i ricercatori il virus potrebbe anche aggravare la condizione di persone già affette da Alzheimer, epilessia, Parkinson. Il coronavirus potrebbe infatti penetrare nel sistema nervoso centrale creando una severa neuroinfiammazione in grado di causare o aggravare il decorso di malattie come Alzheimer, epilessia, Parkinson disturbi come psicosi, disturbi da stress post-traumatico, autismo e depressioni maggiori.
Per studiare gli effetti del virus sul sistema nervoso centrale, è stato istituito un consorzio multidisciplinare internazionale guidato dall’Organizzazione mondiale della sanità, che comprende anche l’Associazione Alzheimer e i rappresentanti di oltre 30 Paesi.

 

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