Coronavirus, latitudine, smog e temperatura: perché Milano è simile a Wuhan

Coronavirus, latitudine, smog e temperatura: perché Milano è simile a Wuhan
Coronavirus, latitudine, smog e temperatura: perché Milano è simile a Wuhan
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 18 Marzo 2020, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 08:36

Ci sarebbe l'inquinamento dietro la maggior diffusione del Coronavirus tra la popolazione del Nord Italia. A sostenerlo, in uno studio pubblicato ieri, sono i ricercatori della Società italiana di medicina ambientale (Sima) che insieme a quelli delle Università di Bari e di Bologna avrebbero stabilito una correlazione diretta tra l'eccesso di polveri sottili Pm10 e la circolazione del Covid-19, in particolare nella zona della Pianura Padana.

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NEGLI USA
Un altro studio pubblicato pochi giorni fa dall'Università del Maryland mette invece in collegamento Milano e Wuhan per alcune similitudini: la latitudine, la temperatura e l'umidità. Caratteristiche che sono state riscontrate anche in altri centri urbani colpiti dal virus (Seoul e Teheran) situati nella stessa fascia climatica della città lombarda.

Secondo gli scienziati italiani che hanno incrociato i dati pubblicati sui siti delle Arpa, le Agenzie regionali per la protezione ambientale, con quelli sui casi ufficiali di contagio della Protezione Civile, in realtà si tratterebbe di un'evidenza scientifica già assodata.

Come spiegano all'inizio del paper infatti, «è noto che il particolato atmosferico funziona da carrier, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus». Questi si attaccano alle particelle inquinanti con un processo di coagulazione e restano attivi nell'atmosfera, spostandosi, anche per ore o giorni. Una dinamica che si sarebbe già verificata nel 2010 con l'influenza aviaria che poteva «essere veicolata attraverso tempeste asiatiche» e pochi mesi fa in Cina, nella città di Lanzhou, dove l'inquinamento è stato «uno dei maggiori fattori di diffusione del morbillo». Una relazione simile quindi si sarebbe innescata in Pianura Padana tra il 10 e il 29 febbraio, periodo di rilevazione delle centraline Arpa preso come riferimento dai ricercatori. Lì, in 20 giorni, da un lato si è registrato un superamento dei limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 e dall'altro un'impennata della curva dei contagi.



L'INCUBAZIONE
In particolare, spiegano gli studiosi, per il paper sono stati utilizzati i dati della Protezione Civile «aggiornati al 3 marzo» perché tengono in considerazione «un ritardo temporale intermedio di 14 giorni» che è approssimativamente pari al tempo di incubazione del virus. In pratica, si legge, le Pm10 avrebbero «esercitato un'azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell'epidemia in Pianura Padana». Azione che invece «non si è osservata in altre zone d'Italia che presentavano casi di contagi nello stesso periodo». A tal proposito gli studiosi definiscono «emblematico» il caso di Roma «in cui la presenza di contagi era manifesta» negli stessi giorni senza però innescare un fenomeno «così virulento».

La situazione della Capitale quindi sarebbe potuta essere più complicata se il virus fosse sbarcato con la stessa forza a gennaio, quando Roma ha fatto i conti con concentrazioni di smog fuori dalla norma. In tal senso il blocco di molte attività economiche dettato dalla quarantena potrebbe risultare benefico oltre le aspettative nel ridurre la diffusione del virus.

L'ARIA PULITA
Nei prossimi giorni infatti, secondo Emanuele Massetti, ricercatore della Georgia Tech University che si occupa degli effetti sull'economia del cambiamento climatico: «Nel Nord Italia sperimenteranno l'aria più pulita di sempre». In ogni caso, con il giudizio sospeso in attesa di ulteriori conferme dai dati raccolti dal 24 febbraio al 15 marzo, ad essere certo è che «l'attuale distanza considerata di sicurezza potrebbe non essere sufficiente» ha spiegato il presidente della Sima Alessandro Miani. Allo stesso modo, in stand-by, resta anche la questione clima.

Non ci sono evidenze scientifiche che in Italia il Coronavirus si sia diffuso più velocemente nelle aree con un'umidità relativa elevata né che l'arrivo della Primavera lo frenerà.
 

 
 

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