In alcune regioni, come nel Lazio, i cittadini possono scegliere quale vaccino farsi somministrare. In altre, come l’Emilia-Romagna e la Lombardia, la decisione viene presa direttamente dalle aziende sanitarie locali. Ma cosa è meglio? Secondo l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, la scelta del vaccino dovrebbe spettare ai medici e dovrebbe essere fatta dopo un’accurata anamnesi del paziente.
«Sono sempre stato nemico della possibilità che le persone possano scegliersi il vaccino anti-Covid, perché il vaccino è una scelta che spetta al medico, l’unica persona in grado di decidere dopo l’anamnesi della persona il vaccino più indicato - ha detto lo specialista - Posso esserci diversi fattori, una malattia preesistente, o l’assunzione di farmaci, che possono incidere e solo il medico è in grado di dare una risposta, non certo il cittadino che magari ha letto su “dottor Google” o sui social qualche informazione non verificata». Diversa invece l’opinione del farmacologo Silvio Garattini che, parlando del mix di farmaci per gli under 60 che hanno ricevuto solo la prima dose di AstraZeneca, ha suggerito per il richiamo di essere «pragmatici e lasciare ai cittadini la scelta della dose, per aumentare la copertura vaccinale».
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Ma come funziona attualmente in Italia? In Lombardia è possibile scegliere il luogo e la data del vaccino, ma non il tipo di farmaco. In Campania viene invece tutto deciso dall’azienda sanitaria: la data dell’appuntamento e il luogo vengono comunicati dalla Regione, e non si può conoscere in anticipo il tipo di vaccino che verrà somministrato. Nel Lazio la situazione è diversa: è possibile selezionare il centro vaccinale preferito sapendo in anticipo sia la data che il tipo di farmaco utilizzato, e questo consente una grande libertà di scelta. L’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato sul punto ha dichiarato che «la trasparenza è un’arma fondamentale nella campagna vaccinale.
La libertà di scelta, con la possibilità di programmare gli appuntamenti, ha causato qualche rallentamento nella campagna vaccinale e, soprattutto, la corsa alla ricerca di dosi di Pfizer e la mancanza di persone disposte a fare il vaccino AstraZeneca. Da qui la decisione di organizzare gli open day, fino alla sospensione delle somministrazioni per i cittadini che hanno meno di 60 anni, secondo le raccomandazioni dell’Aifa.